Pedofilo, orco, predatore seriale: ecco una versione dei fatti. Intellettuale sulfureo, pigmalione carismatico, libertino spassionato: eccone un'altra. Il caso di Gabriel Matzneff, raffinato scrittore francese da sempre innamorato di ragazze e ragazzini, e a lungo praticante, per sua ammissione, felici scostumatezze (ora abbandonate per limiti d'età), è di quelli che offrono materia abbondante all'antica querelle su arte e moralità. Solo che adesso l'affaire è anche giudiziario, editoriale, mediatico.
Fino a ieri nel pantheon delle lettere francesi, con eleganti opere di narrativa, saggistica e poesia pubblicate dai più belli tra gli editori parigini, Gallimard e La Table Ronde, già firma di fogli come Combat e Le Monde, Gabriel Matzneff, 84 anni, è oggi un altro uomo. Da eccentrico frequentatore di giovanissimi amanti, che si dava di gomito con la migliore intellighenzia europea, è diventato, travolto dal #MeToo, un pedocriminale: messo alla gogna in attesa di processo, censurato, additato come un paria.
Figlio di russi bianchi, francese in virtù dello ius solis ma non dello ius sanguinis - un francese dubbio, come dice lui - noncurante bohémien, dandy di rigorosa religione ortodossa e amante dell'Italia, dove si è ritirato travolto dallo scandalo, Matzneff è dal gennaio 2020 indagato dalla Procura di Parigi per stupro di minori di 15 anni. L'inchiesta è nata quando contro di lui sono state mosse accuse di violenza sessuale e di plagio dalla scrittrice francese Vanessa Springora. Quando non aveva ancora 15 anni ebbe con lo scrittore, allora cinquantenne, una appassionata relazione, e 34 anni dopo, a dicembre 2019, ha pubblicato il suo personalissimo j'accuse: il romanzo autobiografico Le Consentement, uscito da Grasset, un bestseller in Francia da 135mila copie, tradotto in Italia come Il consenso da La nave di Teseo. Qui Vanessa, che all'epoca visse la storia d'amore sotto gli occhi indifferenti o compiacenti del mondo letterario francese e della madre in primis (come spesso accade), svela al grande pubblico le inclinazioni pedofile e la dissolutezza sessuale di Matzneff con bambini e adolescenti di entrambi i sessi. Da lì - senza alcun processo - il vecchio amante è stato dato in pasto alla belve: le sue case sono state perquisite, i suoi diari, computer e appunti sequestrati, gli amici dileguati, gli editori hanno ritirato i suoi libri dal mercato, sui muri di Parigi sono apparsi manifesti di odio, e la Rete lo ha linciato e condannato - persino - a morte.
Alle accuse Matzneff un paio di mesi fa ha risposto con il pamphlet Vanessavirus, rifiutato da tutti e alla fine stampato in proprio. «In genere sono i giovani sconosciuti che pubblicano il loro primo libro a spese dell'autore - ironizza Matzneff nell'ultima pagina -. Invece, tra i vecchi scrittori famosi che pubblicano il loro ultimo libro, essere ridotti a samizdat è più raro. Amaro e aristocratico privilegio del paria». Oggi Vanessavirus esce in Italia, in anteprima mondiale. Lo pubblica l'editore Liberilibri di Macerata, tradotto addirittura da Giuliano Ferrara, che di Matzneff è amico da tempo. «Indicato da Vanessa come suo carnefice, Matzneff si ritrova ad essere a sua volta vittima del neo-moralismo di una cancel culture dagli effetti liberticidi - scrive in una nota l'editore Aldo Canovari - e così è diventato un autore proibito da mettere all'indice».
Eccolo il pamphlet. Incipit: «Sono sopravvissuto al Coronavirus. Non sopravviverò al Vanessavirus. Siamo nel 2020. Ho 84 anni, ho un cancro (il cancro degli anziani, il meno poetico, non insistiamo), le mie carotidi s'intasano, le mie vecchie vertebre di vecchio cavaliere suonano come nacchere, non ne ho più per molto».
Vanessavirus, cento pagine, capitoli brevi e scrittura felice, non è una replica al libro dell'ex amante e amatissima Vanessa. Matzneff non lo ha neppure letto, sa per sommi capi il contenuto. Vanessavirus è due cose. Da una parte, per l'autore, un ultimo atto d'amore verso la ragazzina di un tempo e insieme la memoria di una storia di sentimenti - non si parla mai di sesso - narrata senza morbosità ma con rimpianto («La sola vera sofferenza è il rinnegamento di Vanessa, il pugnale che 34 anni dopo questa donna di cui fui, nella sua adolescenza, il primo amore, che visse con me il parossismo della passione, mi conficcò nel cuore»), un amore cui per altro negli anni Matzneff ha dedicato, con nomi e cognomi, romanzi e diari.
Dall'altro è il proprio resoconto dei fatti e la relazione - inquietante, quale che sia il giudizio morale su Matzneff - della caccia all'uomo («La storia di un assassinio») scatenatagli contro dai salotti culturali, i social network, le redazioni dei giornali, la case editrici... E siamo nella civilissima Francia di oggi.
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