Così Shrek ha rivoluzionato la favola Disney

Shrek è un film d'animazione del 2001 che ha rappresentato una risposta rivoluzionaria alla fiaba classica Disney e al concetto di "film per famiglie"

Così Shrek ha rivoluzionato la favola Disney

Shrek è il film d'animazione del 2001 che andrà in onda questa sera alle 21.20 su Italia 1. La pellicola, diretta da Andrew Adamson e Vicky Jenson, fece molto parlare di sé all'uscita in sala per il suo essere un prodotto rivoluzionario, che andava a minare il predominio della Disney per quel che riguardava il cinema d'animazione.

Shrek, la trama

Shrek è un orco che vive in una palude e che non aspira ad altro se non ad essere lasciato in pace dai suoi vicini e passare la vita a non fare niente nel suo appezzamento di terra. Peccato che la sua serenità venga disturbata dall'arrivo di un asino parlante, Ciuchino (doppiato in originale da Eddie Murphy), e da una sfilza di personaggi appartenenti al mondo delle fiabe che il temibile Lord Farquaad sta scacciando dalle sue terre. A questo punto per l'orco non rimane altro che andare alla ricerca di Lord Farquaad per cercare di risolvere la sovrappopolazione della sua palude. Il nobiluomo accetta la richiesta di Shrek, a patto però che l'orco parta per una missione pericolosa, volta a salvare la principessa Fiona (Cameron Diaz), che vive in un castello sorvegliato da un drago.

Come Shrek ha rivoluzionato il mondo dell'animazione

Quando Shrek è arrivato in sala, il mondo del cinema d'animazione era dominato dalle produzioni Disney, che ormai avevano trovato una formula vincente per portare sul grande schermo i grandi classici della letteratura e delle fiabe europee. Con la formula del musical - come si può vedere in film come La sirenetta, La bella e la bestia, o Hercules - la Disney aveva creato un vero e proprio standard, un'asticella di qualità che gli altri studi di produzione cercarono di raggiungere, con risultati non sempre soddisfacenti.

Jeffrey Katzenberg, che aveva lavorato alla Disney dalla quale era stato poi licenziato, diventò il capo della DreamWorks Animation e si decise a realizzare film d'animazione che non fossero destinati solo a un pubblico di bambini, ma che potessero irretire anche gli adulti. Un'ambizione narrativa che trovò una prima valvola di sfogo con Il principe d'Egitto, pellicola animata che ripercorreva il percorso di Mosé. Tuttavia, già durante la lavorazione di questo film, come si legge sul New York Post, la Dreamworks era a lavoro su una pellicola a basso costo, che veniva considerata una sorta di "figliastro", che sembrava destinata a non vedere mai la luce. Un animatore della DreamWorks parlò di Shrek in questi termini:"È la storia dell'uomo più brutto del mondo che incontra la donna più brutta del mondo e i due finiscono insieme a fare i figli più brutti di sempre".

Tuttavia, con il passare del tempo, apparve evidente che Shrek fosse una pellicola innovativa e divertente, che era destinata soprattutto a un pubblico adulto. Una pellicola, cioè, pensata per andare a scardinare e a "deridere" quelle che erano le caratteristiche di base dei film Disney a cui il pubblico era ormai abituato. Un intento parodistico che in Shrek si può vedere sin dalle prime battute, quando lo spettatore viene portato dentro la narrazione attraverso un libro di fiabe. Uno stereotipo visivo che fa pensare agli incipit di film classici come Cenerentola o La bella addormentata, che iniziavano sempre con un vecchio tomo di favole che si apriva sulla scritta C'era una volta. Solo che, in Shrek, l'orco usa lo stesso libro - alla fine del film - per pulirsi, come se fosse carta straccia. Né è più lusinghiero il ritratto della città di Lord Farquaad che appare chiaramente come una presa in giro dei parchi a tema Disney e tutto il loro merchandising.

Molto più vicino al pubblico de I Simpson che a quello di film come Peter Pan o Mulan, Shrek è condito da battute pensate per gli adulti, che fanno largo uso di allusioni volgari e scherzi ambigui: elementi che difficilmente si trovavano nei film dell'epoca pre-Shrek. Questo perché la Disney è sempre stata un'azienda orientata a un pubblico di famiglie con bambini piccoli e, perciò, ancorata a una certa reputazione che le impediva di usare lo stesso tipo di linguaggio che si mostra in Shrek. Ma la rivoluzione di questo film d'animazione passa anche attraverso la storia che sceglie di raccontare. Shrek mette da parte gli aitanti principi azzurri sui loro cavalli bianchi e mette al centro della narrazione un orco, un personaggio esteticamente ripugnante, diverso da tutti gli altri. Shrek è la storia di un ultimo che diventa eroe, senza tuttavia doversi mai abbassare al concetto che hanno gli altri di eroismo o di bellezza.

Ed è più o meno la stessa sorte che tocca alla principessa Fiona: se Biancaneve, ad esempio, cantava agli uccellini con la sua voce soave, Fiona è un personaggio che canta con note così acute da far esplodere la testa a un uccellino, in una scena quasi splatter che, già da sola, basterebbe a comprendere perché un film come Shrek abbia scardinato il concetto di fiaba classica della Disney e abbia inventato un nuovo modo di raccontare il vero amore.

Inoltre Fiona non segue affatto un percorso narrativo canonico: il suo lieto fine è, soprattutto, un lieto fine che si basa sull'accettazione di sé, sull'accettarsi pur coi propri difetti. Non più, dunque, una donna perfetta e angelica: ma un personaggio molto più vero, per il quale il pubblico è impazzito, finendo col far sì che Shrek fosse un enorme successo al botteghino.

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