Da Ragusa, proprio così, sin dalla Sicilia orientale sono arrivati laltro giorno a Novellara, a due passi da Reggio Emilia, per celebrare i Nomadi a casa loro. Appuntamento tradizionale, ormai, in memoria di Augusto Daolio, uno dei simboli della musica dautore italiana che se ne è andato proprio ventanni fa. E alla fine erano quasi diecimila, tutti fino a sera con il fiato sospeso perché, tanto che si celebrava il passato, cera anche lincognita del futuro. Il nuovo cantante. Il terzo della storia di questa band. Eccolo. Qualche mese fa Danilo Sacco ha annunciato che basta, la sua strada da nomade era terminata senza rimpianti e recriminazioni, con naturalezza. «Nessuno lo ha mandato via» ha spiegato più volte Beppe Carletti, laltro fondatore. E lo ha ripetuto anche sabato sul palco del concertone mentre presentava Cristiano Turato, 38 anni, emozionatissimo, voce potente e ben colorata, nomade nelle spirito prima di diventarlo di fatto perché cantava negli Oradaria e nei Madeleine. Con la sua tshirt nera e un taglio di capelli assai rock (quasi una cresta) ha fatto la prova del nove, iniziando a giocarsi quella che è loccasione della vita: «È come sposarsi una seconda volta. Cè tutto da fare e tutto da costruire». È stato selezionato nel corso dei provini che i Nomadi hanno messo in piedi al Palabam di Mantova. E ha colpito la band per lo stesso motivo che laltra sera ha convinto il pubblico: è pieno di energia. E usa la voce rispettando una lezione che i Nomadi insegnano da quasi mezzo secolo: il pubblico innanzitutto. In mezzo secolo, questi musicisti che se non altro per Io vagabondo o Gli aironi neri si piazzano nellenciclopedia della musica italiana, non hanno mai vissuto di rendita e sono probabilmente il gruppo che fa più concerti ogni anno. Ovunque. Uno dei pregi di Beppe Carletti è che non si fa nessun problema a esibirsi davanti a poche centinaia di persone o a molte migliaia, alla festa della Pro Loco oppure al Concertone del Primo Maggio a Roma. Pensate che ci sono famiglie che organizzano le ferie (in pieno stile anglosassone) seguendo in camper i tour estivi della band. In fondo, Beppe Carletti ha debuttato nei primi anni Sessanta suonando nelle balere emiliane, unautentica palestra per chiunque volesse fare il musicista. Tre, massimo quattro canzoni e poi stop.
Il tempo di lasciar riposare il pubblico al bar e via di nuovo con la musica fino a notte fondissima. Una gavetta che frutta tuttora. E che magari, sia mai che succeda, dovrebbe essere presa desempio dai tanti giovani che dopo dieci concerti hanno già il fiatone e prenotano una beauty farm.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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