L'appuntamento era dopo le 19 su Raiuno. Immancabile, tutte le sere. Qualunque impegno sportivo, scolastico, con le amiche, non veniva neppure preso in considerazione. Perché prima di cena si tornava a casa per non perdersi neppure la mitica sigla iniziale di Happy Days. Chi era bambino o ragazzino negli anni '70-80 quei ricordi li ha stampati nella memoria. Quando Fonzie con il giubbotto di pelle nera, il suo «eeeehi» e il pollice alzato tramortiva le ragazze, incantava Richie, Potsie, Ralph e con un pugno faceva partire il jukebox. Quando si ammansiva con mamma Cunningham e si addolciva con «sottiletta» Joanie.
Fonzie-Henry Winkler, nonostante sia stato un mito, un compagno, un idolo per generazioni, non ha mai ricevuto un premio in tutta la sua carriera. Ma l'altra notte, alla veneranda età di 72 anni, è stato finalmente ricompensato. Anche se non per il ruolo che l'ha reso immortale. Né per le altre decine di serie e film in cui ha recitato. Agli Emmy Awards, gli Oscar della tv, si è aggiudicato la statuetta come miglior attore brillante non protagonista per Barry, una nuova serie comedy in cui l'attore interpreta il ruolo di Gene Cousineau e protagonista è il comico Bill Hader (anche lui vincitore agli Emmy). Lo show scritto da Alec Berg è una tragicommedia che racconta di un ex marine divenuto killer che, in preda a una sorta di crisi esistenziale, «inciampa» in una classe di recitazione presieduta da un ex uomo dello spettacolo di nome Gene Cousineau (Winkler, appunto) che interpreta il bizzarro maestro.
Non arrivato ancora in Italia, Barry è uno degli show più interessanti dell'anno negli Usa. «Ho solo trentasette secondi - ha detto l'indimenticabile attore quando è salito sul palco del Microsoft Theater di Los Angeles tra gli applausi scroscianti della platea - ma ho scritto questo discorso quarantatré anni fa (alla sua prima nomination agli Emmy)». «Skip Brittenham - ha scherzato - una volta mi disse se stai al tavolo abbastanza a lungo, saranno le fiches a venire da te e stasera ho sbancato. Ragazzi, ora potete andare a letto: papà ha vinto!». Poche frasi per un attore abituato a parlare poco e che, anzi, sulla sua difficoltà ad esprimersi ha costruito una carriera. Lui, ragazzo affetto da dislessia senza saperlo e con la ferma volontà di fare l'attore, riassumeva in un «eeeehi» lunghi discorsi che non riusciva ad imparare a memoria e a pronunciare. Lo ha raccontato lui stesso per aiutare i bambini dislessici, per i quali ha creato una serie di libri intitolata Hank Zipzer che poi è lui. «Quando ho cominciato a recitare in Happy Days (era il 1974) - ha spiegato al Times anni fa - la mia dislessia non era stata ancora diagnosticata, ma siccome imparare le battute era davvero difficile per me, riducevo interi paragrafi ad un unico suono: eeeehi, appunto. Del resto, non ho mai trovato semplice imparare i dialoghi di scena e l'ho sempre fatto molto lentamente, passando e ripassando sopra ad ogni singola frase. Ma avevo scoperto che mi era d'aiuto ridurre la lingua ad un unico suono e così è nato eeeehi, che ho poi imparato ad usare con diverse intonazioni, facendo in modo che indicasse tutta una serie di situazioni da ho fame a non immischiarti con me».
Winkler scoprì di essere dislessico a 31 anni, quando diagnosticarono l'identico disturbo di apprendimento al figliastro Jed. «Per me andare a scuola - ha raccontato - era come scalare l'Everest senza vestiti e non avevo assolutamente fiducia in me, perché tutti mi dicevano che ero pigro, svogliato, stupido e non all'altezza delle mie potenzialità.
È stato davvero molto arduo mettere d'accordo quello che la gente diceva di me con i sentimenti che avevo dentro e che provavo». E provò grande rabbia quando seppe la verità, pensando a quanti brutti momenti e frustrazioni si sarebbe risparmiato se solo avesse saputo. Beh, a 72 anni, è stato ricompensato anche per questo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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