Cultura e Spettacoli

Ema Stokholma: "Mia madre un mostro, a 15 anni sono scappata da casa"

Ema Stokholma racconta l'infanzia con una madre violenta e invita tutti a prestare maggiore attenzione nei confronti dei bambini, anche a costo di "sbirciare tra le tende dei nostri vicini"

Ema Stokholma: "Mia madre un mostro, a 15 anni sono scappata da casa"

Ha taciuto per 36 anni sugli abusi e le violenze subite dalla madre quando era piccolissima, poi Ema Stokholma ha deciso di raccontare la sua storia con un libro che ha iniziato a scrivere dopo “un caso di cronaca, di un bambino a Napoli morto in casa, ucciso dalle botte”.

Raggiunta dai microfoni de I Lunatici, La dj e conduttrice, volto dell’ultimo Festival di Sanremo 2020, ha spiegato come sia nata l’esigenza di rendere pubblica la sua storia e sottolineato che “bisogna capire di più cosa succede ai nostri bambini” perché quando un piccolo “muore in casa, non è la prima volta che le prende. Bisogna sbirciare tra le tende dei nostri vicini” per comprendere ed, eventualmente, aiutare.

Io avevo bisogno di essere aiutata. Mia madre, a sua volta, aveva bisogno di aiuto. Così ho iniziato a scrivere. Per spezzare questo tabù – ha raccontato la Stokholma - . Per aprire gli occhi della gente. Io non ho usato il libro come una terapia, terapia la faccio già a parte. Ho iniziato a stare meglio non quando l'ho scritto, ma quando altri hanno iniziato a leggerlo. È come se fosse andata via una parte di rabbia. All'improvviso mi sono sentita compresa. Calma. Non dovevo più lottare da sola".

Ed Ema ha lottato e ha provato a difendersi sin da piccolissima dal “mostro”, sua madre. “Quando ho iniziato a pensare che mia madre fosse un mostro? Non lo ricordo. L'ho pensato da sempre – ha ammesso –. È come se fossi nata con questa consapevolezza”.

Ricordo benissimo quando invece a quindici anni ho promesso a me stessa che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui avrei preso le botte. Ho preso e son partita. Avevo 15 anni. Sono scappata. Me ne sono andata. Istinto di sopravvivenza – ha continuato a raccontare, ammettendo di essersi sentita in colpa con il fratello per quella fuga - .Verso mia madre non ho mai avuto sensi di colpa. Verso mio fratello sì. Quando sono andata via di casa l'ho lasciato lì. Mi sono sentita in colpa per averlo abbandonato. Ci ho dovuto lavorare molto. Oggi siamo legatissimi”.

Consapevole fin da piccola di non avere colpe per quella situazione familiare violenta, Ema Stokholma non ha mai perdonato la madre. “Io non sono cattolica, quindi per me il perdono non è una cosa obbligatoria. La comprensione e l'empatia per me sono obbligatorie – ha chiarito - . Provo empatia verso questa persona che mi ha fatto del male che però a sua volta ha sofferto. Io non ho ricevuto nessun aiuto ma neanche lei”. “Non la perdono perché alcune cose me le ricorderò per sempre – ha continuato a dire - . Non dobbiamo per forza fare i finti buonisti. I sentimenti negativi sono comunque sentimenti importanti. Però bisogna provare empatia.

Sempre mettersi nei panni dell'altra persona”.

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