È diventata famosa per la sua allegria, ma anche per quella sua passione (che le ha stravolto la vita) per i "cioccolatini", così lei chiama i ragazzi di colore che le fanno battere il cuore. Lei è Erminia Kobau. A "scoprirla" sono state “Le Iene” che, per la prima volta, l’hanno portata in Africa, e con quel viaggio le hanno cambiato la vita. Poi è approdata negli studi di Barbara d'Urso e da lì ha iniziato a divertire il pubbico con la sua "passione".
Ma a raccontarci tutto questo è proprio lei che abbiamo incontrato in occasione dell'uscita del suo disco "multietnico".
Come ci è arrivata alla tv?
“Grazie alle ‘Iene’. Una persona mi ha segnalato perché stavano cercando ‘un’attempata’ sessantenne per fare un servizio in Africa per cui mi hanno chiamato. Sono stata molto lusingata, ho fatto il casting anche se pensavo che non mi avrebbero mai preso”
E invece…
“Dopo una decina di giorni, mi hanno chiamato. Con me c’era anche una mia amica, mi hanno detto che ero stata presa. Ho ringraziato ma appena ho messo giù il telefono, mi sono detta che non sarei mai andata. Avevo un’idea sbagliata dell’Africa, mi spaventava fare le vaccinazioni, io sono una grande igienista, avevo il terrore, mangio solo alcune cose, insomma ho un po’ di paranoie. Questa mia amica, invece, che aveva viaggiato tanto perché suo padre era un alto dirigente d’azienda, ha insistito e alla fine mi ha convinto”.
Appena è arrivata lì cosa è successo?
“Mi sono innamorata del posto. È stata un’esperienza bellissima. Ero insieme a questo giornalista delle ‘Iene’, una persona squisita, intelligente che mi è stato sempre vicino. Ho avuto proprio il ‘mal d’Africa’, quello è l’unico posto in cui vivrei. A Milano non riesco ma a dormire, lì invece riuscivo tutta la notte senza mai svegliarmi. Eravamo in questo bellissimo residence a Malindi, mi alzavo la mattina alle 5,30, mi infilavo un copricostume e andavo in spiaggia a guardare i pescatori. Mentre qui in Italia pensi tutto il giorno, lì non pensavi a niente avevi proprio la pace dentro”.
È stato lì che poi ha poi conosciuto Mario, il suo primo fidanzato?
“Sì, ho conosciuto questo ragazzo per cui ho pensato anche di andare ad abitare lì. Ma non basta un’avventura, devi avere qualcuno fisso per andare ad abitarci”.
Ma lei si è proprio fidanzata con lui?
“No, diciamo che c’era una conoscenza in atto”.
Poi cosa è successo?
“Dovevo per forza tornare in Italia perché avevo delle situazioni da sistemare. Quando le ho risolte volevo tornare in Africa, ma purtroppo le cose non sono andate come dovevano”.
Cosa è successo?
“Ho avuto una grande delusione, non era la persona che pensavo, sono rimasta tanto delusa, per cui ho deciso di rimanere in Italia”.
Ma comunque questo ragazzo le piaceva…
“Sì, quella è un’altra dimensione, è un Paese diverso, c’è la magia, il sole e poi devo dire che questi ragazzi sono molto gentili e dolci. La gente è portata a pensare che una donna di una certa età vada lì per cercare sesso, ma una donna intelligente non ha bisogno di andare in Africa per trovarlo. Questi però sono dei ragazzi meravigliosi, che ti fanno vivere un sogno. Per fare un esempio io giravo con un ’Tuk Tuk’ una specie di Ape simile a quelle che ci sono ad Ischia, ad un certo punto ho detto: ‘Fa caldissimo’. Lui ha fatto fermare il mezzo per far abbassare la capote. Sono pieni di tutte queste attenzioni, gentilezze di cui un italiano difficilmente sarebbe capace. Se fossi andata con mio marito mi avrebbe detto: ‘Ma non rompere siamo in Africa certo che fa caldo’”.
Lei in Italia era sposata?
“Sì, mi sono sposata giovanissima con un industriale da cui ho divorziato dopo venti anni. Ho un figlio di 31 anni”.
Cosa ne pensa suo figlio di questa sua “nuova vita”?
“Non parlo quasi mai di lui perché è una persona completamente diversa da me, un po’ radical chic, però abbiamo un lato uguale del carattere, come me lui non giudica mai. Io ho avuto per tutta la vita mia mamma che mi ha sempre giudicato. Quando uscivo di casa mi diceva: ‘Ma è già Carnevale?’. Ho avuto un sacco di restrizioni e non sono mai stata accettata proprio per questo mio essere sopra le righe, perché rido, perché ho questa faccia e mi vesto e mi pettino così”.
Forse in questo periodo si è presa qualche rivincita...
“La mia non è stata una vita facile. Fino al 2016 ho lavorato, poi mio figlio ha avuto un incidente sul lavoro ed è quasi morto. L’ho visto portare via con l’elicottero. Così ho dovuto chiudere la mia azienda. Poi anche io sono quasi morta e mi hanno ripreso per i capelli. Insomma, non è stata una vita semplice. Ma ora dico che non mi sono mai divertita così tanto in vita mia. Non finirò mai di ringraziare Barbara d’Urso che mi sta permettendo di fare tutto questo”.
Ora è diventata abbastanza famosa per la storia dei "cioccolatini", ma le sono sempre piaciuti gli uomini di colore oppure lo hai scoperto durante il suo viaggio in Africa?
"L'ho scoperto in Africa, anche perché un po' per cultura quando vedi una persona di colore ti immagini chissà che cosa, invece ora quando vedo una persona di colore mi batte proprio il cuore. Forse perché lì siamo andati anche in un orfanotrofio dove c'erano di bambini malati di AIDS ed è stata un'esperienza meravigliosa. Mi ricordo che quando siamo arrivati erano tutti schierati sotto questa tettoia ci hanno accolto ballando e cantando. Ho preso in braccio una bambina con cui c'è stato amore a prima vista. È stata veramente una cosa stupenda. È tutta un'altra vita. Lì non c'è bisogno di niente, bastano un paio di ciabatte un copricostume e due vestiti”.
Ma è vero che ha anche fatto una canzone?
“Sì, ho questo amico che sia chiama Gianluca Pannullo che aveva già registrato una canzone che si chiamava "Bello Bello Bello". Ogni tanto noi ci vedevamo e una sera mentre parlavamo gli ho detto per scherzare che sarebbe stato bello fare una canzone in stile africano. Lui ha preso la palla al balzo e con i suoi collaboratori ha scritto questa canzone”.
Una canzone che parla di...?
“Una canzone multietnica che parla dei 'cioccolatini' e di una donna che li ama”.
Pensa di innamorarsi nuovamente nella vita?
"Non lo so, adesso mi hanno regalato un cagnolino, mi ricordo che sono andato a prenderlo con una mia amica e le ho detto: 'No ma io il cane non lo voglio, poi non ci vado d'accordo, poi è un maschio io ho avuto sempre e femmine. Poi ho il cuore di pietra non so più voler bene a nessuno'. Quando però l'ho preso in braccio ho pianto. Lì ho capito che un cuore ancora ce lo avevo, che riuscivo ancora ad emozionarmi. Anche perché io sono molto guardinga e sospettosa. Sono una persona che nella vita di tutti i giorni guarda molto ed osserva più che parlare. Poi certo sono una caciarona, quando c'è da farlo, ma anche se non sembra sono timida.
Ho passato tutta l'infanzia da sola, anche adesso sono sola, quindi sono un tipo che osserva e guarda. Devo dire che pensavo di non avercelo più il cuore, però quando ho visto questo cagnolino di 700 grammi che mi hanno messo in braccio, mi è venuto da piangere e ho detto ma allora ci sono ancora”.
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