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"Eternals", la svolta seriosa della Marvel non convince

Opera corale che sposa lo stile dei film “DC”, ha una regia autoriale e si gioca più sui dialoghi che sull’azione ma risulta, nel complesso, se non sconclusionata, decisamente poco a fuoco

"Eternals", la svolta seriosa della Marvel non convince

“Eternals”, l’atteso nuovo capitolo dell’Universo Cinematografico Marvel, nonché terza pellicola della cosiddetta fase quattro e ventiseiesimo cinecomic dei Marvel Studios, esce oggi al cinema.

Con la volontà di deviare dalle formule standard dei propri film, la Marvel mette in scena le gesta degli Eterni, un gruppo di eroi immortali nati nel 1976 dalla fervida mente di Jack Kirby.

La svolta stilistica è evidente così come il cambio di prospettiva. Si va, per taglio e toni, in direzione degli stilemi da classico film DC, senza però riuscire ad emularne l’autorevolezza. Non basta mettere alla regia una cineasta indipendente e fresca di Oscar (per “Nomadland”) come Chloe Zhao per regalare pathos. La patina autoriale c’è, il tocco della regista si vede nella fotografia, nei campi lunghi, nel sapore quasi pittorico di una certa estetica e anche nella valorizzazione delle dinamiche personali tra i tanti personaggi. A risentirne, però, in questo modo, sono il ritmo e un’azione che diventa quasi insignificante, fatto salvo per il solito roboante finale fracassone.

Ci troviamo innanzi ad una mitologia nutrita, composta addirittura da dieci nuovi personaggi che sembrano prendersi molto sul serio senza per questo trasmettere autentica gravitas.

Veniamo alla trama.

Settemila anni or sono sulla Terra sono comparsi, provenienti dal pianeta Olimpia, gli Eterni, un gruppo di alieni immortali dai poteri semidivini. Creati dai Celestiali, ovvero da umanoidi di dimensioni cosmiche, sono stati inviati sulla Terra per proteggere il pianeta e i suoi abitanti dai Devianti, pericolosissimi predatori. Gli Eterni vegliano benevolmente sulla razza umana, fornendole di tanto in tanto conoscenze e innovazioni tecnologiche propedeutiche alla sua evoluzione, ma guardandosi bene dall’interferire nei conflitti e nelle scelte degli esseri umani.

Una volta sconfitti i Devianti, il gruppo di semi-divinità si è separato e ognuno degli Eterni si è mimetizzato tra le persone comuni, sebbene senza poter invecchiare o morire, in attesa di venire richiamato a casa dai propri padri Celestiali. L’improvvisa ricomparsa dei Devianti costringerà però i nostri a riunirsi nuovamente.

Una serie di flashback ambientati nelle diverse epoche spezza la narrazione degli eventi presenti. Un po’ per l’impatto con un cast stracolmo, un po’ per la continua alternanza di passato e presente, lo spettatore è inizialmente spaesato. C’è davvero tanto di tutto a livelli quasi parodistici: non basta infatti che i protagonisti appartengano a più etnie possibili, a questo giro si tirano fuori dal cilindro anche il primo supereroe gay e la prima eroina non udente. Da inno all’inclusività a delirio del politicamente corretto il passo ormai è breve, lo sappiamo.

In "Eternals" le dinamiche di squadra tra i personaggi e le caratterizzazioni sono ben costruite, c’è anche la giusta ambiguità in alcuni tale da permettere che il villain sia poco distinguibile. Il tipico umorismo Marvel è al minimo storico perché c’è da preservare la solennità di una mitologia divina millenaria, eppure si oscilla tra creature che ne ricordano altre dell’universo concorrente ma non ne hanno l’iconicità (Superman in primis) e altre che, ancorché splendide, sembrano cosplay piuttosto che dee millenarie (il riferimento è a Angelina Jolie e Salma Hayek).

Anche la computer grafica ha qualche inciampo e l’effetto complessivo è quello di una resa estetica datata (del resto ci sono perfino un paio di costumi che sembrano usciti da “Flash Gordon”).

“Eternals”, in definitiva, è un assemblaggio di eccellenze tecniche e artistiche che funziona sulla carta ma che, una volta su schermo, manca di cuore, ha durata e cupezza eccessive, troppe spiegazioni e assai meno carisma di quel che ci si aspetterebbe.

Due scene post-credit.

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