Cultura e Spettacoli

"Faccio solo video sui social? Sto muto ma...". Vacchi zittisce chi lo critica

Gianluca Vacchi si racconta durante la Ripartenza ideata da Nicola Porro a Miami

"Faccio solo video sui social? Sto muto ma...". Vacchi zittisce chi lo critica Esclusiva

Dai balletti alla villa milionaria. Dall'Italia a Miami. Gianluca Vacchi è tutto questo e forse anche qualcosa in più. Seguito da milioni di persone sui social, criticato da alcuni, invidiato da altri. Dalla Florida, ospite de La Ripartenza di Nicola Porro, parla di "libertà", di un diverso approccio alla pandemia e forse anche alla vita. Facile, direte, con villa e piscina nel luogo più esclusivo del mondo. Forse. Ma lui di chi lo critica se ne infischia.

Vacchi, ci dica: perché le piace così tanto Miami?
"Perché questa città non si è mai fermata. È attrattiva, libera, una città con il tasso di incremento immobiliare più alto nel mondo. Un luogo dove stanno confluendo moltissime persone facoltose americane, da New York, da San Francisco e dalla California: una città con un dinamismo incredibile".

Cosa è meglio e cosa peggio rispetto all'Italia?
"Sono italiano e vengo a Miami perché ho una compagna e futura moglie americana, come americana è mia figlia. Sono due posti dove mi sento a casa. Penso però che gli Usa siano più aperti dell'Italia al cambiamento".

In che senso?
"È una predisposizione che si vede in molti aspetti, soprattutto nella maniera di condurre una città o uno Stato intero come è la Florida"

Beh però è una città per ricchi...
"Non esattamente. È un posto dove si possono trovare opportunità per tutti, dove i mestieri sono ben retribuiti visto che attrae grandi capitali. Chi viene qui di solito approda con molto di denaro e lo vuole far circolare. È questo a creare benessere per la collettività".

Lei è famoso per i video che fa sui social. Ma ha sempre detto di sapere dare anche un valore aggiunto. Quale?
"Quando mi dicono che so solo ballare, sto zitto. Nella mia vita ho realizzato moltissime imprese e preferisco non dire altro. Lascio parlare i fatti".

Lei avrà addosso un centinaio di tatuaggi. È vero?
"A un certo punto ognuno di noi viene messo di fronte alla scelta: deve decidere se sporcarsi fuori o sporcarsi dentro. E io ho deciso di sporcarmi fuori. Inoltre li ho realizzati con una certa cultura, a 33 anni, non quando ero solo un ragazzino. Ognuno di questi tatuaggi ha un significato profondo".

Molti sognano di diventare influencer. Qual è il segreto?
"Bisogna capire che per diventarlo occorre prima realizzare un percorso di vita in grado ad essere preso ad esempio".

Beh, quando si è famosi è più facile, no? Si diventa prima star o prima influencer?
"Normalmente si diventa influencer in quanto famosi. Certo può capitare anche il contrario. Non ci sono una regola, un paradigma o una prassi. Il mondo dei social network ha cambiato tutto".

Segue la politica italiana?
"Poco".

Perché?
"Non sono mai stato né un grande appassionato né un esperto. Seguo le vicende legate agli aspetti economici, ma la politica spicciola non mi interessa".

Beh saprà dirmi se nella lotta alla pandemia da coronavirus ha preferito il "modello italiano" o quello della Florida...
"Credo che quando l'Italia è stata attaccata subito dopo la Cina, non fosse facile capire come ci si dovesse muovere. E dunque determinati errori iniziali ritengo siano giustificati dal panico di essere stati coinvolti per primi e senza esperienza. Però va detto che qui in Florida l'hanno gestita molto bene e sono tornati 'liberi' prima di noi.

Alla fine, guardando i numeri, la Florida ha dimostrato di aver scelto un modello vincente".

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