Cultura e Spettacoli

La favola (non per bimbi) di Pamela e Tommy Lee

È un piccolo caso la miniserie sul sex-tape rubato alla celebre coppia. Che infiammò gli anni '90...

La favola (non per bimbi) di Pamela e Tommy Lee

«Essere un sex symbol può essere divertente e remunerativo, per un po', ma ci vuole forza e perseveranza per far conoscere al mondo l'essere umano dietro quel simbolo». Parola di Pamela Anderson, che a mostrare qualcosa di più di quel lato sexy ci ha provato per tutta la carriera, senza riuscirci mai.

La ragione di questo fallimento sta in quel famosissimo costume rosso da Baywatch e in un video sexy che non doveva uscire dalla privacy di un matrimonio, quello fra lei e Tommy Lee, il batterista dei Motley Crue, il suo primo marito dei sei che ha avuto. Tutta la vita professionale e personale di Pamela Anderson è stata segnata da quell'episodio, quel video sfuggito all'intimità delle mura domestiche per finire in pasto alla pruderie della folla. Lo racconta Pam&Tommy, miniserie in 8 puntate che vede protagonisti Lily James e Sebastian Stan sul canale Star, di Disney +. Ora sono visibili le prime 3 puntate, le altre verranno caricate una a settimana, ogni mercoledì.

Cosa successe? Perché quel video iniziò a circolare? Nel 1995 un falegname impegnato nei lavori di ristrutturazione della villa della coppia venne licenziato senza essere pagato. Decise di vendicarsi. Si introdusse nella abitazione e rubò la cassaforte all'interno della quale c'era il video. Per qualche tempo non ne fece nulla, difficile trovare un distributore in mancanza di liberatoria, poi gli venne un'idea: darlo in pasto a un mezzo che all'epoca era ben poco regolato: internet. Il resto è storia nota.

Il regista australiano di Tonya e Crudelia, Craig Gillespie, ci regala il racconto di quel fatto e delle avventate azioni dei tre protagonisti, tutti bravissimi ad agire prima di pensare, a rubare anziché intentare una causa di lavoro, a sposarsi 48 ore dopo il primo incontro, addirittura a parlare ad alta voce con il proprio pene: «Tommy Lee lo racconta nella sua autobiografia spiega il regista il suo pene era il grillo parlante, la voce della ragione». Gli sceneggiatori hanno inserito la scena nel copione e Gillespie con l'aiuto della computer grafica l'ha realizzata: Sebastian Stan, nudo, full frontal, litiga con il proprio organo riproduttivo che cerca disperatamente di farlo ragionare. Disney +, che con il canale Star ha deciso di dedicare alcuni contenuti al pubblico adulto rassicura: un sistema di protezione «parental control» evita l'accesso ai bambini.

Surreale, frizzante e con una colonna sonora capace di creare fitte di nostalgia nei ragazzi degli anni Novanta, Pam&Tommy racconta la storia da vari punti di vista iniziando da quello di Rand Gauthier, l'uomo che rubò la videocassetta e che è interpretato da Seth Rogen: «Certamente c'è una base di responsabilità in quello che fa Rand dice il regista -. La sua reazione per il licenziamento è assolutamente sproporzionata. Entrare in casa di qualcuno e rubare una cassaforte è eccessivo, ma credo che ciò che rende questa storia interessante è che alla fine non ci sono buoni e cattivi ma solo le giustificazioni che ognuno di loro si crea per le loro stolte azioni».

È anche lo spunto per ragionare sui risvolti sociali dell'alba del web e sul doppio standard che allora, più di oggi, condizionava i giudizi isu certi argomenti. Pamela, in quando donna, nella testa di molti smette presto il ruolo di vittima per diventare colpevole. «Mi stupisco sempre di come il vilipendio, l'oggettivizzazione della donna allora fosse la regola accettata da tutti, compresa la stampa, che andava come un bulldog contro la vittima del momento, come è accaduto con Pamela Anderson dopo quell'esposizione. Un agire senza nessun riguardo, senza nessun pensiero sulle conseguenze, senza curarsi del danno fatto a esseri umani. La vita personale, il matrimonio con Tommy Lee, la sua carriera, tutto cambiò per quel video e per come la vicenda venne trattata dalla stampa». E poi c'è internet: «Che rischia sempre di più di essere uno strumento di divisione, di aprioristica camera dell'eco delle proprie opinioni, ma che potrebbe al contrario creare la possibilità di dialogo per una discussione, per un confronto che ai tempi di Pamela non era pensabile».

I veri Pamela Anderson e Tommy Lee non sono stati coinvolti nel progetto. Molti hanno criticato questa decisione, sottolineando come, così facendo, anziché stigmatizzare i comportamenti di allora si sia contribuito alla gogna, riaccendendo il ricordo. Sebastian Stan ha sentito Tommy Lee si giustifica il regista - c'è stato un contatto ma poi non è proseguito, a un certo punto occorre rispettare la volontà delle persone. Volevano lasciarsi questa storia alle spalle ma questo non significa non doverla raccontare, anzi.

Sviluppando il progetto mi sono reso conto dell'opportunità che avevamo di cambiare finalmente la narrativa di quanto accaduto e aprire un dialogo circa la relazione fra celebrità e media».

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