«Ferrogallico», il fumetto ribelle

In uscita per il giovane editore una «graphic novel» su Sergio Ramelli

Emanuele Ricucci

L'inchiostro macchia. Macchia le persone e la storia. La matita ferisce, se appuntita, e quando calchi la mano, la punta si spezza e il grigio copre di una coltre nera, come smog, la memoria, i significati dell'oggi e di ieri. È una bella responsabilità agire di matita. Disegnare. L'inchiostro macchia, ma traccia anche linee. Rende nitidi i contorni. Con l'inchiostro si possono scrivere nomi. Grilz, Ramelli, Mishima, ad esempio. E luoghi: Acca Larentia. Si possono evocare ricordi in una terra malata di Alzheimer, con il vizio della celebrazione a comando. Si può eludere la sorveglianza dell'egemonia culturale imperante, si può superare la visione di Vauro e di Zerocalcare. Oltrepassare gli stereotipi. Sconfinare verso lidi anarchici, romantici e rombanti come quelli di Milo Manara, di Tiziano Sclavi o di Hugo Pratt. E arrivare oltre. Arrivare a disegnare il passato come una malinconica visione del presente. Così, nasce Ferrogallico, la prima casa editrice italiana di graphic novel e fumetti d'autore non conformi, non allineati. Ostinati e contrari, i fumetti di Ferrogallico nascono per raccontare, attraverso la firma di autori noti e disegnatori affermati, storie sulle quali incombe la cappa del silenzio del conformismo culturale. Un richiamo all'essenza più profonda del tempo. All'identità.

Ferrogallico è l'inchiostro usato in Europa fin dalla notte dei tempi. Da Roma antica e per tutto il Medioevo, rappresentò l'inchiostro nero per eccellenza. Ferrogallico Editrice prende il nome da questo amico di antichi scrittori e disegnatori d'Europa.

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