Il "Funerale dopo Ustica" non è ancora terminato

Un'edizione accresciuta del libro del 1989 dedicato a uno dei tanti misteri italiani

Il "Funerale dopo Ustica" non è ancora terminato

Funerale dopo Ustica è una spy-story singolare che Loriano Macchiavelli pubblicò per la prima volta nel maggio del 1989 da Rizzoli, firmandola con lo pseudonimo di Jules Quicher. Lo scrittore emiliano all'epoca aveva già scritto molti romanzi, ottenendo il meritato successo grazie all'originale serie noir di Sarti Antonio con cui aveva raccontato luci e ombre di Bologna, e decise di progettare una trilogia più complessa che sarebbe stata dedicata ai segreti italiani.

Una sequenza di romanzi che sarebbe poi stata completata dai successivi Strage e Noi che gridammo al vento (dedicati rispettivamente alla strage di Bologna e a quella di Portella della Ginestra). Funerale dopo Ustica fu il primo progetto di quel genere a essere proposto al pubblico ed ebbe un buon successo, anche perché funzionò l'idea di aver ideato uno pseudonimo particolare per lanciarlo. Macchiavelli si celò infatti dietro il misterioso Jules Quicher che appariva in copertina e per il quale inventò una singolare biografia: «esperto di problemi della sicurezza al servizio di una famosa multinazionale svizzera. Ha lavorato per circa vent'anni in tutto il mondo (anche in Italia per circa quattro anni, in periodi diversi). Questo è il suo primo romanzo; lo firma con pseudonimo perché desidera vivere in pace, non per maniacale culto della riservatezza. Cinquantenne, sposato con tre figli (due femmine e un maschio che frequenta i corsi di una celebre accademia militare europea), vive in una villa su un lago della Svizzera. Di madre italiana e di padre svizzero-francese, Jules Quicher parla e scrive alla perfezione in italiano e francese (sue lingue madri), e in inglese, tedesco e spagnolo». Oggi nel ridare alle stampe Funerale dopo Ustica (Sem Edizioni, pagg. 528, euro 20) l'autore non solo si riappropria del suo vero nome, ma propone una versione aggiornata e ampliata del libro che lo rende attualissimo, anche per i lettori contemporanei abituati al ritmo serrato dei thriller e alle atmosfere cupe di certi noir storici. Come racconta lo stesso Macchiavelli, «ho aggiunto capitoli e brani che tengono conto di alcuni dei troppi segreti relativi al DC 9 abbattuto sul mare di Ustica. Sono i pochi segreti emersi nelle successive indagini su quella drammatica strage, che purtroppo non hanno ancora portato alla completa verità. Com'è ormai consuetudine nel nostro paese. Ho aggiornato il testo per farlo aderire a una realtà più vera, se pure sempre fantastica, come deve essere per un romanzo. Sono convinto che questa versione abbia oggi una suggestione evocativa molto più forte che nel 1989. Oggi che possiamo vedere gli avvenimenti, distanti da noi nel tempo, con uno sguardo più pacato e con un dolore sempre acuto ma meno condizionato dalla tragedia che avvenne sul mare di Ustica in quel fatale 27 giugno del 1980, e proprio per questo più profondo e più critico».

Il lavoro di editing di questa versione del libro fu fatto per un po' di tempo con la collaborazione di Severino Cesari, all'epoca direttore editoriale di Einaudi, che voleva fortemente ristampare Funerale dopo Ustica (un desiderio che purtroppo con la sua scomparsa non si è concretizzato). Leggere oggi quel romanzo di Macchiavelli significa sentire «il racconto di una verità che fa paura» attraverso le pagine di una spy story scritta in maniera impeccabile che fa riflettere sul passato, ma anche sul presente della nostra Italia. Un'opera di fantasia che tiene d'occhio la Storia che ha preceduto e seguito la tragedia accaduta a Ustica. E dietro ai nomi di personaggi che sembrano immaginari, come l'ammiraglio Dikte dei servizi segreti della difesa, la doppia moglie dell'Onorevole Bellamia, l'onorevole Furoni o il pilota libico Adin Al Fadal o il meccanico aereo Ferdinando o l'agente dei servizi segreti spagnoli Hilario, i lettori possono immaginare quali fossero gli eventuali personaggi reali. Possono anche ipotizzare chi facesse parte del fantomatico Nucleo Sette e quali fossero i suoi scopi, possono entrare nei laboratori segreti gestiti dal Dottor Miland e possono indagare anche sul misterioso Victorhugo e sulle sue motivazioni. Realtà e fantasia si compenetrano in una storia che pone più di una questione e che Macchiavelli firma con serietà e divertimento.

Un'inchiesta in cui nessuna pedina è messa a caso sullo scacchiere e dove ognuno dei personaggi potrebbe cambiare il suo ruolo da un momento all'altro, per necessità o per opportunità. Esemplare per esempio la costruzione della biografia dell'onorevole Furoni che così ci viene presentato: «ex comandante partigiano, ex aderente al Partito d'azione, ex attivista del Partito comunista italiano, ex terrorista altoatesino e infine deputato al Parlamento italiano per conto di un partito dell'arco costituzionale e difensore delle riforme sociali e politiche». Nessuno degli eventi che ci viene raccontato da Macchiavelli è casuale.

Non si può parlare di destino crudele davanti a certe tragedie per le quali ci sono precise responsabilità. E la fantasia, ha ragione lui, può essere davvero testimone della realtà solo «se tiene d'occhio la Storia che ha preceduto e seguito le tragedie, numerose, che ci hanno accompagnato negli ultimi settant'anni».

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