FuoriSerie

A volte il miglior modo di fare una cosa è alla vecchia maniera. È quello che viene in mente vedendo (in anteprima) Bosch, la serie poliziesca che arriverà dal 24 febbraio, ogni mercoledì, in prima serata su Premium Crime. Se siete dei cultori del genere, già dal nome della fiction potete intuire che alla base della narrazione ci sono i romanzi di Michael Connelly, uno degli scrittori di gialli più amati. Il suo personaggio meglio riuscito è proprio il detective Harry Bosch che prende il nome dal famoso e visionario pittore olandese Hieronymus Bosch (quest'anno si ricordano i 500 anni dalla morte) e che è al centro della serie. A interpretarlo Titus Welliver, uno dei caratteristi più bravi del cinema e della televisione made in Usa (lavora spesso con Ben Affleck). A rendere speciale la serie, alla cui sceneggiatura Connelly ha lavorato personalmente, è una scelta iperrealista. Niente ritmi travolgenti, sparatorie improbabili, inseguimenti mozzafiato. A farla da padroni sono i dialoghi, l'indagine condotta con la lentezza e l'incertezza di una indagine vera. Il telespettatore viene messo davanti a una Los Angeles contemporanea che però sembra dipinta da Edward Hopper. Il personaggio di Bosch è graffiante ma molto umano. E soprattutto fallibile. Quando si infila in un bosco per indagare sulla morte di un ragazzino arranca sulle foglie e si rompe una costola, esattamente come capiterebbe a una persona vera.

Sbaglia come si sbaglia nella realtà. Bosch è in controtendenza, mette sul video il succo amaro dei vecchi hard boiled, non gioca sulla posa e l'effetto speciale (anche se qualche cliché c'è). È una scommessa passatista. Ma ben fatta.

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