FuoriSerie

Non sempre è facile produrre un buon remake. Soprattutto quando la serie originale è stato un vero e proprio punto di svolta della televisione. È il caso di Radici, che nella sua versione originale, del 1977, fu candidata a 40 Emmy e ne vinse nove. Ora è arrivata, a partire da venerdì scorso la mini serie prodotta da History che va in onda tutti i venerdì alle 21 (più le reppliche ed è anche disponibile sull'on demand di Sky). Come nell'originale, tratto dal romanzo di Alex Haeley, tutto ha inizio nel 1750 in Africa occidentale, in pieno periodo di caccia agli schiavi. Il giovane mandinka Kunta Kinte (interpretato da Malachi Kirby) viene cresciuto come un guerriero. Tuttavia, proprio durante un addestramento, il ragazzo viene catturato dal clan rivale dei Koro e rivenduto ai mercanti di schiavi (Sì la tratta iniziava così con africani che vendevano altri africani). Scaraventato, dopo un viaggio allucinante nell'America delle piantagioni, viene ceduto a John Waller (James Purefoy), proprietario di una piantagione della Virginia. Kunta deve così adeguarsi a un mondo che non gli appartiene, dove ogni giorno rischia di perdere la sua identità. Il resto della storia probabilmente lo conoscete già.

Ve lo vedrete raccontare in una maniera un po' più moderna, cinematograficamente parlando, rispetto alla serie classica e con delle belle chicche attoriali come quella del premio oscar Forest Whitaker che interpreta lo schiavo Violino. A voi decidere se preferite il vecchio classico o la sua rivisitazione, ma di sicuro anche il prodotto nuovo è di grande qualità.

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