Cultura e Spettacoli

Furti, comunisti e cantine. Mistero sul Céline ritrovato

I manoscritti dell'autore furono trafugati nel 1944. Il ruolo decisivo di un anonimo lettore di "Libération"

Furti, comunisti e cantine. Mistero sul Céline ritrovato

Quante volte noi lettori abbiamo pensato, finite le opere principali del nostro autore preferito, e dopo aver terminato, in crescente crisi d'astinenza, anche tutte le opere minori, incompiuti, epistolari e minutaglie, «Ah, avesse scritto un altro libro...».

Ecco, per gli amanti di Céline il miracolo è accaduto, e con ben tre scritti inediti! Scomparsi nel 1944 con il saccheggio del suo appartamento in Rue Girardon a Montmartre da parte della Resistenza francese, riappaiono in circostanze straordinarie, consegnati all'avvocato specialista in editoria Emmanuel Pierrat dopo la morte della vedova di Céline, Lucette Almansor, nel 2019, i manoscritti inediti di Louis-Ferdinand Céline.

Lo ha rivelato Jérôme Dupuis su Le Monde, sconvolgendo il mondo céliniano, letterario e editoriale.

Tra di essi, come sempre affermato dal romanziere francese in diverse interviste e passi dei suoi libri del dopoguerra e ribadito da Lucette, il manoscritto di 600 fogli di Casse-pipe, romanzo destinato nelle intenzioni dell'autore a costituire un trittico con i due capolavori Viaggio al termine della notte (1932) e Morte a credito (1936), e del quale erano state pubblicate solo le poche pagine sino ad oggi note. Poi un lungo romanzo inedito intitolato Londres, mille fogli di Morte a credito e decine di altri scritti, documenti e fotografie inedite.

Céline l'aveva appunto ben detto, sia nei suoi romanzi, come in Da un castello all'altro, quando denunciava come i Maquis non gli avessero lasciato nulla, «né un fazzoletto, né una sedia, né un manoscritto» e in Rigodon, e nelle lettere ai suoi amici, come a Pierre Monnier nel 1950: «Bisogna dirlo ben forte che se Casse-pipe è incompleto è perché gli Epuratori hanno gettato tutto il resto, 600 pagine di manoscritto nei bidoni della spazzatura dell'avenue Junot».

A nulla erano servite sino ad oggi le indagini private dei biografi e dei collezionisti céliniani, che avevano interrogato decine di ex appartenenti alla Resistenza francese e anziani abitanti di Montmarte, percorso in lungo in largo la mappa dei bouquinistes del lungo Senna e dei mercatini delle pulci a Parigi e oltre, e i cataloghi specializzati. Il tesoro céliniano di rue Girardon, se fosse mai esistito, sembrava perso per sempre.

Ma Lucette Almansor lo aveva pur detto, in una intervista a Philippe Djian nel 1969, mentre parlava dell'uscita dell'ultimo romanzo di Céline, Rigodon: «Gli sono stati sottratti almeno quattro o cinque manoscritti abbozzati, delle opere che erano al quarto o al quinto rimaneggiamento la fine di Casse-pipe, certamente, questo romanzo doveva essere completamente terminato, penso. Ma un gran numero di questi documenti riapparirà alla mia morte».

Profetica: perché qualche mese dopo la morte di Lucette, l'8 novembre 2019, il critico teatrale e ex collaboratore di Libération Jean-Pierre Thibaudat si mette in contatto a Parigi con l'avvocato Emmanuel Pierrat, specialista in cause editoriali. Thibaudat rivelerà all'avvocato Pierrat, e ora a Le Monde, la straordinaria notizia: quindici anni prima, un lettore di Libération lo aveva contattato e gli aveva consegnato «diversi enormi sacchi contenenti dei fogli manoscritti. Erano scritti di pugno da Louis-Ferdinand Céline. Me li diede con una sola condizione: non renderli pubblici prima della morte di Lucette Destouches, poiché, essendo di sinistra, non intendeva arricchire la vedova dello scrittore».

Il giornalista, che giura di non aver pagato un soldo per questo tesoro, e di non avere mai voluto specularci finanziariamente - e osserviamo come il solo manoscritto del Viaggio al termine della notte è stato acquistato dallo Stato francese a un'asta nel 2001 a 1,8 milioni di euro - iniziò quindi a catalogare scrupolosamente i manoscritti e i documenti acquisiti, senza farne parola con nessuno; «più di un milione di segnature archivistiche, equivalenti a un libro di 600 pagine», dice Thibaudat. Tenendo per sé questo segreto, Thibaudat lavora anno dopo anno sul materiale in pessime condizioni di conservazione dovute all'essere stato probabilmente nascosto in una cantina, e con i fogli ancora riuniti con le mollette da bucato in legno che Céline era uso impiegare per raggruppare le pagine dei suoi manoscritti nel corso delle stesure e ristesure dei suoi capolavori.

Quindi, l'11 giugno 2020 Thibaudat e l'avvocato Pierrat incontrano gli attuali aventi diritto dell'opera di Céline, ossia il biografo céliniano François Gibault e la signora Véronique Chovin, ex allieva di danza e vecchia amica di Lucette. L'incontro, stupore di Gibault e della Chovin a parte, non ottiene un grande successo, se gli aventi diritto depositano una denuncia per furto al tribunale di Parigi. Una delle questioni da risolvere è come lo sconosciuto donatore abbia acquisito i manoscritti, e chi fossero i Maquis responsabili del furto.

Alcuni dei nomi sono noti, perché suggeriti dallo stesso Céline o perché emersi nelle ricerche biografiche e private dei céliniani: il membro delle FFI (Forces Françaises de l'Intérieur) corso Oscar Rosembly, arrestato per «atti disonesti» e incarcerato a Fresnes per aver saccheggiato diverse abitazioni di collaborazionisti a Montmartre, il Resistente Yvon Morandat, il quale nel dopoguerra contattò invano Céline - che rifiutò di incontrarlo - per restituirgli degli appunti e alcuni mobili (!) da lui trafugati da rue Girardon. Tuttavia, l'identità dell'ex lettore di Libération e del trafugatore iniziale rimangono ancora «ignote».

Ma torniamo alla causa. Nel 2021, Jean-Pierre Thibaudat viene convocato a una udienza all'Ufficio centrale contro il traffico dei beni culturali e, senza porre alcuna condizione, deposita a quell'ufficio l'intero blocco di documenti in suo possesso. Per Thibaudat, il suo compenso era stato «il piacere di trascriverli per anni e anni. E ciò non ha prezzo».

Dopo, tutto si è mosso in fretta: autenticazione dei documenti da parte della Biblioteca nazionale di Francia (BNF), soddisfazione dell'avvocato Gibault e della signora Chovin, e loro intenzione di donare alla BNF - che già custodisce quello del Viaggio al termine della notte - il manoscritto di Morte a credito, e di fare pubblicare i manoscritti inediti all'editore Gallimard, che dovrà poi rivedere parte delle sue pubblicazioni céliniane, come i volumi della Pléiade dedicati ai romanzi di Céline, alla luce del ritrovamento. Inoltre, questi documenti getteranno una nuova luce sulla genesi dei romanzi già editi, primo fra tutti il Viaggio al termine della notte.

Céline, nella sua tomba nel cimitero des Longs-Réages di Meudon, se la starà ridendo con Lucette, ghignandosela di aver avuto per l'ennesima volta ragione forse poi solo accigliandosi e ringhiando: «Ah, quei porci dei Gallimard, mi fregheranno i diritti, quei ricchi coglioni».

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