Cultura e Spettacoli

Garlini, la storia vista attraverso le tragedie di un comico

Un uomo si dà fuoco sulla spiaggia di Riccione; quando giungono i soccorritori, scoprono che l'aspirante suicida stringe fra le mani la bandiera italiana

Garlini, la storia vista attraverso le tragedie di un comico

Un uomo si dà fuoco sulla spiaggia di Riccione; quando giungono i soccorritori, scoprono che l'aspirante suicida stringe fra le mani la bandiera italiana. Inizia così, con un'allegoria iperbolica, l'ultimo romanzo di Alberto Garlini, Il sole senza ombra (Mondadori, pagg. 413, euro 20). A chiarire cosa è successo è un ex assistente universitario del Dams: a tentare di uccidersi è stato Elmo, un giovane parmigiano giunto a Bologna nel fatidico 1977, l'anno in cui Cossiga, per sedare la rivolta studentesca, fa sfilare i carri armati lungo le vie cittadine. Bellissimo, imprevedibile, accanito womanizer, Elmo rivela un talento per un genere di spettacolo sconosciuto in Italia, la stand-up comedy. Fiorita a metà del secolo scorso nei motel della Borsch belt, una catena di alberghi americani destinati a ospitare la comunità ebraica, consiste nel salire su un palco improvvisato e far ridere il pubblico aggredendo alcuni temi ricorrenti, fra i quali la corruzione politica e l'ipocrisia universale. Elmo si fa le ossa nei nightclub prima di apparire nelle emittenti private, trionfare al Sistina, entrare da protagonista nella tv di stato.

Quel che Garlini muta rispetto al modello originale è che nell'umorismo di Elmo si adombra un'alternativa incruenta al terrorismo. Il secondo scarto è più difficile da spiegare. Garlini è scrittore di audaci palingenesi, di rivoluzioni euforiche e collettive che fa passare non solo attraverso la politica, ma attraverso la letteratura, il calcio (nella formidabile rivelazione di Fútbol bailado), la poesia. Anche attraverso il comico? In effetti il riso progressista è al centro del Nome della rosa di Eco, che del Dams era il simbolo; per tacere del potenziale di emancipazione nelle opere di Erasmo o di Rabelais. Il problema è cosa resti di questa ipotesi in un contesto democratico. Ad Atene, il teatro di Aristofane era un manganello porto ai più gretti fra i benpensanti affinché lo usassero. «Pensa a una comicità che non si limiti a sbeffeggiare il potere, ma sia il potere» osserva Elmo in un passo del romanzo. Meglio fermarsi qui visto che anche da noi, recentemente, un certo Grillo..

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