Il film del weekend

"Il giorno più bello", Luca e Paolo nel remake di un successo francese

Commedia corale dal ritmo mai incalzante, incentrata sulla catena di imprevisti comici nati attorno a un banchetto nuziale

"Il giorno più bello", Luca e Paolo nel remake di un successo francese

Il giorno più bello, uscito al cinema questa settimana, è l’esordio alla regia di Andrea Zalone, storico autore e spalla comica di Maurizio Crozza.

Il film è il remake del francese “C'est la Vie” che cinque anni fa conquistò pubblico e critica d’oltralpe e la cui uscita italiana passò invece inosservata.

Zalone e il suo cosceneggiatore Fabio Bonifacci hanno rielaborato l’originale su misura del duo comico Luca e Paolo ma, malgrado dalle varie situazioni bizzarre nascano diverse risate, “Il giorno più bello” non ha certo il ritmo vertiginoso dell’opera cui si ispira. Complice l'unità di luogo e di tempo, le dinamiche tra i protagonisti suonano alla lunga un po’ ripetitive e l’avvicendarsi delle gag è piuttosto lento, finendo col dilatare la durata percepita del film. Trattandosi di un’opera che ha ragione d’esistere non certo per far nascere riflessioni, è un peccato aleggi lo spettro della pedanteria tra un siparietto e l’altro.

“Il giorno più bello” ha per protagonista Aurelio (Paolo Kessisoglu), disilluso proprietario di un’agenzia di wedding-planner oramai piena di debiti dopo la crisi del settore derivata dalla pandemia. L’uomo vorrebbe vendere l’attività e cambiare vita, partendo magari in barca con l’amata Serena (Valeria Bilello), responsabile della parte culinaria nonché moglie del vecchio amico di lui, il fotografo Giorgio (Luca Bizzarri), ma non sembra impresa facile. L’unico potenziale acquirente pare essere il Dottor Musso (Carlo Buccirosso), la cui figlia (Fiammetta Cicogna) sposerà il mammone ed egocentrico Pier (Stefano De Martino) proprio sotto la gestione dello staff di Aurelio, capitanata dalla nevrotica Adele (l’ottima Violante Placido). Fare bella figura con il potenziale compratore è un imperativo, ma tutto quel che può andare storto attorno al banchetto di nozze è pronto ad accadere: dagli inservienti a un passo dalla rivolta alla scoperta della presenza di un ex della sposa (Lodo Guenzi), passando per intossicazioni alimentari e affini.

Rimaneggiato il copione d’importazione pur mantenendone la vena scanzonata, Zalone incentra la narrazione stavolta non sul gioco di squadra come nella versione francese, bensì sull’amicizia tra i personaggi interpretati da Luca e Paolo, messa a dura prova dal triangolo amoroso.

Le caratterizzazioni dei comprimari restano bidimensionali, rasentando volutamente la macchietta. Al netto di qualche illogicità, ci si diverte nell’osservare il dietro le quinte del ricevimento, in cui soggetti sgangherati hanno urgenza di rimediare a disastri, culinari e non, mentre i supervisori sono in balia di faccende private.

Il matrimonio in “Il giorno più bello” è un’istituzione traballante che va a coincidere con il baraccone dei festeggiamenti più che con la gioia di un’unione. Del resto nel film c'è chi si è già separato come Aurelio, oppure chi onora il contratto coniugale a suon di compromessi e sensi di colpa come Serena e Giorgio. Anche la figura più illuminata, vale a dire l’intelligente psicologa addetta al lavaggio pentole, suggerisce con la sua presenza come ognuno sia fallito a modo suo, il che denota forse che nessuno lo sia davvero: è semplicemente la vita, come recitava il titolo originale.

Nel marasma di sentimenti contraddittori e volubili che (dagli sposini alto borghesi in poi) non risparmia nessuno, il momento più significativo, introspettivo e autentico resta il confronto cui si assiste a un certo punto su di una panchina a proposito delle aspettative e dei fallimenti della vita da adulti.

Il cast è ben assortito, anche se la bravura di Carlo Buccirosso e Violante Placido spicca ricordando continuamente chi nel cast sia solo prestato al cinema e chi no. Buono l’esordio di De Martino, difficile però spendere parole a riguardo essendo il suo ruolo limitato nella vasta coralità di personaggi.

Anche sulle doti del regista ci si potrà esprimere davvero quando si misureranno con qualcosa di completamente inedito come qui avviene solo in piccoli scorci indovinati quali la sequenza d’apertura con i titoli di testa su immagini e musica vintage.

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