Le saghe malavitose trovano sempre spazio in tv come al cinema. Piacciono perché sono capaci di raccontare il lato oscuro della società in cui viviamo, facendo emergere luci, ombre e contradizioni. Nell’ultima decade sono tanti gli esempi che hanno trovato successo sul piccolo e nel grande schermo. Oggi, vale la pena porre l’attenzione su Godfather of Harlem. E’ una serie tv del 2019 che in America ha fatto furore, tanto da essere acquista da Disney+ e disponibile su Star, l’estensione "per adulti" del nuovo colosso dello streaming.
Originariamente era un prodotto esclusivo di Epix, piccolo network via cavo, poi successivamente è stato acquistato dalla casa di Topolino che, dal febbraio del 2021, ha messo a disposizione per i suoi abbonati i dieci – splendidi – episodi che compongono la prima stagione. In Italia la seconda ancora non è fruibile dato che è ancora in onda negli States, ma lo sarà molto presto. Cosa ha reso accattivante questa (ennesima) saga sull’egemonia dei traffici di droga? Nella serie tv c’è un fondo di verità. Godfather of Harlem racconta la storia vera del boss Bumpy Johnson.
Tra finzione e realtà: la trama della serie tv
Sono gli anni ’60 e l’America sta vivendo il suo momento più difficile, sia dal punto di vista sociale che da quello politico. Sono gli anni delle prime contestazioni e delle prime manifestazioni per i diritti civili, e sono gli anni in cui gli Stati Uniti per la prima volta guardano al progresso, sperando di costruire per tutti un futuro migliore. Non è facile attuare questa ideologia se vivi nell’Harlem, nel quartiere difficile della Grande Mela, popolato per la maggioranza da uomini e donne di colore. Lì dove vige la legge dello spaccio di droga e della lotta tra gang, il criminale Bumpy Johnson – interpretato dal convincente Forest Whitaker – cerca di impedire che il suo impero possa cadere e finire nelle mani degli italiani, i quali da anni vogliono dominare il quartiere.
Il boss, dopo 11 anni di prigione, torna ad Harlem per riprendersi il trono, ma dovrà fare i conti con la famiglia Genovese. Capitanata da Vincent Gigante (Vincent D’Onofrio), Bumpy si trova costretto a scendere a patti con il diavolo pur di mantenere intatta la sua egemonia. Questo non potrà evitare una battaglia dai risvolti inaspettati. Bumpy si allea poi al mitico Malcom X, un predicatore dal pensiero liberale, che cerca di trarre vantaggio da questa lotta impari tra afro-americani e italiani. La serie, che miscela sia la fiction che i fatti realmente accaduti, porta in tv un racconto di rara brutalità rievocando un’epoca a noi vicina, raccontando il male attraverso gli occhi del male stesso.
Nei meandri di Harlem: i traffici nel ghetto
È un quartiere denso di storia e di tradizioni. Nel 1664 è stato il primo insediamento degli olandesi che lo hanno chiamato Nieuw Haarlem. È negli anni ’20 che ha trovato il suo vero rinascimento, che fu patria del jazz e della sola popolazione di colore. È in epoca recente, soprattutto dalla fine degli anni ’40, che il quartiere è diventato tristemente celebre per il suo alto tasso di criminalità e disoccupazione. E Godfather of Harlem riverbera proprio quel periodo, forse il più sanguinoso, attraverso la storia intima e personale di un boss che lotta, che inganna e uccide solo per il bene del suo stesso quartiere.
Per Bumpy essere un residente di Harlem è tutto. Per lui non è solo un conglomerato di case e negozi. Vegliare sulla gente di colore è una ragione di vita. Lo show anche se all’inizio stenta a trovare la sua identità – nei primi episodi si ha difficoltà a capire se vuole essere un bipoic o un gangster movie - trae forza dalla imperfezioni riuscendo comunque a tessere una storia di ampio respiro che va ben oltre la saga malavitosa. Attraverso i loschi traffici di Bumpy, la serie tv apre una finestra sull’America degli anni ’60, accendendo i riflettori sulla realtà del ghetto, mettendo in mostra la società dell’epoca, evidenziando i vizi e le virtù.
Chi è Bumpy Johnson, l’uomo che è stato arrestato 40 volte
Non solo la finzione narrativa, ma Godfather of Harlem è più che altro un "omaggio" a uno dei criminali più tristemente celebri dei nostri tempi. Qui si umanizza l’uomo che c’è dietro al boss e, cosa strana, traspare un personaggio capace di uccidere a sangue freddo ma anche un uomo che ha a cuore la moglie e la figlia. Nella realtà è stato arresto ben 40 volte, scontando 11 anni nella prigione di Alcatraz dove poi è stato rilasciato sulla parola. Ha scontato due pene per possesso e spaccio di droga. È morto nel 1968 all’età di 62 anni per le conseguenze di una insufficienza cardiaca.
Conosciuto come Bumpy, all’anagrafe era Ellsworth Raymond Johnson. Il soprannome gli è stato affibbiato fin da quando era un ragazzino. Un nome che faceva paura a tutti i residenti del quartiere. Era considerato una persona molto pericolosa. Non usciva mai di casa senza un coltello o una pistola, e le fonti rivelano che era dal grilletto facile. Era però un uomo ben istruito, nonostante fosse di umile estrazione sociale, ed era un amante di Shakesperare e di Beethowen. Fu anche scrittore di poesie. Alcune di queste sono state anche pubblicate.
Bumpy è l’erede de I Soprano?
Un progetto quello di Godfather of Harlem molto ambizioso che ha ricevuto anche una buona accoglienza da parte della critica. Una saga dal grande appeal che, però, non innova un genere già di per sé molto abusato che ha trovato spazio in diverse rappresentazioni.
Prima di lui in tv, ad esempio, ci sono state le vicende de I Soprano nella storica serie della HBO, terminata nel 2007. Oppure le vicende poliziesche di The Wire, cult indiscusso della moderna serialità. Come quelle più recenti di The Duece, senza dimenticare il successo internazionale di Gomorra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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