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Dopo Gomorra arriva Animal Kingdom. Ma la violenza divide

Sparatorie e patti scellerati: la famiglia Cody è la protagonista indiscussa di Animal Kingdom, serie tv americana che ricorda il "mito" nazional-popolare di Gomorra. In Italia su StarzPlay

Dopo Gomorra arriva Animal Kingdom. Ma la violenza divide

Una saga malavitosa ambientata in una tentacolare Los Angeles. Così si potrebbe descrivere la serie tv di Animal Kingdom. Di grande successo negli Usa, tanto da essere in onda dall’estate del 2016, in Italia ha sempre faticato a emergere ma, grazie al colosso dello streaming di StarzPlay, oggi sta facendo molto parlare di sé. Infatti, nel catalogo italiano del nuovo canale on-web, sono disponibili le prime 4 stagioni complete di Animal Kingdom. In America, invece, dall’11 luglio sono in onda gli episodi inediti del quinto arco narrativo che arrivano in ritardo a causa del Covid. Un sesto ciclo è stato confermato per il prossimo anno e sarà anche l’ultimo.

Fin dalle prime battute, lo show ha sempre diviso il pubblico e la critica a causa della sua eccessiva violenza, per i temi trattati e per il linguaggio, eppure Animal Kingdom grazie a queste caratteristiche ha trovato il modo di imporsi in un affollato panorama seriale. Intelligente, ma cruda e accattivante, le vicende della famiglia Cody sono un must per gli appassionati. Il segreto del suo successo? Raccontare un’epopea criminale attraverso lo sguardo di una donna.

Animal Kingdom, di cosa parla la serie tv

Splende il sole nella città di Los Angeles. Lì, in quella terra magica dove tutto è possibile, la vita scorre placida e serena. Tranne per la famiglia Cody. Smurf, donna di ferro, dopo la morte della figlia si trova a dover accogliere in casa J. (Finn Cole). A soli 17 anni, il ragazzo è costretto a cambiare le sue abitudini e a convivere con i suoi zii in una famiglia dallo stile eccessivo e che trae profitto dalle proprie attività criminali. È Smuf che tiene uniti i pezzi e, causa di forza maggiore, trascina in quella spirale di perdizione anche il giovane J, segnando per sempre la sua adolescenza.

Ma non è facile vivere nel mondo dei Cody. Per Smurf è impresa difficile stare al passo di Pope (Shawn Hatosy), il figlio maggiore con gravi problemi di salute mentale, di Craig (Ben Ronson) che ha una predilezione per le donne e le droghe, di Deran (Kake Weary), ex surfista che cerca di nascondere agli occhi di tutti la propria omosessualità, e di Baz (Scott Speedama), figlio adottivo dal carattere manipolatore e che cerca di diventare il leader. Le rapine si susseguono, i colpi sono sempre più raffinati e redditizi, ma i malumori serpeggiano e una “rivolta” mette in serio pericolo la figura di Smurf all’interno della famiglia.

La malavita ha il volto di una donna, ecco come funziona la serie tv

A primo impatto, Animal Kingdom sembra essere la versione a stelle e strisce di Gomorra. Come nella produzione di Sky, anche in quella americana si abbonda in violenza, sesso, sparatorie e linguaggio da ghetto. Eppure, anche se può essere accostata al racconto nazional-popolare di Saviano, la serie tv creata da Jonathan Lisco è un prodotto nettamente diverso, nonostante i caratteri in comune. È bizzarra, è folle, è scostumata, è impudente e fuori dagli schemi, ma è soprattutto un racconto al femminile di una donna che è costretta a uccidere e a ingannare solo per salvaguardare la propria famiglia.

Smurf, interpretata da Ellen Barkin, è l’indiscussa protagonista della show. Lei, che per bellezza e affabilità è molto vicina alla Imma di Gomorra, è la classica donna matura che si trova a dover tener testa ai drammi di una famiglia eccessiva e dissipata. Con il pugno duro e con l’ausilio di un bicchiere di Bloody Mary, cerca di mandare avanti un’attività criminosa che ha ereditato dal suo passato burrascoso.

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Un’attività che, alla fine, è diventata l’unica ragione di vita. Nonostante sia consapevole di essere in errore, Smurf non può far a meno dell’odore pungente dei soldi. Vuole sempre più da se stessa, è forte e tenace, ma è soprattutto una mamma che antepone il suo benessere a quello dei figli. I Cody, però, sono delle vere teste calde e tenere a bada tre ragazzi dal grilletto facile è un’impresa quasi impossibile. In un mondo popolato da soli uomini fa strano vedere una donna a capo di un’attività criminale. Eppure, Animal Kingdom funziona proprio per questo. Regala uno sguardo diverso sulla realtà malavitosa di oggi, facendo emergere il ritratto di una donna forte e anticonformista. Smuf ha il pugno fermo, è intelligente, scaltra e non agisce guidata solo dai suoi istinti. Il temperamento da vero leader è la sua carta vincente. Sì, anche lei è corruttibile e commette molti errori, ma è il personaggio che colpisce di più.

Prima c’era l’omonimo film che è ispirato a una storia vera

La famiglia Cody è apparsa per la prima volta nel 2010 ne Il regno degli animali. Si tratta di un film australiano che ha incassato un buon responso da parte della critica, arrivando persino agli Oscar con una nomination nella categoria di migliore attrice non protagonista. Il film, come la serie tv, si focalizza sui rapporti intra-familiari e racconta - anche in questo caso - il percorso di crescita di J. che da adolescente spensierato, diventa un membro criminale dei Cody.

Ambientato a Mellbourne e non a Los Angeles, la sceneggiatura si è liberamente ispirata a un fatto di cronaca vera che negli anni ’80 e che ha scosso la comunità. Animal Kingdom rilegge la vita della famiglia Pettingil e dell’accusa di omicidio ai danni di Trevor Pettingill, che è stato assolto grazie alla testimonianza del cugino e all’inconsistenza dell’impianto accusatorio. La storia del film ripercorre ciò che è avvenuto nel quartiere di Walsh Street a Melbourne.

Il web boicotta la serie dopo la morte di Baz

Nonostante il successo, Animal Kingdom ha dovuto affrontare un breve periodo di crisi che ha messo in serio pericolo la sua permanenza in tv. "L'impero" di Smurf, durante la seconda stagione, stava per sgretolarsi a causa dei giochi di potere di Buz. L'acceso diverbio tra madre e figlio adottivo ha regalato momenti di alta tenzione che hanno interessato tutti gli episodi del secondo arco narrativo. Il protagonista, però, nel finale è stato coinvolto in un conflitto a fuoco e, a inizio della stagione successiva, è uscito barbaramente di scena.

Questo avvenimento non è piaciuto ai fan dello show che hanno boicottato la serie tv, perché in molti non hanno apprezzato la scelta di uccidere un personaggio come Buz, amato solo perché è riuscito a tenere testa a Smurf. L’attore non ha mai lasciato dichiarazioni in merito, ha rivelato solo che la scelta è stata presa di comune accordo con la produzione. Nessun litigio sul set, la sua morte era dettata dal copione. Per fortuna, la stagione numero tre, anche senza Buz, è riuscita a regalare un ottimo intrattenimento.

Perché vedere Animal Kingdom

Non è una serie adatta a tutti. É violenta, è "diseducativa" e regala al pubblico un messaggio sbagliato sul ruolo della donna in un mondo di soli uomini. Però, nonostante le sue imperfezioni, ha una narrazione così incisiva che è impossibile staccare gli occhi dallo schermo. E poi, è accattivante, è coinvolgente, è dissipata, è fuori di testa ed è adrenalinica.

Si lascia vedere proprio perché racconta la realtà di una famiglia malavitosa tra patti scellerati e litigi all’ultimo sangue.

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