Cultura e Spettacoli

Harry perde la causa: l'ultimo smacco

Una delusione cocente per il principe Harry: non potrà registrare il marchio degli Invictus Games a causa di un noto brand italiano: “Invicta”

Harry perde la causa: l'ultimo smacco

Chi non conosce lo zaino “Invicta”, il più desiderato dai ragazzi tra gli anni Ottanta e Novanta e ancora oggi accessorio “cult”? Il noto brand ha vinto una causa contro il principe Harry, che voleva registrare il marchio “Invictus Games”, dal nome della competizione sportiva dedicata ai veterani e nata con il patrocinio del duca nel 2014.

“Invictus” o “Invicta”?

Il principe Harry, racconta La Repubblica, avrebbe voluto registrare il nome “Invictus” (in latino “invincibile”) per creare una linea di gadget e abbigliamento da accostare agli ormai celebri, omonimi giochi in cui si sfidano i veterani di guerra con disabilità. Il duca ha fondato gli Invictus Games il 6 marzo 2014, con l’aiuto del Comitato Organizzatore di Londra per i Giochi Olimpici, del Ministero della Difesa e dell’allora sindaco di Londra Boris Johnson. Dalla Copper Box Arena di Londra Harry annunciò la creazione dell’evento, spiegando che i giochi “possono testimoniare il potere dello sport nell’ispirare il recupero, supportare la riabilitazione e dimostrare che esiste vita oltre la disabilità”. Per supportare la grande macchina organizzatrice dei giochi nacque anche la “Invictus Games Foundation”.

Proprio con l’aiuto dell’associazione il duca di Sussex avrebbe voluto trasformare la lodevole iniziativa in un vero e proprio brand. Un marchio molto simile per nome, ma formalmente già registrato, ovvero “Invicta”, ha stroncato il progetto. Proprio la somiglianza dei termini è stata determinante in questa storia. Per il brand italiano la creazione di zaini o vestiti con il nome “Invictus” avrebbe potuto generare confusione nel pubblico, disorientandolo nelle scelte d’acquisto. Il tribunale, riporta The Times, ha dato ragione all’azienda torinese, proibendo al principe Harry di produrre capi d’abbigliamento oppure oggetti con il logo “Invictus”. L’azione legale dell’Invicta aveva come scopo, naturalmente, la tutela del nome e della popolarità conquistati in più di un secolo di lavoro.

Harry, Meghan e la voglia di creare brand

Invicta è nata nel 1906 proprio in Inghilterra e in origine produceva sacchi da marina in juta. Nel 1926 l’azienda aprì a Torino il suo primo laboratorio, specializzandosi in abbigliamento per alpinisti, brevettando il marsupio e inventando lo zaino Jolly diventato il sogno fashion di tanti ragazzi (e non solo). Questa storia presenta delle similitudini con un’altra vicenda di cui, però, è stata protagonista Meghan Markle. Lo scorso aprile il Daily Mail riportò la notizia secondo cui la duchessa di Sussex avrebbe tentato di ottenere il diritto esclusivo della parola “archetypes” presso l’Ufficio Brevetti e Marchi degli Stati Uniti. Quello, infatti, doveva essere il titolo del suo podcast targato Spotify sui pregiudizi di genere.

Però questo termine, di origine greca, è entrato nella lingua inglese 470 anni fa, nel sedicesimo secolo ed è molto comune. Lo usano già diversi brand e la stampa dubitava che Meghan potesse e volesse far causa a tutti per una parola che fa parte dell’inglese quotidiano sia parlato che scritto. Certo, bisogna fare le dovute distinzioni tra il caso della duchessa e quello del principe Harry, però c’è una base comune: i Sussex vorrebbero creare dei marchi collegati a loro e alle loro iniziative, tutelando il lavoro che stanno svolgendo. Purtroppo, però, hanno scelto due parole che rappresentano già dei concetti ben definiti nel pensiero collettivo.

Certo, nella vicenda di Harry c’è un passaggio in più: “Invictus” e “Invicta” non sono esattamente la stessa parola (cambia solo il genere, in realtà), ma hanno la stessa radice (cioè contengono lo stesso significato, detto in parole povere). Su questo ha fatto leva la Invicta, sottolineando che le due parole "possono essere intese come versioni alternative della stessa parola di derivazione latina". Harry e Meghan non sono molto fortunati con i brand. Dopo la Megxit la regina Elisabetta vietò l’utilizzo di “Sussex Royal”.

La coppia dovrà cercare dei vocaboli liberi da qualunque vincolo.

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