I Festival sono segno di nobiltà

Non di sole sagre vive l'uomo Ah, se così fosse! Non ci sarebbe quello sperpero di denaro pubblico che, spesso, soprattutto in estate, si disperde in mille rivoli di paese, a conferma della presenza, della potenza, del politicante «locale». Che sia dedicata alla patata o alla salama, al caciocavallo muschiato o al funghetto trifolino, la sagretta strapaesana riempie la panza e crea dipendenza. Spesso, dalla malapolitica. Ridi grasso, ma resta secca l'anima. Altra nobiltà ha il #Festival. Che è, insieme, festa ed evento identitario, culturale e artistico. Del teatro? Della danza? Della pittura o della scrittura? Il #Festival è occasione, leggera e profonda allo stesso tempo, di incontro, conoscenza e confronto. Educat ridendo mores, direi, parafrasando.

Perché è nei giorni elegantemente frenetici di un #Festival che piovono da un cielo amico gocce di Sapere, che, in questi tempi lugubri di temporali di cafonaggine e volgarità da social network, non solo non fanno male, ma ritemprano mente e anima e fortificano il corpo. Che siano calde serate di #Festival, quelle che andremo a vivere in questa tardiva estate, spegnendo i cellulari e abbandonandoci all'antico piacere dell'apprendimento!

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