«Michele, ridacci i soldi». Santoro, dopo un anno da «indipendente» vissuto in onda sul web, si trasferisce a La7, e i finanziatori di Servizio Pubblico ci restano male. Quel milione raccolto con donazioni spontanee da almeno 10 euro dei suoi affezionatissimi telespettatori per aprire lera-streaming del dopo Annozero, garantendo la messa in onda di «Michele chi?» a prescindere da palinsesti, politici e ogni tipo di laccio e lacciuolo, sembra ora perdere significato per molti degli elargitori. Che si sentono traditi, e sulla pagina Facebook del programma non mancano di manifestare dubbi, perplessità e critiche anche pesanti. «Spero almeno che i soldi versati vengano impegnati in modo decoroso, trasparente e soprattutto che tutti noi veniamo informati. Dei miei 20 euro non ho mai saputo nulla, caro Michele, questa non la digerisco e Vauro sulla vignetta della bicicletta potrebbe mettere Mentana alla guida e Santoro sul manubrio diretti verso La7, con un sorrisetto beffardo», scrive uno spettatore tra i più equilibrati commentando il post dello sbarco su La7.
Servono a poco le rassicurazioni dei gestori della pagina, persino quelle dello stesso Santoro, che in serata al tg di Mentana assicura i suoi fan che la «piattaforma» web di Servizio Pubblico continuerà a esistere. Luigi osserva che «anche Santoro ha un prezzo», qualcun altro rileva caustico, chiedendo la restituzione dei soldi: «Avete elemosinato un milione di euro, soldi che vi abbiamo dato perché credevamo nel vostro progetto rivoluzionario, e mo si torna a fare la cara vecchia solita tv? Ma mi pare sia una presa per il culo!». La maggioranza, insomma, non pare gradire il nuovo corso. E anche se su Facebook i responsabili del programma si premurano di riportare estratti tranquillizzanti per il pubblico, le repliche sono velenose. «Santoro al tg di La7: Ridare centralità al concetto di Servizio Pubblico», scrivono i «santorini», e qualcuno replica: «E perché lo fa da unemittente privata? Perché è più remunerativo. I nostri 10 euro non bastavano». «Non vorremmo essere stati usati come donatori», paventa Nicola, e Valentino ironizza sulla «buona busta paga da portare a casa» unendosi al coro di chi vuole il rimborso.
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