È un Ibra che vuole far vedere il suo volto umano, equilibrato, divertente, ironico. È un Ibra che vuole far dimenticare le immagini delle liti in campo. È un Ibra che vuole allontanare le polemiche per ogni cosa che dice e che fa. Almeno per una sera. O cinque sere. E, dunque, prima di salire a giocare con Amadeus e Fiorello su quel palco che fa tremare i polsi alle più grandi star, ma non a lui, lo stangone cresciuto a Rosengard, quartiere popolare di Malmö, periferia della città e della vita, si concede ai giornalisti. Con il suo italiano zoppicante come la gamba che gli va fa male dall'altro giorno quando si è infortunato nel match con la Roma.
È più difficile fare gol o cantare all'Ariston? «Sicuramente più facile fare gol, però ballo meglio in campo che sul palco». Ma i tuoi compagni festivalieri sono interisti: «Si, me lo ripetono sempre, ma non facciamo il derby, qui siamo una squadra. Questo non è il mio mondo ma con loro due sono in buone mani e non sono preoccupato. Se sbaglio nessuno mi può giudicare perché non sono in campo, se faccio bene, meglio... così magari avrò un nuovo lavoro quando smetto. Magari mi faccio aiutare da Matilda (che sta al suo fianco in conferenza stampa) a diventare un attore...». Del resto, lui quando decide di fare una cosa la fa al massimo, deve sempre dimostrare di essere un campione, con quella tenacia cui si è aggrappato fin da bambino quando, senza un soldo, rubava biciclette per andare agli allenamenti nei campi svedesi. «Se Amadeus mi ha chiamato, vuol dire che voleva fare il record dei record, ed eccomi qui...». Ma sa anche essere riconoscente verso chi lo ha accolto e lanciato come star del calcio: «Sono qui perché voglio restituire all'Italia il più possibile di quello che mi ha dato. Non so se con il calcio lo faccio, ma mi è arrivata l'opportunità di fare il Festival, mi hanno detto che è la cosa più grande in Italia e così ho detto presente». In questo clima apparentemente rilassato, non ci sta a farsi trascinare nelle polemiche delle ultime settimane. A chi lo stuzzica sulle critiche per la scelta di distrarsi dal campionato, risponde: «Quelli che mi conoscono sanno che sono un professionista e quando gioco il mio calcio sono molto concentrato, gli altri mi devono vedere come un esempio». Sullo stiramento del muscolo della gamba sinistra che non gli permetterà di giocare per alcune partite ma che gli consentirà di essere ancora più a disposizione del Festival, dribbla: «È una piccola lesione che non cambia i miei programmi, posso fare tutti i movimenti, sempre che Amadeus non mi chieda di fare qualcosa di strano». Su Berlusconi che aveva detto che, da presidente del Milan, non gli avrebbe concesso di andare a Sanremo durante il campionato ribatte: «Berlusconi secondo me mi dava il permesso per venire, sono sicuro perché con lui ho un bel rapporto...». Sul caso Lukaku con cui ha avuto un brutto diverbio in campo e che in molti vorrebbero vedere concludersi con una stretta di mano all'Ariston: «Se vuol venire è il benvenuto. Quel che succede in campo finisce in campo». Infine l'ultima polemica in ordine di tempo, quella con LeBron James, che Ibra ha criticato per le sue affermazioni politiche: «La politica divide il mondo, lo sport unisce. Era questo il mio messaggio».
Ma il campione (che darà il suo compenso, ben più basso del suo ingaggio, in beneficenza) non dimentica da dove è venuto e quanto sia diventato il simbolo per le giovani generazioni del suo Paese e di tutto il mondo: «Non so se in Svezia possono vedere il Festival, di certo da stasera gli svedesi sapranno cos'è Sanremo. Sto facendo il mio lavoro nel migliore dei modi anche per essere di esempio, per mandare un messaggio che è possibile avere successo, non solo nel calcio, ma voglio anche restare me stesso, uno che non è perfetto, sbaglia e cerca di correggere gli sbagli». Paura di qualcosa mai? «No non ho mai paura, la paura ti frena. Io credo nel destino, sono più aperto a scoprire cose nuove.
Ho due figli e una grande famiglia, l'unica cosa che voglio è che loro stiano bene». Non teme neppure di intonare con Sinisa (Mihajlovic) domani sera il brano Io Vagabondo: «Spero che non sappia cantare bene, così saremo allo stesso livello». Dai Ibra, canta per l'Italia.
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