Icona di "Profondo rosso" e musa di Dario Argento

Nel film culto era la giornalista libertina e stregò il regista. Diventarono una coppia unica nella Roma degli anni '70

Icona di "Profondo rosso" e musa di Dario Argento

Dario e Daria. Una coppia così anni Settanta, a Roma, tra fenomeni paranormali e streghe nella notte, al Coppedé, prendendo di petto il cinema di paura all'italiana, non s'era vista mai. Né più si vedrà, ora che Daria, musa di Dario Argento e sua compagna di vita, si è spenta all'età di settant'anni, compiuti il 19 giugno. I più ricorderanno l'attrice e sceneggiatrice fiorentina nel ruolo della giornalista Gianna Brezzi in Profondo rosso. Fu su quel set, nel 1974, che Argento s'innamorò di lei e dei suoi occhi medianici, profondi ma assenti, perfetti per la parte da detective libertina d'un misterioso omicidio.

Non a caso era di Bellosguardo, nata nel 1950 in una famiglia-bene: la madre Fulvia discendeva dal compositore Alfredo Casella e il padre era un avvocato, volontario nella guerra di Liberazione, ancorché minorenne. Il fisico sdutto e il seno piatto («Ti prenderei per un mio film, ma non hai le tette», le disse Federico Fellini) non le impedirono di affrontare ruoli sexy, anzi. L'aura erotica le derivava da una testa brillante, forse perversa, che le permise di debuttare, al cinema, con Francesco Rosi, prima di diventare nota per Suspiria e Inferno e guadagnarsi un posto in prima fila nel Pantheon argentiano e nell'immaginario dei cinefili, razza ora appiattita sulle piattaforme online.

Così iconica, Daria, da ricevere un omaggio artistico da parte di Carmelo Bene, il Genio&Sregolatezza che animava il teatro dei Settanta del secolo scorso inserendo il nome di lei nel cast di Salomè, dove la Nicolodi non compariva... «Eravamo nottambuli, Carmelo ed io, forse gli unici due di Roma, assieme a Paolo Villaggio», raccontava la madre di Asia, che ieri ne ha annunciato la morte firmandosi «Aria», perché è così che Dario e Daria volevano registrarla all'anagrafe e non si poté, essendo vietato assegnare ai neonati nomi astratti.

Scoperta da Luca Ronconi, che la volle nell'allestimento de Il candelaio alla Fenice di Venezia e poi ne L'Orlando furioso a Spoleto, nel 1969, la «dark lady» toscana viveva di quell'atmosfera scandalosa circolante negli anni della contestazione giovanile, tra piazze ribollenti e manifestazioni. Né mancano, dal curriculum della Nicolodi, momenti meno seriosi, insieme a Gigi Proietti, appena scomparso, nel musical Alleluja, brava gente, dove cantava e ballava. E anche Paolo Poli l'ingaggiò nello spettacolo di cabaret Babau, censurato dalla Rai per oltraggio alla morale. Ma la corda più adatta, per lei, era certo cinema intelligente, alla Elio Petri, che la inserì nel cast di La proprietà non è più un furto come cassiera di macelleria. Con Asia bambina, già imbronciata, è apparsa in Sogni e bisogni di Sergio Citti, che oggi questiona con Selvaggia Lucarelli a Ballando con le stelle...

Amante di magia ed esoterismo, si era legata ad Argento anche per via di tale passione comune, però non le piaceva parlare del loro rapporto. «Anche se fossi Francis Scott Fitzgerald di Tenera è la notte, come fai a raccontare le cose che ti hanno toccato nel profondo? Dario è stato un vero amore e le esperienze le vivi nel momento in cui accadono. Poi retrospettivamente, sì, ne puoi parlare, ma non è tanto importante raccontarsi», affermava.

Madre affettuosa di Anna, avuta dallo scultore Mario Ceroli e morta in un incidente stradale nel 1994 e di Asia, che ha sempre consigliato artisticamente, era tornata al cinema dopo una lunga pausa, recitando insieme ad Asia nell'horror La Terza Madre diretto da Dario Argento e facendo la parte della madre della protagonista Anna in Scarlet Diva, diretto e interpretato da Asia.

Finita la relazione con Dario Argento, non le mancarono altre pellicole horror come Paganini horror e La setta, per tacere delle pellicole girate con Mario Bava e con il figlio di questi, Lamberto (come Le foto di Gioia). «Ora potrai volare libera con il tuo grande spirito e non soffrire mai più», ha scritto Asia Argento per ricordare la madre.

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