il Giornale OFF - Musica

Gli Indiana Jones della ricerca fanno suonare le immagini

Arcadia e la compagnia Anagoor fondono note e video-art

Gli Indiana Jones della ricerca fanno suonare le immagini

Musiche antiche e video-art. Chissà come resterebbe un Claudio Monteverdi resuscitato dal secolo XVII nel vedere un suo madrigale di pioniere del melodramma dedicato a uno spettacolo del futuro. Proprio così, ai confini della ricerca, capita di imbattersi negli Indiana Jones della musicologia, professori e musicisti, che per l'Arcadia di Milano vanno a caccia di compositori caduti nel dimenticatoio, e nella compagnia d'avanguardia Anagoor, impegnata sui linguaggi contemporanei, con base in un'ex conigliera di Castelfranco Veneto. Fondazione lombarda e gruppo teatrale veneto hanno messo in piedi una rappresentazione multimediale, dopo un test a un festival, in scena dal prossimo autunno. Et manchi pietà è il titolo della produzione che ha come protagonista l'artista secentesca Artemisia Gentileschi, nota per lo stupro di cui fu vittima e relativo processo: negli anni Settanta diventò un simbolo.
Della serie corsi e ricorsi, nel 2011 la riscoperta, con una mostra milanese. «È stata in quell'occasione - spiega Alessandra Rossi, musicologa e direttore artistico dell'Arcadia - che ho avuto l'idea. Attraverso la sua vicenda, esplorare particolarità della pittura e musica del primo Barocco italiano». Galeotta fu una pièce sul pittore veneziano Giorgione realizzata dal gruppo veneto e notata dalla Rossi. «Proposi loro il progetto e le musiche che avevo in mente». Il resto è un lavoro di equipe: da una parte l'Arcadia col suo ensemble, dall'altra Anagoor, età media 30 anni e nome preso in prestito dalla città di un racconto di Buzzati. Risultato: 13 quadri da proiettare, come «Padre», «Caduta» e «Camera nera», e l'orchestra in sala che esegue maestri del passato come Luigi Rossi e Barbara Strozzi .
«Non è un film con la colonna, neppure un concerto con immagini. È un'opera video, dove musica e schermo sono connessi», spiega il regista Simone Derai. I brani han dato vita ad atmosfere e immagini, che in alcuni momenti «vengono suonate».

Come in tutte le produzioni le curiosità non mancano: un serpente noleggiato per le scene, i paesaggi bucolici che sembrano di chissà dove e invece sono l'italica campagna e Giuditta scanna Oloferne in un mare di sangue che poi il video mostra prodotto da una pompetta.

Commenti