La figuraccia di William con Mattarella (e l'Italia)

A Wembley per la finale Inghilterra-Italia il principe William ha fallito miseramente nel suo ruolo di futuro re d’Inghilterra

La figuraccia di William con Mattarella (e l'Italia)

Inghilterra inqualificabile. Non stiamo parlando di selezioni e classifiche per il prossimo Mondiale di calcio, ma di un comportamento deplorevole tenuto, durante e dopo la finale Inghilterra-Italia dello scorso 11 luglio, non solo da una nazione tra le più importanti al mondo, ma addirittura da un rappresentante delle sue istituzioni, il principe William. Ovvero dal futuro, giovane re che mai avremmo pensato potesse inanellare una serie di errori grossolani e deprecabili. Fa male ammetterlo, ma il duca di Cambridge, incredibilmente, ha gettato alle ortiche le più elementari regole dell’educazione e del protocollo, oltre che secoli di gloriosa storia inglese. C’è da sperare che il figlio di Lady Diana, donna sempre molto attenta al prossimo, riesca a realizzare la portata delle sue sorprendenti gaffe.

Una spocchia tutta inglese

Ripercorriamo i fatti avvenuti prima, durante e dopo la finale degli Europei a Wembley. L’Inghilterra sentiva di avere la vittoria in pugno. Ne era talmente certa che qualche incauto tifoso si è fatto addirittura tatuare la coppa prima del match. Per giorni gli inglesi davano gli italiani per perdenti e umiliati, benché, per dirla tutta, da un punto di vista tecnico tra le due squadre non vi fosse questa grande differenza. L’Inghilterra, forse un po’ troppo abituata a vincere dentro e fuori dai campi da gioco a qualunque costo (la Storia insegna), non è riuscita a concepire un finale alternativo assolutamente possibile.

Una certa superbia mista a spocchia incontrollata con una spruzzata di immotivato senso di superiorità ha fatto il resto. Qui entra in gioco il principe William. Forse un po’ troppo galvanizzato da una presunta imbattibilità della sua Nazionale avrebbe compiuto, secondo quanto riportato dai giornali, tre azioni disgraziate: avrebbe abbandonato lo stadio in fretta furia con Kate e George, pur di non presenziare alla proclamazione dei vincitori italiani. Non avrebbe salutato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Non avrebbe battuto ciglio quando al nostro presidente sarebbe stata assegnata una postazione non in linea con il suo rango di capo dello Stato e ospite in un altro Paese.

Un'altra versione dei fatti sostiene che il principe William, a fine partita, abbia tentato di avvicinarsi al presidente italiano e in effetti esiste un filmato in merito che, però, non chiarisce la dinamica dei fatti. Il duca sarebbe stato bloccato da un delegato della FIFA, prima di raggiungere Mattarella, a causa delle norme anti-Covid. Però c'è da segnalare che entrambi sono vaccinati, l’evento è stato pianificato (come già accaduto per altri incontri tra rappresentanti di Stati diversi durante il periodo di pandemia) e che il duca aveva l'autorità per tentare di imporsi su questa decisione. Tra l'altro il principe William e Sergio Mattarella non erano neanche così distanti l’uno dall’altro. Dov'è la verità? Ci sono parecchie zone d'ombra su questo evento.

Il principe William rappresenta il casato regnante britannico. Pertanto se decide di andare allo stadio per assistere a una finale che coinvolge la Nazionale inglese, la sua visita non può che essere ufficiale e, di conseguenza, rispettare tutti i crismi dell’evento pubblico. Ciò significa che il principe William, in quanto “padrone di casa”, avrebbe dovuto scendere dagli spalti e congratularsi con tutti i giocatori e gli allenatori di entrambi gli schieramenti e assistere alla premiazione. Per dirla in parole povere, doveva fare il suo dovere e tenersi la rosicata per sé. “Never complain, never explain”.

Inghilterra razzista?

L’Inghilterra ha aspettato per 55 anni di alzare la coppa degli Europei. Non è accaduto, ma sono cose che capitano. Certo, l’allenatore inglese Gareth Southgate ci ha rimesso il titolo di baronetto, ma nella vita c’è di peggio. Invece è sembrato di trovarsi di fronte a una nazione incattivita, che pretendeva la vittoria come fosse un diritto divino. Ciò che è successo lo scorso 11 luglio non dovrebbe essere sottovalutato, anche perché coinvolge persino un futuro leader, il principe William e addirittura il sempre spettinato primo Ministro Boris Johnson, che ha dichiarato: “Questa squadra ha già fatto la storia e ha elevato lo spirito della Nazione. Stanotte potranno alzare anche la coppa. In rappresentanza della Nazione, buona fortuna. E portatela a casa”. Eppure la vittoria inglese non era scolpita sulla pietra. Tuttavia perfino le istituzioni si sono sentite investite di una sacra missione in stile Giovanna D’Arco.

Il principe William, poi, ha giustamente difeso dalle accuse razziste i calciatori linciati per aver sbagliato i rigori, ma ha precisato che l’intero team è composto da “eroi” . Non sarà un tantino esagerato? Era una partita, benché gli inglesi, per parafrasare Churchill, l'abbiano persa quasi si fosse trattato di una guerra. Ridimensioniamo. Forse il duca si è fatto prendere la mano, tralasciando tutti gli insulti ricevuti dagli italiani durante il match e gli atti violenti e criminali perpetrati dagli hooligans ai danni dei nostri connazionali.

Alla fine rimane una domanda: perché è accaduto tutto questo? La bella Inghilterra trasformata in una megera, una parte del suo popolo, famoso per l’aplomb, stravolto da una rabbia animalesca. Figuraccia mondiale. Cosa ha da dire Kensington Palace?

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