Cultura e Spettacoli

"Gli italiani? Non sono che pecore indisciplinate"

In un'intervista di 40 anni fa il giornalista descrive un Paese identico a oggi: fatto di furbi, bugiardi, faziosi

"Gli italiani? Non sono che pecore indisciplinate"

Moderno Voltaire in cravatta e vigogna, Indro Montanelli ha il dono, così raro fra noi giornalisti, di rendere facile il difficile, limpido il torbido, digeribile l'indigesto. Sotto la sua penna anche i logaritmi diventano commestibili.

Alla sua scomodissima scuola abbiamo imparato - o, almeno, ce ne siamo illusi - che la chiarezza è un dovere, l'obiettività non esiste, il lettore ha sempre ragione.

Siamo ancora uno Stato di diritto?

«Non direi».

Chi ha messo in crisi il principio d'autorità?

«Il fascismo, facendone un uso sbagliato».

Chi comanda in Italia?

«Tutti e nessuno. Forse, i vertici di partito. Ma fino a un certo punto».

E chi obbedisce?

«Nessuno».

Da noi, mangia solo chi lavora?

«Chi lavora è l'unico che non mangia. Solo i traffici rendono».

Le colonne della nostra morale pubblica?

«Non ne vedo più alcuna».

E privata?

«Nemmeno. Anche se ci sono ancora dei galantuomini».

Quale virtù più ci difetta?

«Un po' tutte».

Ma più di tutte?

«Il coraggio, la sincerità - ch'è un aspetto del coraggio -, il civismo».

E l'individualismo?

«Non ne parliamo».

Come?

«Gl'italiani credono d'esser individualisti, mentre non sono che pecore indisciplinate e asociali».

Abbiamo più intelligenza o carattere?

«Intelligenza, o meglio sveltezza, prontezza di riflessi».

Perché gl'italiani parlano tutti assieme?

«Per incapacità di vivere insieme. Ognuno fa il proprio monologo, infischiandosi di quel che dicono gli altri».

In Italia, è meglio aver torto in molti o ragione da soli?

«Guai ad aver ragione da soli. È la cosa più pericolosa».

Il più italiano dei verbi?

«Arrangiarsi».

C'è tolleranza, oggi, in Italia?

«Ma l'Italia è tutta una casa di tolleranza».

Perché crediamo tanto ai miracoli?

«Perché non abbiamo più alcun motivo di credere alla logica, alla ragione».

L'italiano è più cattolico a letto o in chiesa?

«Ovunque: a letto, in chiesa, in politica. È sempre cattolico».

È più fedele alla moglie o al matrimonio?

«Al matrimonio».

Come mai?

«Il peccato gli fa compagnia».

Pensi anche tu che, nel nostro Paese, di progressivo ci sia solo la paralisi?

«Certo».

La nostra classe politica è più inabile nel fare, abile nel non fare, abilissima nel disfare?

«È abile nel non fare. Non che voglia disfare: disfa per inabilità a fare».

Le colpe degl'imprenditori?

«Non alzare mai lo sguardo su quel che avviene fuori delle loro aziende».

Dei sindacati?

«Ma i nostri non sono sindacati».

E cosa sono?

«Corporazioni medievali, le quali non vedono che l'interesse di categoria».

Perché tanti somari in tanti giornali?

«Non c'è più il filtro. Ma, ormai, avviene ovunque. La lotta alla meritocrazia significa l'appiattimento sul più sprovveduto».

Con che criterio scegli i collaboratori?

«O so che sono bravi, o piglio dei giovani e li metto alla prova».

Devono tutti pensarla come te?

«Ci mancherebbe altro! Al Giornale c'è un po' di tutto».

Anche missini?

«No».

E comunisti?

«Ch'io sappia, solo il corrispondente sardo».

Perché è così difficile scrivere come si parla?

«Perché l'abitudine alla menzogna, in Italia, è istintiva, secolare. Bisogna coprire e, quando si copre, non si può scrivere come si parla».

Esiste l'obiettività?

«Come ideale, quindi irraggiungibile. Cerchiamo, comunque, d'avvicinarlesi, o, almeno, fingerla».

È buon giornalismo l'arte di mentire, avendo l'aria di dire la verità?

«È giornalismo abile».

Come mai i giornali di partito sono così indigesti?

«Perché strumenti di propaganda, che è sempre, per natura, cattivo giornalismo».

Cosa vogliono i giornali dal potere politico?

«Protezioni, coperture, finanziamenti, facilitazioni».

E il potere politico dai giornali?

«La stessa cosa».

La stampa è sempre il quarto potere?

«Ma come si fa a parlare di quarto potere in un Paese dove i poteri non esistono più, anzi esistono solo poteri usurpati, come quello esercitato dalla magistratura, che piglia iniziative anche legislative?».

Cos'è l'impegno? Solo incitamento - come diceva Prezzolini - alla bugia di gruppo?

«Nella pratica, in Italia, questo è stato».

Paga ancora buttarsi a sinistra?

«Sì».

Perché?

«L'errore commesso a sinistra non è errore».

E cos'è?

«Un generoso fraintendimento, riscattato dalle buone intenzioni. Pensa a quel ch'è stato scritto all'inizio del terrorismo. Ma nessuno ne chiede scusa a nessuno».

Perché tanti ex fascisti nei partiti antifascisti?

«Perché tutta l'Italia fu fascista».

Anche per te, come per Longanesi, l'intellettuale è un signore che fa rilegare libri che non ha letto?

«Sì».

A proposito di Longanesi: quanto gli devi?

«Moltissimo».

Ossia?

«Il gusto d'esser in disaccordo col gregge, l'anticonformismo, la lucidità».

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