Cultura e Spettacoli

“Confonde storia e sensazionalismo”. Judi Dench contro The Crown 5

Anche l’attrice Judi Dench si unisce al coro di chi critica le scelte narrative di “The Crown” 5, sottolineando la mancanza di accuratezza storica

“Confonde storia e sensazionalismo”. Judi Dench contro The Crown 5

La quinta stagione di “The Crown” è diventata il bersaglio di critiche accese, talvolta feroci, ma in realtà non così irragionevoli. Molti si sono scagliati, in particolar modo, sull’assenza di un confine netto tra realtà storica e finzione. Tra loro c’è anche una signora del cinema britannico e internazionale, Judi Dench, la quale parla di “crudo sensazionalismo” che nulla avrebbe a che vedere con la “libertà artistica” ma, al contrario risulterebbe dannoso per la Corona.

Dame Judi Dench contro “The Crown”

In una lettera al Times, citata dalla Bbc e da La Stampa l’attrice Judi Dench, eccellenza del cinema britannico e amica della Regina consorte Camilla, analizza con precisione chirurgica le pecche della nuova stagione di “The Crown”, in onda su Netflix dal prossimo 9 novembre, puntando il dito contro la confusione generata dalle vicende narrate in cui, più o meno deliberatamente, non viene delineato il limite tra ricostruzione storica e narrazione romanzata: “Più la serie si avvicina ai nostri tempi, più liberamente sembra voler offuscare i confini tra accuratezza storica e crudo sensazionalismo. Dati alcuni dolorosi suggerimenti apparentemente contenuti nella nuova serie, ad esempio che il re Carlo complottò affinché sua madre abdicasse, oppure che una volta suggerì che il suo ruolo materno fosse così scarso da meritare quasi una condanna detentiva, questo è crudelmente ingiusto per le persone e dannoso per l’istituzione che rappresentano. Nessuno crede più di me nella libertà artistica, ma ciò non può passare inosservato”.

Un disclaimer necessario

Judi Dench separa la libertà artistica e di espressione da una presunta manipolazione degli eventi narrati nella serie: essere liberi di raccontare non vuol dire avere la facoltà di stravolgere i fatti. O meglio, se si adotta una narrazione non strettamente connessa alla ricostruzione storica, una specie di “liberamente ispirato”, ciò dovrebbe essere chiaro fin dal primo fotogramma, per una questione di onestà intellettuale. Per questo l’attrice precisa: “Nonostante questa settimana abbiano affermato pubblicamente che “The Crown” è sempre stato un ‘dramma romanzato’, i creatori del programma hanno resistito a tutte le richieste di aggiungere un'avvertenza all’inizio di ogni episodio. Per Netflix è tempo di riconsiderare ciò, per il bene di una famiglia e di una nazione da poco in lutto, in segno di rispetto verso una sovrana che ha servito il suo popolo così diligentemente per 70 anni e per preservare la propria reputazione agli occhi dei loro abbonati britannici”.

Non è la prima volta che Netflix riceve la richiesta di un disclaimer. L’ex segretario alla cultura Oliver Dowden, nel 2020, ne parlò al Daily Mail. Anche Charles Spencer, fratello di Lady Diana, domandò che fosse usata tale accortezza. L’attrice Helena Bonham Carter, che ha interpretato la principessa Margaret, accennò alla “responsabilità morale” degli autori di “The Crown”. Netflix ha commentato: “The Crown è un dramma basato su eventi storici. La quinta serie è una drammatizzazione romanzata in cui si immagina cosa potrebbe essere successo dietro le porte del Palazzo durante un decennio importante e ben documentato da giornalisti, biografi e storici della Famiglia Reale”.

Potrebbe non bastare. Gli spettatori non sono tenuti a conoscere alla perfezione le vicende della famiglia reale britannica prima di vedere la serie (e anche così possono rimanere dei dubbi). “The Crown” non è un documentario sulla royal family ma, forse, occorrerebbe specificarlo in modo incontrovertibile.

Mancherebbe una linea di demarcazione tra storia e fiction, soprattutto considerando che alcune vicende narrate sono ferite aperte e molti dei personaggi di cui vengono narrate le storie “romanzate” sono ancora in vita (il discorso cambierebbe poco se non fossero più tra noi), ma non è detto che possano o vogliano dare la loro versione dei fatti.

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