Judy, stella di nostalgia tra note, alcol e lacrime

di Rupert Goold con Renée Zellweger, Jessie Buckley, Finn Wittrock, Rufus Sewell

La stella indimenticabile di Judy Garland è legata essenzialmente a due fatti. La bambina prodigio del celebre film Il mago di Oz. La mamma di Liza Minnelli. Attrice e cantante superlativa è caduta però nell'oblio per la vita tormentata e sfortunata, chiusa a soli 47 anni, dopo una sfilza di matrimoni fallimentari e la storia d'amore mai iniziata per Mickey Rooney che la rifiutò. A celebrarne la memoria arriva ora Judy, biopic firmato da Rupert Goold, regista britannico poco noto a queste latitudini perché dedito soprattutto al teatro inglese. Il film si concentra sul declino dell'artista, pur con qualche marcato riferimento al suo talento precoce. Una carriera, insomma, sbocciata prematuramente e prematuramente tramontata, tra figli affidati a mariti inaffidabili ma più in grado di crescerli e mantenerli. Abuso dell'alcol. Depressione e paure. Difficoltà di trovare un ingaggio che costringe la Garland ad approdare a Londra dove sono tutt'altro che rose e fiori. E dove, guardacaso, il più devoto applauso è quello di una nostalgica coppia gay che lascia il cuore per quell'ex stella dello star system, perseguitata dalla malasorte. L'operazione, tuttavia, è chiara. Il film sembra cucito su misura sulla taglia artistica di Renée Zellweger con il malcelato intento di regalarle l'Oscar come miglior attrice protagonista a cui è candidata. In scena dal primo all'ultimo minuto, sembra il modello fotocopia applicato a Joaquin Phoenix in Joker, pure lui in odore - accreditatissimo - di statuetta. Judy però ricorda molto pure lo schema del recente Stanlio e Ollio anche loro raccontati nel crepuscolo della pur luminosa carriera. L'esito è diverso.

Mentre i due comici, facendosi da spalla l'un l'altro, riescono a tenere alta l'attenzione e il fascino di un racconto datato e in qualche tratto demodé, Judy Garland si trova da sola e fatica un po' ad ottenere lo stesso pregevole risultato. Colpa forse pure di una vicenda ad alto tasso di drammaticità che comunque non delude ma accresce la nostalgia per quest'attrice e cantante tanto brava quanto penalizzata.

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