A Buckingham Palace gli uomini e le donne dello staff della regina Elisabetta vivono da sempre rigorosamente separati. Le vite degli abitanti del Palazzo reale, si tratti di nobili o di domestici, sono racchiuse in microcosmi modellati su rigide regole di comportamento a cui perfino i sentimenti vengono assoggettati. Sembra un cliché sugli inglesi? Non proprio. In questo modo, infatti, descrive la quotidianità nella residenza della regina l’ex chef Darren McGrady.
Quest’ultimo ha lavorato a corte per 11 anni, dal 1982 (nel 1993 è stato assegnato a Kensington Palace, dove ha servito Lady Diana per 4 anni) e conosce molto bene le abitudini dei reali, ha potuto osservare da un punto privilegiato le trame delle loro esistenze, respirato l’atmosfera del potere dietro al quale si celano segreti e intrighi. Proprio la confidenza con questo stile di vita ha spinto McGrady a svelare al magazine Insider la somiglianza tra la quotidianità di Buckingham Palace e quella romanzata della celebre serie targata ITV “Downton Abbey”.
Come spesso accade nelle opere artistiche (poco importa che si tratti di libri o di film) la realtà e la fantasia si sovrappongono per fondersi in qualcosa di nuovo, quasi inscindibile. Darren McGrady ha focalizzato il suo racconto sul lavoro dello staff di Buckingham Palace. Quasi sempre leggiamo le storie e gli scandali dei padroni dei palazzi, dimenticando che attorno alle regine e ai principi ruota una specie di “galassia” composta dalle persone che lavorano in questi ambienti, contribuendo a renderli vivi e a costruire l’apparenza fiabesca che noi vediamo. I collaboratori, dal primo valletto all’ultimo lavapiatti, sono il “backstage” non di uno spettacolo, ma di una storia vera che si dipana nella realtà di tutti i giorni. Del resto sono loro anche le proverbiali “orecchie” di cui sarebbe dotato ogni muro regale che si rispetti.
A proposito delle persone che compongono lo staff di Buckingham Palace, Darren McGrady ha sottolineato che uomini e donne abitavano su piani diversi del Palazzo, dichiarando: “Avevo una stanza a Palazzo. Quando vivevo lì l’ambiente era suddiviso proprio come nello show Downton Abbey. Avevamo un’ala preposta alla cucina degli uomini e una per le donne, il piano dei domestici, il piano delle cameriere e non era consentito visitare i piani diversi dal proprio” e ha proseguito: “Se eri un cuoco o un valletto ma provavi a intrufolarti al piano delle cameriere e venivi sorpreso, eri in guai seri. Tutti vivevano separati, funzionava così. Eravamo parte dell’era vittoriana”.
McGrady usa un’espressione idiomatica molto interessante, che rende bene quel tipo di vita: “it was the done thing”, ovvero un comportamento, una prassi socialmente accettata. Nel caso specifico significa che isolare gli uomini dalle donne era considerato un atteggiamento adeguato, in linea con i dettami e il rigore dell’epoca. McGrady ha anche spiegato: “Non si poteva neanche immaginare che uomini e donne single fossero insieme allo stesso piano”. Ancora negli anni Ottanta del Novecento la vita a Buckingham Palace era rimasta quasi immutata, almeno nelle norme di convivenza, dal regno vittoriano.
Proibire ai membri dello staff di intrecciare legami che andassero oltre quelli professionali era un modo per mantenere un certo ordine e decoro (naturalmente ogni divieto può essere aggirato con la giusta accortezza), ma le regole vennero ulteriormente inasprite dalla regina Vittoria che, secondo la leggenda (probabilmente molto fantasiosa, fino al ridicolo, benché vi fosse una base reale di perbenismo piuttosto ipocrita), era talmente bigotta da far coprire persino le gambe dei mobili. Darren McGrady ha confessato, poi, che vivere a Palazzo era quasi come soggiornare in un hotel. Lo chef ha detto:“In qualità di domestici avevamo diritto alla nostra stanza, ma non ci rifacevamo neppure il letto la mattina. Ogni piano aveva la sua donna delle pulizie che entrava, rifaceva i letti, cambiava gli asciugamani e ti dava il sapone”.
Dunque non esiste una gerarchia solo per gli aristocratici, ma anche tra i domestici di Buckingham Palace (dettaglio ben evidenziato anche in Downton Abbey). Tutto è rigidamente definito. McGrady ha aggiunto: “Era come un hotel, un’istituzione. Si può comprendere il motivo per cui le persone rimanevano lì per 30 anni o di più, perché ti veniva dato tutto ciò di cui avevi bisogno. Venivi pagato con un salario per le piccole spese”.
Come riporta il Daily Express, già nel 2017 il maggiordomo Paul Burrell paragonò Buckingham Palace alla serie Downton Abbey, puntualizzando: “Se moltiplichi Downton per 100 ottieni Buckingham Palace”. Il Palazzo reale, secondo Burrell, è un mondo a sé, una piccola città guidata dalla sua regina, Elisabetta II.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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