Cultura e Spettacoli

Lagioia: ecco il team per il Salone del Libro Ma il budget, dov'è?

Matteo Sacchi

Il trentesimo Salone del Libro, targato Nicola Lagioia e Massimo Bray (il primo dell'era Appendino e decollato a fatica dopo lo strappo con Milano e l'Aie) ha provato, ieri, a mettere le basi della propria ripartenza da Palazzo Madama, stipato di addetti ai lavori. Al tavolo dei relatori: il direttore Nicola Lagioia, il presidente uscente Mario Montalcini, quello in pectore Massimo Bray, la sindaca Chiara Appendino e il presidente della Regione Sergio Chiamparino. Tutti i nomi che contano della Fondazione e del Salone per far capire a che punto si trovi il progetto e rassicurare la città che la storica kermesse libraria si farà (il tasto dell'orgoglio sabaudo è stato premuto più volte). Il più atteso era chiaramente Lagioia, il quale doveva estrarre dal cappello la formula per il rilancio. La carta migliore del nuovo direttore - che ha comunque sottolineato la continuità ringraziando calorosamente Ernesto Ferrero - sembra essere la squadra di scrittori, operatori culturali ed esperti di editoria che si è affrettato a mobilitare. Ecco la formazione dell'«allenatore» Lagioia: Giuseppe Culicchia, Loredana Lipperini, Fabio Geda, Andrea Bajani, Valeria Parella, Mattia Carratello, Ilide Carmignani, Giulia Blasi, Giorgio Gianotto, Alessandro Leogrande, Vincenzo Trione, Rebecca Servadio e Eros Miari. Ognuno si darà da fare per coordinare gli sforzi nel settore di sua competenza.

Insomma, Lagioia punta a una gestione aperta e tendenzialmente collegiale per coinvolgere il più possibile editori e scrittori. Ha anche pensato di far chiudere i battenti al Lingotto alle 20 e spostare altre attività serali in un «Salone Off spostato in città».

Però, che la corsa sia in salita si può evincere da alcuni dettagli. Come si diceva, Lagioia ha premuto tutti i tasti dell'orgoglio sabaudo: «Perché il Salone possa aprirsi al mondo è fondamentale il rapporto che cercheremo di avere con la città. A Torino ci sono grandi realtà culturali, prima e meglio di tante altre città ha saputo puntare sulla cultura e sulla cosiddetta economia immateriale». Dato il suo ruolo ha fatto bene. Però non ha potuto esimersi dal fare il punto: sino a qui, Lagioia e la sua squadra hanno lavorato gratis e sul budget a disposizione non si hanno certezze. E questo non è un dettaglio. Infatti con garbo e sempre all'insegna dell'ottimismo, il neo direttore ha messo i puntini sulle «i»: «Stiamo ancora lavorando tutti a nostre spese... C'è un budget ancora da comunicare, la cui entità confidiamo corrisponda a quella su cui ci avete dato rassicurazioni... Noi rispettiamo i tempi della democrazia ma insomma siamo sicuri che non diventeranno quelli della burocrazia...». Le idee ci sono ma non possono camminare senza cifre certe. E la palla passa alle istituzioni..

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