«Il lago dei cigni» è magia sulle punte

«Riuscire nel Lago dei cigni è diventare in una notte una ballerina. Petipa e Ivanov sono per la danza quello che Shakespeare è per un attore: se riesci nella loro coreografia, puoi pensare di riuscire in qualsiasi cosa.» Così uno dei geni della coreografia moderna, George Balanchine, spiegava perché il Lago dei cigni fosse il più popolare classico della danza. Incantesimo che parte dall'eroina, Odette, magica creatura dell'immaginazione: principessa della notte, perduta nel mondo reale. Dopo aver visto il Lago dei cigni in riva al Ceresio (dal LAC di Lugano la grande compagnia del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo è passata al Regio di Torino, dove si esibirà fino al 19 dicembre), eseguito dal Corpo di ballo del teatro dove il capolavoro di Cjaikovskij risorse nel 1895, abbiamo capito cosa ha significato e cosa significhi ancora la danza in Russia. Sacrifici e disciplina che realizzano sogni e sfidano tempo e gravità. Colpisce l'alta qualità delle «file», dove la stazza dei giovanotti si esalta nel portare la grazia femminile. Stesso discorso per i solisti. Nelle danze caratteristiche del secondo atto - le coppie «spagnole», i magiari per la ciarda e i polacchi formano una corona fastosa all'esibizione dell'étoile, l'ucraina Oksana Skorik.

Eterea Odette, incisiva regina nera Odile, Oksana nervi di ghiaccio, ha stregato il principe Siegfried (il candido e molto elegante Xander Parish, dallo Yorkshire a San Pietroburgo per amore della danza) e il pubblico con l'ubriacante girandola di fouettés, emblema della magia sulle punte.

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