A vederla si direbbe grintosa e inflessibile. Lei invece, a sorpresa si definisce «una bambina». Non nel senso della puerilità, «ma della gioia quasi infantile con cui vivo il mio meraviglioso mestiere. E quindi della grinta che ne deriva». D'altra parte la gioia e la grinta di Bianca Guaccero traspaiono anche da Una vita da strega, la commedia musicale che (ispirata alla fortunata serie omonima di telefilm americani con Elizabeth Montgomery - già ripresi al cinema da Nicole Kidman) dall'8 gennaio la vedrà protagonista al teatro Sistina di Roma. «Una favola moderna che trasmette tanta gioia di vivere - sintetizza l'attrice pugliese -, ma che mi costa anche tanta, tanta fatica».
Ci spieghi allora questa metafora della bambina.
«È semplice. Fare l'attrice fa riemergere il tuo lato più bello, quello infantile. Ritorni curioso, entusiasta, generoso. Recuperi tutto ciò che la vita adulta aveva inaridito. Per questo mi considero una privilegiata: perché faccio un mestiere che mi ringiovanisce. E per il quale mi pagano pure».
Per questo, dopo Poveri ma belli, torna a fare il musical? Perché è gioia di vivere?
«Beh, Una vita da strega è un musical particolare. Il regista Armando Pugliese ha provato a immaginare il prequel delle già note avventure matrimoniali fra Samantha, strega in incognito, e Darrin, suo ignaro marito (Francesco Venditti), come li raccontava il famoso telefilm. Raffaello di Pietro ci ha aggiunto delle canzoni. Ma poi si è andati oltre: nella nostra favola Samantha evita di usare la magia per dimostrare a se stessa d'essere soprattutto una buona moglie; poi però quando vede che Darrin perde la testa dietro al lavoro e al consumismo, interviene a raddrizzarlo con qualche piccolo sortilegio. La magia, insomma, come metafora dell'identità femminile: misteriosa, segreta, inafferrabile (soprattutto agli uomini). E preziosa. Una confezione leggera, come si vede; ma un contenuto quasi serio».
Forse perché, oltre che entusiasta, seria lo è anche lei. Bianca Guaccero - anche se popolare interprete di fiction come Assunta Spina o Capri - resta estranea al gossip più redditizio come alla tv più facile e becera.
«Non mi piace fare spettacolo della mia vita privata. Così non vado nei locali o sulle spiagge dove, generalmente, si va proprio per essere paparazzati. Tutto qui. Il mio lavoro sarà pure strano, ma la mia vita è normalissima, al limite della noia. I gossippari ci troverebbero ben poco d'interessante. Quanto alla tv che rende, nessuno m'ha mai chiesto di partecipare a qualche reality. Forse perché non ho problemi a dire che si tratta di un genere di tv totalmente inutile e perfino squallido».
È più brava a cantare o a ballare?
«Fortuna che in Una vita da strega si deve soprattutto cantare. Non abbiamo balletti propriamente detti, ma movimenti coreografici. È un musical moderno, da un certo punto di vista perfino sperimentale».
Madre natura l'ha dotata d'un aspetto e d'un temperamento fortemente «italiani». È stato un limite o vantaggio, nella carriera?
«È vero, me lo dicono da quando interpretai per la tv il personaggio che al cinema era stato di Anna Magnani, Assunta Spina. Ma, paragoni improponibili a parte, diciamo che ho la fortuna di possedere un aspetto fisico che corrisponde al mio vero carattere. Sono volitiva, impulsiva, espansiva... Il che m'ha molto aiutato in un mestiere non facile. E spero m'aiuti ancora, anche in questi momenti di crisi...».
In che senso?
«Il mio è un carattere che spinge a non mollare mai, a continuare a credere nei miei sogni.
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