Leo spiega con la Gerini quant'è difficile separarsi

Nel (bel) film "Lasciarsi un giorno a Roma" il nuovo identikit della fine di un rapporto d'amore

Leo spiega con la Gerini quant'è difficile separarsi

«Cosa abbiamo fatto in questi dieci anni? Siamo usciti a cena». Quant'è difficile dirsi addio dopo un amore, un lungo rapporto. Quant'è difficile trovare le parole giuste per non ferire l'altro. Quant'è difficile immaginare una vita senza le abitudini, la casa, le amicizie, la sicurezza. Ecco su questa situazione, tanto comune a tutti quanti, indaga il nuovo film di Edoardo Leo Lasciarsi un giorno a Roma, di cui l'attore è protagonista, regista e sceneggiatore. Una commedia romantica bella, interessante, che fa sorridere e al contempo offre molti spunti di riflessione, in onda il primo gennaio su Sky Cinema (anche on demand e in streaming su Now). Insomma, se dopo la sbornia delle feste in famiglia, siete lì all'ultimo dell'anno a chiedervi se è la vita che volete, questa pellicola fa al caso vostro.

Prodotta da Fulvio e Federica Lucisano in collaborazione con la spagnola Neo Art e Vision Distribution, il film - con protagonisti, oltre a Leo, Claudia Gerini, Stefano Fresi e la bravissima attrice spagnola Marta Nieto - si presta a molte letture. Lo spunto è la posta del cuore, che ricorda un po' Perfetti sconosciuti dove l'innesco dell'analisi di coppia era fornito dai messaggini sul telefono. II protagonista, Tommaso (Leo), è uno scrittore che per arrotondare risponde alle lettere di una rubrica per cuori infranti sotto lo pseudonimo nientedimeno che di Gabriel Garcia Márquez. Peccato che a scrivergli è anche la sua inconsapevole fidanzata per chiedere come riuscire a separarsi senza far soffrire il proprio compagno. Un impianto all'apparenza fragile, che, invece, si risolve in situazioni divertenti senza incespicare nella trama.

«Parlo dell'amore e della fine di un amore - spiega il regista - attraverso quattro personaggi in cui ognuno di noi si può ritrovare. Per quelli della mia generazione che si avvicinano ai 50 anni è naturale porsi la domanda sullo stato di salute del proprio rapporto. Su quante delusioni accumuliamo negli anni e non diciamo al nostro partner».

I modi diversi di affrontare la fine di una storia sono analizzati attraverso due coppie: quella di Tommaso e Zoe (Nieto), manager spagnola in carriera e quella di Elena (Gerini), sindaco di Roma, madre e moglie assente e Umberto (Fresi), marito stanco di una moglie troppo indaffarata. E qui si innesta il secondo aspetto: la parità di genere. «Questo è un film in qualche modo rivoluzionario - si accalora la Gerini - perché le figure femminili sono raccontate in maniera veramente moderna e realistica. Non sono solo al pari degli uomini, ma più avanti, hanno ruoli sociali e lavorativi più importanti dei loro compagni. Il mio personaggio è sindaco di Roma (e fa funzionare la città!): esposto pubblicamente, lavora dalla mattina alla sera e ha poco tempo per la famiglia. Il marito deve accettare di restare un passo indietro senza sentirsi sminuito e fare il mammo, il contrario di quanto accade solitamente nelle coppie tradizionali. È anche una riflessione sul ruolo del maschio contemporaneo». Per indagare al meglio nel mondo femminile il regista ha discusso la sceneggiatura con le sue attrici. «Io, di solito - racconta - scrivo il 60 per cento della trama, poi vado in cerca degli attori e con loro finisco il film. Dalle tante conversazioni con Claudia e Marta sono usciti i due personaggi». Ma lasciare è difficile sul set come nella vita. «Io? Sono stata un disastro quando ho dovuto troncare delle relazioni - racconta la Gerini - ci ho messo anche anni. A volte sono stata vigliacca, me ne sono andata senza una parola».

Il terzo tema è l'incomunicabilità. Dopo dieci anni Leo e Zoe si accorgono di non essersi mai parlati veramente, di non conoscersi a fondo, di «non essersi mai tirati i piatti e i bicchieri addosso». «Il lockdown ha acuito le difficoltà delle coppie - riflette ancora Leo - ha accelerato i processi di distruzione dei rapporti».

Infine, ultimo tema è Roma, fotografata «come un grande teatro romantico dove ambientare la storia: la fine di un amore messa in scena nella bellezza di una città che gli amori li fa nascere». In qualche punto si rischia l'effetto cartolina o Grande bellezza, ma certo questo aiuterà per la vendita all'estero della pellicola. E, comunque, le immagini della capitale deserta - e pulita - per la pandemia fanno sempre il loro effetto. Passato nelle sale solo tre giorni a inizio dicembre, il film meritava una vera permanenza nei cinema. «Con Sky abbiamo deciso questa politica - spiega Leo - perché in realtà il film doveva uscire un anno e mezzo fa, ma siamo stati bloccati dal lockdown.

Comunque, ormai, l'importante è che il committente, chiunque sia, ti dia la libertà di lavorare come vuoi, di scrivere per il cinema anche se il film va in tv». Pure la libertà di non assicurare un «happy end» in una commedia romantica.

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