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Il Leone d’oro al regista Francesco Rosi

Il Leone d’oro al regista Francesco Rosi

Il Leone d’Oro alla carriera della 69esima Mostra del Cinema di Venezia andrà al regista e sceneggiatore Francesco Rosi. La decisione è stata presa dal Cda della Biennale presieduto da Paolo Baratta, su proposta del Direttore della Mostra Alberto Barbera. Rosi può essere considerato autore simbolo e innovatore del cinema italiano di impegno civile, con film quali Le mani sulla città, Leone d’oro alla Mostra di Venezia nel 1963, Il caso Mattei, Palma d’oro a Cannes nel 1972, e Salvatore Giuliano, Orso d’argento a Berlino nel 1961. Il regista, 90 anni a novembre, riceverà il riconoscimento il 31 agosto, in occasione della proiezione della copia restaurata del suo capolavoro Il caso Mattei (1972), restauro realizzato dalla Film Foundation di Martin Scorsese, con il sostegno di Gucci. Il direttore della Mostra, Alberto Barbera, ha spiegato: «Con una lunga benché non troppo prolifica carriera, Rosi ha lasciato un segno indelebile nella storia del cinema italiano del dopoguerra la sua opera ha influenzato generazioni di cineasti in tutto il mondo per il metodo, lo stile, il rigore morale e la capacità di fare spettacolo su temi sociali di stringente attualità. Ragione per la quale è stato ripetutamente accostato al Neorealismo dell’immediato dopoguerra». Rosi ha accettato il premio con queste parole: «Sono onorato e molto felice di ricevere questo riconoscimento estremamente prestigioso, che è stato attribuito in precedenza a tanti grandi autori che amo e ammiro». Immediate le reazioni del mondo del cinema.

«Il suo cinema coniuga sapientemente impegno sociale e rigore documentario con una appassionata abilità narrativa» ha spiegato il ministro dei Beni Culturali, Ornaghi. Ancora più entusiasta Paolo Sorrentino: «Sarei anche più contento se avessi la notizia che torna a lavorare. Si dovrebbero coalizzare alcune persone per fargli girare un altro film».

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