Il fascino è sempre quello, l'accento è più francese del solito. Mentre presenta qui a Milano il nuovo disco French touch, Carla Bruni, 49 anni, parla con l'innata allure da première dame anche di suo marito Sarkozy, delle molestie sessuali nello showbiz e pure di Cesare Battisti, che viveva a Parigi prima di andarsene in Brasile e, detto anche da lei, «rappresenta gli anni di piombo». Ogni tanto tira fuori dalla borsetta una sigaretta elettronica, ed è molto concentrata.
Sta seguendo la vicenda Battisti?
«La decisione spetta senza dubbio al Brasile, ma mi sembra normale se l'Italia ne chiede l'estradizione. Credo che Cesare Battisti sia partito dall'Italia ai tempi di Mitterrand che aveva fatto una specie accordo in questa materia. Ma non era una legge e quindi non vale più. Mi sembra che il dolore del nostro paese sia abbastanza comprensibile».
Ma in casa si parla ancora di politica?
«Sì certo, arriva molta politica in casa anche perché il nuovo governo e il presidente sono abbastanza vicini a mio marito e gli chiedono consigli (sorride - ndr). Ma non so se il futuro del mondo sia legato solo alla politica perché ho visto che il potere della politica è immenso ma, nello stesso tempo, la politica è impotente. Mio marito certe cose voleva farle, ma non è riuscito a farle. Però ha salvato la Francia e l'Europa dalla crisi finanziaria, per esempio. Credo abbia fatto tutto benissimo».
Quindi avrà anche seguito le tante rivelazioni che, dopo lo scandalo Weinstein, riguardano molestie sessuali nello showbiz.
«Sì, e credo che in questo caso la denuncia sia sempre necessaria e salvatrice, soprattutto per aiutare anche le persone meno conosciute a trovare la forza di denunciare».
Lei è una delle top model più famose di tutti i tempi. Nel suo ambiente ha mai sentito parlare di episodi come quelli?
«Ne sento parlare soltanto adesso, ai miei tempi era un ambiente molto poco sensuale. Io di predatori non ne ho mai incontrati. Io non solo ero paurosa ma tenevo anche gli occhi aperti».
Ora pubblica il disco French touch, che raccoglie cover trasversali come Enjoy the silence dei Depeche Mode o Highway to hell.L'ex premiere dame dell'Eliseo canta addirittura un brano dei rockettari Ac/Dc.
«Questo è stato più che altro un omaggio a mio figlio Aurélien, che ha gusti molto metallari. E difatti mi ha subito detto stupito: Ma mamma, sembra quasi una canzone jazz».
Andrà in tour?
«Ovvio. Quando mio marito era presidente, era più difficile organizzare un tour. Ma adesso canterò quasi ovunque e quindi passerò anche dall'Italia».
Ma la sua vocazione da cantante ha tratto ispirazione dai suoi amori con musicisti come Mick Jagger o Eric Clapton?
«In realtà di Eric ero solo la fidanzatina, suonava tutto lui... E qualche giorno fa Mick Jagger ha scritto che gli piace il french touch con riferimento al titolo del mio album. Forse loro sono stati esempi inconsci, molto inconsci. Da tempo io scrivevo a cantavo, quindi non sono diventata una cantante per questo motivo».
Se
dovesse registrare un «Italian touch» con cover italiane che cosa sceglierebbe?«Tutti brani molto vecchi, come Bocca di rosa di De André o L'anno che verrà di Lucio Dalla, magari anche Albachiara di Vasco Rossi...»
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