L'Europa moderna? Nacque giocando, da bambini, coi libri

Se c'è un settore che nella storia dell'editoria non ha mai conosciuto crisi, è quello dei libri per ragazzi

L'Europa moderna? Nacque giocando, da bambini, coi libri

Se c'è un settore che nella storia dell'editoria non ha mai conosciuto crisi, è quello dei libri per ragazzi. E se c'è un'editoria che ha fatto la storia, quella dell'Europa moderna, è proprio quella per l'infanzia, per i più giovani e, ancora fino a tutto l'Ottocento, per gli adulti che passavano dall'analfabetismo ai primi rudimenti della lettura e della scrittura. Si cresce, da sempre, attraverso i libri illustrati, gli abecedari, i «libri per giocare», gli albi da disegnare, i fumetti e i loro antenati...

E infatti si intitola Stampe per crescere la mostra che inaugura sabato 17 luglio (fino al 1° novembre) a Pieve Tesino, in provincia di Trento, a Villa Daziaro (non a caso la residenza di un'importante famiglia tesina legata al mondo del libro: prima furono venditori ambulanti e poi editori che fecero fortuna in Russia e in Francia) dedicata al rapporto fra stampa e educazione. Sottotitolo: «Imparare, sognare e giocare con le immagini nell'Europa modera».

Curata da Elisa Marazzi, studiosa dell'Università inglese di Newcastle upon Tyne, specializzata nella stampa popolare tra Sette e Novecento, la mostra racconta come le fasce più povere e culturalmente arretrate della popolazione accedevano alla scrittura, alle grandi narrazioni, alle parole e le immagini che, nel corso dei secoli, hanno plasmato l'immaginario collettivo europeo: racconti, favole, giochi, leggende, personaggi del folklore nazionale. Un mondo in cui entravano ascoltando le storie lette in famiglia, sfogliando piccoli libri economici o i volumi illustrati, studiando a scuola gli abecedari (qui ce ne sono molti, di diverse aree culturali), giocando (ecco la xilografia colorata a mano di un Gioco dell'oca stampato a Bassano attorno al 1920), leggendo storie disegnate (c'è un Robinson Crusoe «a fumetti» ante litteram) e sopratutto guardando, toccando, ritagliando e incollando figure e lettere... All'epoca non si usava la parola «interattività», ma è la stessa cosa.

«Negli ultimi anni la parola scritta è diventata sempre più immateriale- spiega la curatrice Elisa Marazzi, che qui ha portato oltre 50 pezzi storici provenienti da diverse collezioni -.

Penso a giornali online, e-book, e, in ambito scolastico, alle lavagne digitali. Ma, nonostante ciò, il libro per bambini ha ancora successo come oggetto fisico, da toccare, manipolare, pasticciare». E sempre da qui si deve partire per crescere.

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