In Italia una nomina del genere sarebbe fantascienza. Tre anni di anticipo in una nazione in cui le decisioni vengono prese all'ultimo momento utile e a volte anche dopo. Ma l'Opéra di Parigi è al di là delle Alpi e allora può ben accadere che il futuro direttore del teatro, colui che lo guiderà a partire dal 2015, sia designato già adesso, quando l'anno di grazia 2012 deve ancora finire. Ed è probabile che a breve François Hollande apponga la sua firma sotto la nomina di Stéphane Lissner a sovrintendente e direttore artistico del tempio della lirica francese.
Dagospia, il sito di informazione più gossip, alla vigilia del consiglio d'amministrazione di oggi, dà il lungo addio per consumato. «Milano gode! il sovrintendente Stéphane Lissner in fuga verso l'Opéra di Parigi» scrive perfidamente. E ancora: «Ma anche il francese è felice: torna a casa pieno di soldi (stipendio da un milione all'anno, 300mila a fine mandato) e si sfila da una pesante situazione: la sua direzione ha lasciato l'orchestra in balia di un tourbillon di direttori con risultati spesso deludenti». Ce n'è anche per il direttore principale, il maestro Daniel Barenboim, che «è a Milano 4 mesi scarsi su 12».
L'interessato non conferma né smentisce. «Vi consiglio di cambiare letture» taglia corto alla fine di un incontro con l'assessore milanese alla Cultura, Stefano Boeri. Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, è presidente di diritto della Fondazione Scala, l'ente che controlla il teatro. E le polemiche sul lauto compenso di Lissner creano non pochi problemi di immagine alla giunta di sinistra, che concede al sovrintendente della Scala un considerevole appannaggio, senza paragoni con gli emolumenti elargiti a coloro che amministrano i principali teatri del mondo.
È un fatto che a rilanciare la notizia, nelle scorse settimane, sia stato Le Figaro. Il quotidiano francese ha inserito la nomina di Stéphane Lissner ai vertici dell'Opéra tra le possibili, prossime mosse del presidente francese, François Hollande. La legge francese prevede che si possa designare il successore alla guida dell'Opéra fino a tre anni prima della scadenza del mandato, per consentire al futuro dominus di prendere i necessari contatti con gli artisti e poter così mettere a punto un cartellone degli anni a venire. Programmazione sulla lunga distanza che Lissner ha importato alla Scala: le produzioni sono già decise fino al 2016.
E veniamo al contratto del sovrintendente francese in forza a Milano. Lissner lo ha recentemente rinnovato fino al 2017, ma con una via d'uscita che sembra pensata apposta per poter tornare a Parigi, se necessario. Nel 2015, infatti, sia Lissner che la Fondazione Scala hanno la possibilità di rescindere il contratto senza penale. Il rapporto può essere chiuso senza che nessuna delle due parti abbia qualcosa da pretendere dall'altra.
Così, la Scala potrà trovarsi ad avere un sovrintendente in carica che ha già deciso il proprio futuro allo scadere del 2015. Un anno fondamentale per Milano, perché è quello in cui la città ospiterà l'Expo, l'Esposizione universale per la quale sono attesi milioni di spettatori (e numerosi, aspiranti frequentatori della Scala).
Le polemiche più recenti sono nate per lo stipendio e i benefit di Lissner, il cui costo per l'azienda è di oltre un milione di euro l'anno. Alla fine del suo soggiorno alla Scala, Lissner incasserà una buonuscita, che tecnicamente è una sanatoria per il trattamento pensionistico, da 300mila euro. «Se il cda Scala non allinea lo stipendio di Lissner alla media dei teatri europei, proporrò alla giunta di ridurre il contributo al teatro» aveva detto il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni. Ed è verosimile che un sovrintendente a Milano con la testa già part time a Parigi non possa che inasprire commenti e alimentare dubbi.
Inevitabilmente a Milano parte il toto-successore.
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