L'Italia di carta: più libri, meno belli

Nessun nostro titolo tra i lavori più importanti del nuovo Millennio

L'Italia di carta: più libri, meno belli

Luigi Mascheroni

Gli ultimi dati disponibili relativi al settore dell'editoria - ieri l'Associazione italiana editori (Aie) ha fornito qualche cifra - dicono che in Italia aumenta il numero di titoli pubblicati (nel 2018 sono stati più di 78mila), il giro d'affari del settore (nei primi 11 mesi del 2019 si è registrato un incremento delle vendite del 3,7%) e anche il numero di libri acquistati: più 2,3%, pari a 77,4 milioni di copie totali.

Ottime notizie. E tutti contenti. Ma passando dalla quantità alla qualità - fermo restando che di per sé non esistono indicatori - quale è la situazione? Nei primi tre posti della classifica di vendita di questa settimana ci sono due Youtuber, Fabio Volo e il nuovo romanzo di Elena Ferrante. E per mesi la top ten è stata dominata dalla influencer Giulia De Lellis... Che non è neppure un problema, anzi.

Il problema - lo spunto viene da una classifica pubblicata due giorni fa in Spagna, per quanto valgano le classifiche - è che l'Italia (che legge sempre meno) pubblica sempre più libri, ma che raramente restano. El País, nella sezione letteraria «Babelia», ha affidato a una super giuria di 84 esperti (critici, accademici, scrittori...) la scelta dei titoli più rilevanti dei primi due decenni del XXI secolo. E nell'elenco (ricco comprensibilmente di autori di lingua spagnola: al primo posto c'è 2666 di Roberto Bolaño, poi Austerlitz di Sebald, poi La bellezza del marito di Anne Carson, e a seguire libri di Vargas Llosa, McEwan, Coetzee, Joan Didion, McCarthy...) non compare alcun italiano. E a dirla tutta, neppure nella lista allungata che arriva fino al 50° posto. Del resto, a settembre, era stata la volta della classifica del Guardian: «The 100 best books of the 21th century» (prima: la britannica Hilary Mantel con Wolf Hall...) che comprendeva Sette brevi lezioni di fisica di Carlo Rovelli al 66° posto e L'amica geniale di Elena Ferrante all'11°... Nient'altro.

Senza polemica si può notare che nelle «liste» dei libri da salvare il nostro Paese manchi completamente. Ad eccezione di una scrittrice fantasma che sforna libri scritti forse a quattro o più mani e che sfrutta i benefici di una straordinaria operazione di marketing, nulla resta di quanto prodotto dall'editoria italiana negli ultimi vent'anni.

Non contiamo nulla.

Troppi libri, ma niente di sensazionale. Per quanto nelle pagine culturali dei grandi giornali, nelle (poche) trasmissioni di libri in tv e nei festival letterari abbondino bestseller, giallisti e scrittori impegnati...

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