L'Italia del cinema ha i film. Ma manca un vero "regista"

Non bastano i fuoriclasse per vincere all'estero. Serve "fare sistema". I nostri produttori: non siamo nelle giurie. Ora si aspettano gli Oscar...

L'Italia del cinema ha i film. Ma manca un vero "regista"

Italia sì, Italia no. Non c'è niente da fare, il Festival di Cannes rimane per il nostro paese un terno al lotto. Così, nell'anno della portentosa triade in concorso di Garrone, Moretti e Sorrentino, succede che la giuria, presieduta dai fratelli Coen, li ignori completamente. «Mentre poi - dice Paolo Del Brocco amministratore delegato di Rai Cinema che distribuisce Il racconto dei racconti di Garrone e Mia madre di Moretti - l'anno scorso abbiamo vinto il gran premio della giuria con Le meraviglie di Alice Rohrwacher unica italiana in concorso». Del Brocco oggi è un po' più diplomatico anche se rimane scolpito nel web il suo caustico commento su Twitter appena ha saputo che tutti gli italiani erano fuori dai premi: «#Cannes 2015 Bah!» il suo cinguettio. Molto più esplicito Giampaolo Letta, vicepresidente e amministratore delegato Medusa che ha coprodotto e distribuisce Youth - La giovinezza di Sorrentino: «Le giurie dei festival sono una roulette però la delusione è tanta perché è chiaro che ci aspettavamo qualcosa. Più in generale, aver invitato tre italiani conosciuti e molto riconosciuti in Francia e averli completamente ignorati credo che sia un po' troppo, uno schiaffo al nostro cinema». Fortuna che per Medusa sono arrivate immediatamente le belle notizie, quelle provenienti dalle vendite internazionali con il film acquistato praticamente in tutto il mondo (75 paesi tra cui gli Usa con la corazzata Fox), e quelle del botteghino italiano dove il film di Sorrentino ha raccolto nei suoi primi cinque giorni di programmazione poco meno di 3 milioni di euro diventando il miglior primo weekend di sempre, anche di La grande bellezza , per il regista napoletano. La notizia deve aver tirato su il morale di Sorrentino che, dopo un primo condivisibile attapiramento post-Cannes - lui che tempo fa aveva pure lungamente intervistato di persona i fratelli Coen per Il Venerdì di Repubblica -, ai microfoni di Rairadio2, nel programma StaiSerena ha confidato alla Dandini: «Ho intenzione di fare altri quattro film, ce li ho in tutti in testa. Il quarto mi è venuto in mente pochi giorni fa. POi tolgo il disturbo».

Meno bene sta andando a Nanni Moretti visto che Mia madre ha incassato 3 milioni e 300mila euro ma è anche vero che è stato venduto in più di 30 paesi. Ancora più problematica la situazione di Garrone che, con Il racconto dei racconti , è fermo a un milione e 900 Euro mentre è stato venduto sia negli States che nei paesi asiatici. Detto per inciso, le tre società che si occupano della vendita dei diritti all'estero non sono italiane, un aspetto non di poco conto della debolezza della nostra industria cinematografica.

Naturalmente, con il senno di poi, tutti concordano che se a Cannes ci fosse stato un giurato italiano le cose sarebbero potute andare diversamente. Oltre a Letta e Del Brocco la pensano così sia il direttore della Mostra del cinema di Venezia, Alberto Barbera, che Riccardo Tozzi produttore di Cattleya e presidente Anica che aggiunge: «Non avere un giurato italiano con molti film in concorso è una situazione pericolosa». Certo poi la giuria si è spinta oltre facendo vincere il cinema francese nell'annata, pare, più debole da molto tempo in qua (una giurata, l'ormai ex almodovariana Rossy De Palma, ha confessato che i film italiani non sono mai entrati nella discussione di quelli da premiare). Un capolavoro che molti ritengono pilotato dal nuovo presidente del festival Pierre Lescure che ha portato nuovi e munifici sponsor e ha dietro di sé il colosso Canal+. Ma Cannes è riuscita anche nel miracolo di premiare un film cinese, The assassin di Hou Hsiao- Hsien, ingraziandosi così, come sarebbe piaciuto a Venezia lo scorso settembre, quell'immenso e fondamentale mercato (non a caso Marco Muller, l'ex direttore del Festival di Roma, è andato a lavorare a quello di Pechino).

Ora, passata la delusione cannense che ha fatto pure dimenticare che un italiano, Fulvio Risuleo, ha vinto con Varicella come miglior cortometraggio della Semaine de la Critique, già si guarda la futuro e in particolare per Sorrentino si spera che possa ripetere l'exploit dello scorso anno quando la mancanza di premi al Festival francese

ha paradossalmente portato fortuna al film che ha vinto l'Oscar. Con l'unica e ancor più positiva differenza che questa volta potrebbe facilmente concorrere nelle categorie principali visto anche che è girato in inglese.

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