Cultura e Spettacoli

Luca Crovi e Peppo Bianchessi raccontano la squadra di cricket più letteraria della storia

Nel "Libro segreto di Long John Silver" rivivono gli incredibili Allahakbarries

Nel volume Allahakbarries CC, pubblicato nel 1890, James Barrie, sì, proprio lui, lo scrittore scozzese di Peter Pan e Capitan Uncino e dell'Isola che non c'è, ha confessato che andava matto per il cricket. Per questo motivo decise di mettere in piedi una squadra davvero speciale che si divertì a far giocare e le cui peripezie vere o immaginarie racconta in quel libro. Sono raccontate anche fra le pagine del romanzo per ragazzi di Luva Crovi e Peppo Bianchessi: Il Libro segreto di Long John Silver (Solferino).

Barrie scelse di fondare un'équipe della quale facevano parte solo artisti e scrittori e la battezzò con un nome roboante, altisonante, buffo e allo stesso tempo chiaro che spiegasse gli intenti delle loro future imprese. Decise che si sarebbero chiamati Allahakbarries, convinto che quella denominazione avrebbe attirato attenzione su di loro e avrebbe portato fortuna. Barrie unì al suo cognome l'espressione araba «Allah Akbar», che era convinto si potesse tradurre con «Dio ci aiuti». Immaginava che il nome della sua squadra potesse così suonare come «Dio aiuti gli amici di Barrie». In realtà, si era sbagliato perché indica semplicemente «Dio è grande». Ma nessun musulmano gli segnalò mai l'errore...

Una cosa è certa, comunque: Mr. Barrie ha messo in campo i suoi giocatori fra il 1890 e il 1913. Fra i giocatori che indossarono le giacche e usarono le palle e le mazze da cricket di quella squadra ci furono Gilbert Keith Chesterton, Rudyard Kipling, Jerome K. Jerome, P.G. Wodehouse, A. A. Milne e il più talentuoso, Sir Arthur Conan Doyle, che giocò però anche nel Marleybone Cricket Club. Fra i pettegolezzi letterari dell'epoca, pare che Barrie avesse cercato anche di fare entrare in squadra H. G. Wells e persino di convincere Robert Louis Stevenson a insegnare il cricket agli indigeni delle Isole Samoa.

Non si può dire che gli Allahakbarries fossero tutti dei gran campioni. Pare che qualcuno di loro sia spesso scivolato sull'erba del campo, che qualcun altro si sia lasciato sfuggire di mano le mazze colpendo per errore gli avversari, c'è chi persino è riuscito a bucare le palle da cricket. Le imprese di questa squadra furono così buffe che un illustratore della rivista satirica Punch, Bernard Patridge, che giocava in squadra, si divertì a rappresentarle su carta mettendole in burla. Questi giocatori-scrittori pare condividessero molte storie che si raccontavano al pub prima delle partite. Si tratta di racconti che sono rimasti inediti e che nessuno ha mai letto e che gli Allahakbarries hanno custodito nel tempo.

Storie di valore inestimabile. Alcune di queste appaiono fra le pagine de Il libro segreto di Long John Silver dove scopriamo fra l'altro che il medico e scrittore Arthur Conan Doyle mostrò fin da giovane una grande passione per il cricket e mise la sua abilità di giocatore non solo al servizio degli Allahakbarries ma anche del Marylebone Cricket Club. Con la forza di alcuni suoi tiri in campo riuscì a sorprendere persino un campione professionista come W.C. Grace. Si ipotizza che Doyle abbia chiamato circa 249 dei suoi personaggi con nomi di giocatori di cricket. Fra di essi spicca anche che il professor George Challenger, protagonista de Il mondo perduto.

Alcuni studiosi sostengono che il nome del personaggio di Sherlock Holmes sia nato mescolando quelli di Mordecai Sherwin e Frank Shacklock, entrambi ex giocatori del Nottinghamshire

Commenti