Cultura e Spettacoli

L'ultimo volo di Roald Amundsen

Il tragico destino del grande esploratore raccontato da Monica Kristensen

Matteo Sacchi

Roald Amundsen (1872 - 1928) non era un uomo facile alle amicizie, difficilmente considerava qualcuno alla sua altezza. Eppure era, a suo modo, un uomo generoso. Tra le poche persone che considerava, forse suo malgrado, come sue pari c'era Umberto Nobile. Nel 1925 Nobile l'aveva contattato dopo il duplice fallimento di Amundsen nel raggiungere il Polo Nord in idrovolante. Il generale italiano era convinto che i suoi dirigibili semi rigidi fossero il mezzo migliore per tentare l'impresa. Nacque così la spedizione del Norge, dirigibile a cui spetta il primo sorvolo comprovato del Polo Nord il 12 maggio 1926. Un'impresa incredibile che doveva certamente più all'italiano che al norvegese, che però vista la sua fama si vide attribuire la maggior parte dei meriti (con i conseguenti inevitabili dissapori tra i due). Ecco perché quando il 25 maggio 1928 il dirigibile Italia, con cui Nobile aveva tentato una seconda spedizione che avrebbe dovuto prevedere anche uno sbarco al parallelo 90, si schiantò rovinosamente sul pack, Amundsen si offrì per partecipare alle attività di soccorso. L'esploratore da cosa era mosso verso questa impresa rischiosissima? Indaga molto bene il tema Monica Kristensen, una delle più note esploratrici polari europee, nel suo L'ultimo viaggio di Amundsen (Iperborea, pagg. 484, euro 19,50).

Da un lato aiutare l'amico/nemico avrebbe potuto definitivamente dimostrare che il vero grande era Amundsen. Dall'altro, magari, placare la sensazione personale di aver rubato la scena a Nobile. Poi Amundsen, ormai ultracinquantenne, soffriva l'arrivo di una nuova generazione di esploratori e rientrare in scena in questo modo lo avrebbe riportato in vetta... Finì malissimo. L'idrovolante francese Latham 47, che aveva appositamente modificato per la spedizione di soccorso e su cui si imbarcò, assieme al suo pilota di fiducia Leif Dietrichson, scomparve in mare senza mai essere ritrovato. Il mare di Barents da quel 18 giugno 1928 è la tomba del più grande esploratore polare. Ironia della sorte il pilota svedese Einar Lundborg, pochi giorni dopo, riuscì ad atterrare e portare in salvo Nobile. Ma creando non poche polemiche perché gli altri naufraghi dovettero attendere il rompighiaccio russo Krassin.

L'autrice sarà alla libreria «Verso» di Milano per presentare il suo libro venerdì prossimo alle ore 19.

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