Cultura e Spettacoli

Scoppia il caso su Belen: cosa è successo in ospedale

Il cartello che annunciava la chiusura del piano in cui è stata ricoverata Belen Rodriguez per il parto ha scatenato un terremoto all'ospedale di Padova

"Come clinica privata", "Non è vero": giallo all'ospedale di Padova sul parto di Belen

Nella notte tra l'11 e il 12 luglio, mentre l'Italia era ubriaca di felicità per la vittoria del Campionato europeo di calcio contro l'Inghilterra, a Padova nasceva Luna Marì Spinalbanese. Chissà quante bimbe e quanti bimbi sono nati in quelle ore in Italia. Ma non tutti sono figli di Belen Rodriguez. La secondogenita della showgirl argentina è venuta alla luce nei tempi previsti, le due sono state dimesse già da qualche giorno e godono di ottima salute. Tuttavia è in corso una polemica piuttosto accesa sulla gestione della degenza di Belen Rodriguez da parte dell'ospedale di Padova. Un cartello affisso tra le corsie, che annunciava la chiusura dell'intero piano "causa Belen" ha scatenato le critiche dalle quali l'ospedale sta tentando di difendersi ma con scarsi risultati.

"Causa Belen e fino a nuovo ordine, divisione ostetricia, ascensori den.4 e den.7, i pulsanti in cabina relativi al 3° piano sono disabilitati su ordine di P.I.", si leggeva nel cartello sparito a tempo di record dopo le segnalazioni sui social, che pare sia fuoriuscito da una delle chat del personale ospedaliero. Mentre si cerca di capire a chi appartenga l'acronimo, la Cgil ha fatto le sue rimostranze. "Un'ala del terzo piano, dove era ricoverata a Belen, è stata chiusa e completamente riorganizzata: una mobilitazione da clinica privata, non giustificata per una struttura pubblica come l'ospedale di Padova", ha denunciato il sindacato. Alessandra Stivali, della Fp Cgil, al Mattino di Padova ha dichiarato che, da quanto le risulta, "un'ala del terzo piano, dov'era ricoverata Belen, sia stata chiusa e riorganizzata. Quello che noi pensiamo però è che si tratta pur sempre di un ospedale pubblico, dove il personale è stato costretto a spendere energie per riorganizzare un intero piano oltre che per contenere la presenza di paparazzi. Insomma per delle necessità specifiche non giustificabili".

Nei giorni scorsi, la redazione di Fanpage.it ha contattato l'ufficio stampa dell'ospedale Giustinianeo di Padova. La risposta ufficiale è stata: "La direzione del reparto assicura che il reparto è in questo momento accessibile pur mantenendo intatta la garanzia della privacy di tutti i degenti". Mentre, per quanto concerne il cartello, l'ufficio stampa avrebbe riferito a Fanpage che si sarebbe trattato di "una cosa burlona".

Il direttore generale Giuseppe Dal Ben, sentito dal Corriere della sera, smentisce tutto: "Ho letto di un intero reparto o addirittura di un intero piano bloccato ma non è vero. La signora Rodriguez ha occupato una delle tre stanze a pagamento presenti al terzo piano del reparto di Ginecologia, che non ha subìto alcun rallentamento tanto che in quei cinque giorni si sono alternate una cinquantina di partorienti". Dal Ben, quindi, ha aggiunto che "la vigilanza è stata messa per evitare che eventuali fan e curiosi potessero creare problemi alle altre degenti".

In merito al cartello, invece, il direttore generale ha dichiarato: "Rappresentava un semplice appunto scritto da un operatore del servizio tecnico di vigilanza, il quale lo teneva vicino al computer come promemoria in caso di telefonate con richieste di chiarimento".

Ha poi aggiunto: "Nella palazzina di Divisione Ostetrica, poi, sono presenti 6 ascensori, di cui uno per il pubblico e gli altri cinque di servizio: di questi ultimi due sono dei semplicissimi montacarichi utilizzati con tessera magnetica prevalentemente da ditte esterne, e solo a questi era stato temporaneamente disattivato l'accesso al terzo piano in quanto accessibili dall'esterno".

Commenti