D a qualche tempo, Firenze e la dinastia dei Medici accendono la fantasia di scrittori e sceneggiatori. Giusto così. Perché cercare all'estero trame suggestive quando ne abbiamo alcune straordinarie in casa? L'ascesa della famiglia Medici si colloca a un crocevia della storia politica e culturale italiana. L'ascesa di Giovanni (1360-1429) apre un nuovo scenario in città. L'oligarchia perde importanza. L'aristocrazia oscilla, da lì in avanti, dal sostegno ai Medici alla aperta ostilità. Il recupero dell'antichità pagana suscita la reazione puritana e cristiana di Girolamo Savonarola. La dittatura strisciante spinge verso la Repubblica di cui sarà funzionario Niccolò Machiavelli. E ancora. Dire Medici significa dire Vaticano: la famiglia darà alcuni dei Papi più importanti del Rinascimento. Intanto la penisola è attraversata dagli eserciti stranieri e gli spiriti più avveduti (Machiavelli più di ogni altro) capiscono che il problema non è il sistema di governo (principato o Repubblica) ma salvare l'indipendenza della città. Potrebbero bastare come spunti romanzeschi. Ma ce ne sono altri. Dire Medici significa infatti dire banche, affari, mecenatismo.
In mezzo a questi cambiamenti si colloca la nuova saga romanzesca di Marcello Simoni, che si apre con L'eredità dell'abate nero (Newton Compton, pagg. 348, euro 9,90). Siamo nel 1459. Su Firenze domina Cosimo il Vecchio. Quella di Simoni è una città per molti versi inedita in letteratura. Una Firenze dark, se così si può dire, nonostante le luci del Rinascimento siano ormai accese. Simoni, con la consueta bravura, costruisce un intreccio dove il dato storico si mescola, senza alcuna sforzo, con la fantasia. Un gaglioffo assiste a un omicidio in Santa Trìnita. E finisce con l'essere obbligato da Cosimo a compiere un difficile viaggio verso Oriente, in cerca di una preziosa tavola in possesso del leggendario abate nero. Vi lasciamo scoprire chi sia l'abate. Ma anche chi sia davvero il gaglioffo...
Con precisione di linguaggio, e una trama a orologeria, Simoni conduce il lettore in un mondo in cui convivono affari e mecenatismo, cristianesimo e magia, scienza e alchimia, filosofia greca e sapere orientale. Ne esce un'immagine diversa degli albori del Rinascimento. Un'immagine però veritiera. Questa complessità fu reale e non riguardò la sola Firenze. Basti pensare agli studi su figure come Giovanni Aurelio Augurelli. Un nome che non dice nulla ma fu centrale nella storia della letteratura e dell'alchimia italiana. Fu infatti il maestro del veneziano Pietro Bembo e un poeta precursore del petrarchismo eletto a norma dal suo allievo.
Ma fu anche un mago famoso. Il mondo è piccolo, dice il luogo comune. Infatti l'Augurelli, a lungo residente a Firenze, entrò nelle grazie dei Medici e divenne sodale di uno dei protagonisti del romanzo di Marcello Simoni: Marsilio Ficino...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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