Cannes - Alain Resnais fa scendere in campo e in gara la nazionale del cinema francese (Amalric, Arditi, Azéma, Consigny, Duperey, Girardot, Lartigau, Piccoli, Podalydes, Robin, Wilson...), la fa allenare intorno a un testo teatrale di Jean Anouilh, Eurydice, rilettura moderna del mito di Orfeo, e a novant’anni gira un film giovane e toccante, dove si parla di amore e di morte, ci si interroga su che cosa stiamo a fare al mondo, si pratica l’ironia, la collera e insieme la tenerezza e il distacco. Il risultato è un film che ogni attore sogna, con una sceneggiatura perfetta dove la parola è calibrata e insieme affilata, e ogni spettatore interessato al gioco delle passioni non rimpiange, perché in fondo è il gioco della vita e continuiamo a praticarlo con lo stesso spirito di quando si era ventenni, senza accorgerci che intanto sono passati gli anni, è mutato tutto e la ruggine del tempo non fa più scivolare facilmente i sentimenti.
Vous n’avez encore rien vu, non avete ancora visto niente, e quindi non avete ancora visto tutto, è all’insegna della sorpresa. Si comincia con gli attori nel ruolo di se stessi, chiamati dall’esecutore testamentario di un celebre regista amico, con cui tutti loro hanno lavorato, per ascoltare le sue ultime volontà. Si tratta di decidere se una giovane compagnia teatrale, che ha chiesto di poter fare un adattamento di Eurydice, la sua pièce più famosa (in realtà di Anouilh, come di Anouilh è il nome del regista scomparso, Antoine d’Antach, preso da un’altra sua commedia, Cher Antoine) abbia le carte in regola per rappresentarla. Chi meglio di loro, che ne sono già stati interpreti, può giudicare?
Man mano che sullo schermo allestito nella dimora di campagna del defunto scorrono le immagini delle prove della compagnia, scatta negli spettatori-attori la voglia di riappropriarsene: Euridice, Orfeo, il padre di lui, la madre di lei, gli amanti precedenti, la morte come convitato di pietra pronta a spazzar via la felicità dei due giovani innamorati, sono stati loro, venti, trenta, quarant’anni prima, lì c’è stata la vita di ciascuno, gioie e dolori, speranze e illusioni. Ma può ancora Orfeo rinunciare alla propria per non separarsi da Euridice? Non insegna nulla l’esistenza, l’esperienza, con il corteo di amori che finiscono, amori infelici, amori appassiti, amori di comodo?
All’inizio, una didascalia da film muto, presa dal Nosferatu di Murnau, recita: «Quando ebbero passato il ponte, i fantasmi vennero loro incontro» e anche questa è una delle chiavi del film, perché ciascuno combatte e fabbrica incessantemente i propri ricordi, e non si è che ciò che si rappresenta, si ricostruisce, si recita. Antirealista, Resnais sa, riprendendo Anouilh e la sua teatralità, che «l’artificiale serve a spogliare e a mettere in luce l’altro vero, quello eterno, non quello di tutti i giorni». Altresì, Vous n’avez encore rien vu è un film che si interroga sullo sguardo, perché vedere vuol dire sapere, giudicare, al suo estremo condannare. Voltandosi a guardare Euridice, Orfeo la condanna per troppo amore all’Ade, ma nella rilettura di Anouilh quella di Orfeo è una scelta voluta, salvo poi pentirsene e sacrificarsi a sua volta.
Detto così, sembrerebbe tutto cerebrale, ma la leggerezza di Resnais ne fa una festa per gli occhi: recitazioni che si intrecciano fra gli attori della piccola compagnia di teatro e quelli che nel salotto del regista scomparso gli danno il cambio, spazi che si moltiplicano, colpi di scena che si succedono. Euridice fugge da Orfeo pur amandolo, Orfeo pur amandola la condanna, l’esecutore di tutta questa messa in scena non è realmente morto, ma comunque morirà di sua volontà di lì a poco, perché anche lui ha un’Euridice più giovane, da cui è stato abbandonato e senza la quale non vale la pena di vivere...
Il film si chiude su una canzone di Frank Sinatra, When I was: «Mi sembrava - dice Resnais - che corrispondesse perfettamente al clima del film, dei personaggi che si confrontano con il loro passato e sanno benissimo che la vita scorre e siamo mortali». Vorremmo che rallentasse, ed è già passata.
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