Hanno qualche difetto, i francesi, ma almeno sono un popolo in cerca del sacro, o perlomeno di consacrazioni. Purché, naturalmente, ad essere consacrato sia un francese. Solo che stavolta ad essere accolto nell'olimpo delle patrie lettere è lo scrittore più discusso (da tutti) e il più demonizzato (dalla gauche), vale a dire Michel Houellebecq. Domani giungerà nelle librerie un numero monografico dei Cahiers de l'Herne dedicato a lui, evento notevole che segna il passaggio di una soglia finora inviolabile. Si tratta di un boccone molto difficile da mandar giù per chiunque veda nell'autore delle Particelle elementari un essere altrettanto sgradevole del collaborazionista Céline o del fascista Drieu la Rochelle. Come prova la reazione al volume in questione, così farfugliante da apparire comica, di Le Monde, che in un lungo articolo uscito pochi giorni fa equipara Houellebecq a Berlusconi e i collaboratori dell'Herne a Emilio Fede. Per poi, a denti stretti, ammettere che «si tratta di una consacrazione accademica e dell'occasione per una pacata rivalutazione»; e che insomma su di lui ci si era sbagliati un po' tutti. A partire dal filosofo ateo Michel Onfray, che sul magazine del conservatore Figaro si profonde in scuse (titolo: «Ho commesso l'errore di non amare Houellebecq») prima di affermare che si tratta del «più grande contemporaneo della nostra epoca». Come a dire l'unico ad aver capito davvero il nostro tempo. Aspetto non secondario, almeno per i lettori più chic: il Figaro di destra mostra un Houellebecq elegante e in buona forma (una didascalia elogia le sue giacche ampie e le sue camicie vichy) mentre sul Monde di sinistra appare il mostro delle ultime fotografie, con il naso da orco e i capelli scarmigliati.
Fatuità a parte, il sito dei Cahiers spiega che il volume contiene testi rari o inediti fra cui una pièce teatrale giovanile scritta a quattro mani con l'amico Pierre-Henri Don; interviste, saggi accademici, testimonianze di persone vicine allo scrittore e poi di romanzieri, artisti, musicisti, siano essi amici o nemici del Nostro o qualcosa a metà fra le due cose. Alla fine sono una sessantina le figure che hanno accettato di scrivere di lui, fra cui Jasmina Reza, Emmanuel Carrère e lo stesso Michel Onfray, per un totale di 384 pagine. Un'opera così ambiziosa serve a tracciare un bilancio, ma in primo piano vi sono le discussioni suscitate dal romanzo più recente, Sottomissione. Sylvain Bourmeau, un giornalista amico dello scrittore, si sofferma sulla struttura perversa di un romanzo comparso lo stesso giorno dell'attentato a Charlie Hebdo notando che, sebbene nelle pagine di Sottomissione l'Islam non spaventi, il suo scopo è comunque di generare islamofobia. In un altro contributo critico, quello di Vaillant, si rimarca il fatto che, mentre narra, Huellebecq scodella intanto delle tesi, confondendo il piano delle opinioni con il piano narrativo. Ma non mancano, nelle quasi quattrocento pagine del volume collettaneo, confessioni a cuore aperto dello stesso Houellebecq: «Quando una donna rifiuta di toccarmi, di accarezzarmi, ne provo una sofferenza atroce, intollerabile... È così terribile che ho sempre preferito, piuttosto che rischiare, di rinunciare a ogni tentativo di seduzione... in quei momenti ho l'impressione di morire, di essere distrutto, davvero». Timidezza, melanconia, atavico imbarazzo e il sentore di una spossatezza epocale rendono quasi inevitabile la vicinanza ai maestri del declino e del nichilismo occidentali. Sempre in questi giorni, in concomitanza con l'apparizione del volume monografico, l'Herne pubblica anche un saggio dello scrittore francese su Schopenhauer, En présence de Schopenhauer; Houellebecq vi sostiene di preferire l'autore del Mondo come volontà e rappresentazione a Nietzsche (ma il padre del positivismo Comte ad entrambi).
Del resto, come dubitare che la formidabile depressione che cola in ogni pagina di Estensione del dominio della lotta o di Piattaforma non sia in sintonia con il filosofo del pessimismo più abissale? «La vita animale non è semplicemente assurda, è atroce», scrive Houellebecq. Intanto Flammarion stampa l'edizione tascabile delle sue opere complete, che segue di qualche mese l'apparizione della maior. Non male, per un autore considerato innominabile.
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