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Omicidi, sangue e bullismo: la bambola assassina arriva in tv

Su Italia Uno arriva la serie tv di "Chucky". Così torna il terrore de La bambola assassina, il film horror che ha segnato gli anni '80

Omicidi, sangue e bullismo: La bambola assassina arriva in tv

Si fa sempre più labile la linea che separa il mondo del cinema da quello delle serie tv. Oggi e nell’era della serialità in streaming, l’uno si trova a compensare l’altra come fossero il risvolto della stessa medaglia. Gli esempi sono palesi. Lo abbiamo visto in Scream, che oltre alla sua appendice cinematografica ha avuto anche una parentesi televisiva. È accaduto con Snowpiercer il cui film ha ispirato una serie disponibile su Netflix. E di recente è accaduto con La bambola assassina. Uno dei franchise horror più folli e truculenti che sono stati concepiti per il cinema nel corso degli anni ’80, diventa ora una serie tv che ha debuttato in America dall’ottobre del 2021. Con sempolice titolo di Chucky, lo show miscela il drama adolescenziale a tutti i clichè dell’horror e porta nel piccolo schermo il mito del serial killer nato dalla fantasia di Don Mancini. Il nome di Chucky fa riferimento a Charles Lee Ray, uno strangolatore di Chigaco che è stato ucciso durante un conflitto a fuoco con la polizia e la sua anima per magina si è "nascosta" in una bambola per bambini.

La serie a fronte di un buon consenso da parte pubblico è stata già confermata per una seconda stagione – prevista durante il 2022 –, ed è in onda in Italia, per la precisione su Italia Uno, dal 13 gennaio e in seconda serata per un episodio a cadenza settimanale. Dedicato al fan più accanito del franchise, lo show può essere gustato anche da chi è in cerca di una storia sagace, pungente, sarcastica e irriverente. Perché, nonostante la regia un po’ carente e la recitazione scarsa, la vicenda regala al pubblico uno sguardo disamorato al mondo dei giovani di oggi, parlando di bullismo e identità sessuale.

Un ragazzino e la sua bambola "assassina", di cosa parla la serie tv

Ambientato in una lugubre Chicago (la stessa città in cui è stato girato il primo film), il giovane Jake (Zachary Arthur) trova in un mercatino dell’usato una bambola della marca "Good Guy", molto famosa negli Stati Uniti. In conflitto con se stesso, con problemi di relazione e in rotta di collisione con il padre, il ragazzo decide di acquistare la bambola e di utilizzare le sue parti per portare a compimento un progetto scolastico di arte moderna. Jake non può immaginare cosa succederà di lì a poco. Di notte la bambola prende vita. Con un passo lento e claudicante e con un ghigno malefico sul viso, scende in cucina e uccide il padre del protagonista.

Il ragazzino si trasferisce nella casa dello zio, ma i problemi sono appena cominciati. Dopo la morte del padre di Jake, attirato dai servizi in tv, a Chicago torna Andy Barclay (Alex Vincent). É stato in passato l'acerrimo nemico di Chucky ed è l'unico che sa quanto può essere pericoloso. L’uomo ha le intenzioni di uccidere il serial killer una volta per tutte. La serie tv è ambientata due settimane dopo la fine de Il Culto di Chucky, ultimo film del franchise nelle sale nel 2017, che ha fatto da apripista alle vicende dello show. Con 8 episodi a disposizione, il creatore della saga può esplorare "il passato dell’assassino e rispondere a tutte domande che i fan si sono posti nel corso del tempo".

Dalla versione originale del film è stato tagliato 25 minuti di girato

Durante il grande consenso della cinematografia horror, l’idea di portare al cinema un bambola che parla e che uccide gente a caso solo per il piacere di farlo non è stata accolta dalle major con interesse. Il regista, che all’epoca era appena uscito dall’università della California, aveva pensato a La bambola assassina come un progetto della scuola di cinema. Solo successivamente è diventato un film. Ha rivelato che si è ispirato al consumismo degli anni ’80 e all’effetto del marketing sui bambini, sulla base delle esperienze che ha vissuto in famiglia. Il padre era un agente pubblicitario. A causa del rapporto conflittuale, il regista ha immaginato la storia di un bambino che viveva con una madre single in cui non c’era nessuna figura paterna.

Con una sceneggiatura riveduta e corretta, il film è stato diffuso nei cinema nel novembre del 1988. Ha incassato più di 44 milioni di dollari a fronte dei 9 milioni che sono stati investi della MGM. È diventato il maggior incasso della stagione, scalzato solo da Rain Man. Inizialmente, però, non aveva avuto buone recensioni. Alla stampa di settore è stato presentato in anteprima un film lungo due ore, molto ridondante e di poco impatto. In post-produzione sono stati tagliati ben 25 minuti di girato. La versione definitiva che è arrivata nelle sale è diventa in poco tempo un piccolo cult per gli appassionati. Alla luce di un buon successo, il regista ha avuto campo libero per scrivere altri sequel.

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Chi è per davvero La bambola assassina?

Il film si basa su un concetto molto semplice. Prende tutti i classici stilemi di un film horror e li mescola a una bizzarra rilettura della nostra contemporaneità, con l’aggiunta di una buona dose di satira sociale. Ma non è tutto. La bambola assassina non è altro che una versione aggiornata e moderna del mito di Frankenstein. Com’è possibile che un giocattolo per bambini sia diventato un pericoloso serial killer? Grazie a un rito vodoo, l’anima di Charles Lee Ray, da tutti soprannominato Chucky, si trasferisce all’interno di una bambola. Il killer continua a rincorrere la sua sete di sangue anche nelle nuove vesti, e intanto cerca un corpo umano in cui poter ritornare a vivere. Nel primo film lo trova in Andy. Il personaggio tornerà da adolescente nel sequel, nel quinto e nel sesto film. Per un lungo periodo, la stampa ha ipotizzato che il regista si fosse ispirato a un fatto di cronaca nera avvenuto a Chicago nel corso degli anni ’70, ma durante le interviste ha sempre smentito.

I sei sequel: quando il successo genera altro successo

Il secondo film della serie è del 1990, l’ultimo risale al 2017. Ogni volta c’è una storia nuova, nuovi omicidi e tante novità per le "disavventure" della bambola killer. Diversamente da altri franchise horror, quello de La bambola assassina non perde mai la sua identità. Ogni film è diretto sequel dell’altro, come a creare un intricato puzzle di idee. Il terzo doveva essere l’ultimo, tanto è vero Chucky viene ucciso (finalmente), precipitando in un ventilatore gigante. Quasi dieci anni dopo, era il 1998, il personaggio torna in un film che omaggia La Moglie di Frankenstein, il classico del 1935. Il killer affronta poi i "problemi" di essere un genitore ne Il figlio di Chucky fino ad arrivare all’ultimo in cui ricompare il protagonista del primo capitolo ormai adulto.

Un horror "gender-fluid"

Intervistato a New York e in vista del lancio della serie tv, il regista a LaRep spiega i motivi di aver trasportato il suo franchise nel piccolo schermo. "Il mio sogno non è far spaventare lo spettatore ma di commuoverlo – rivela -. Vorrei che questo esperimento, per quanto fosse dark, fosse ricordato per essere un horror che parla di bullismo. Come se fosse un atto di speranza per tutti quegli adolescenti che vengono presi di mira perché diversi". E sul perché ha scelto di rendere gay il protagonista principale: "Chiamerei la serie un horror gender-fluid.

Ho cercato di inserire tutto il mio vissuto per omaggiare il mondo LGBTQ".

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