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"Per Il padrino? Un accordo con la mafia"

Il padrino è uno dei film cardine della storia del cinema: ma secondo alcune fonti la sua realizzazione è stata "aiutata" anche da un presunto accordo con un boss mafioso

"Per Il padrino? Un accordo con la mafia": la verità dietro al film

Il padrino è il film di Francis Ford Coppola che andrà in onda questa sera alle 21.15 su Iris. Si tratta di una delle pellicole più iconiche di sempre, che ha regalato a Marlon Brando uno dei suoi ruoli più indimenticabili. Inoltre Il padrino è diventato famoso anche per essere stato il film che spinse Al Pacino a boicottare la cerimonia di consegna dei premi Oscar. Come racconta il sito dell'Internet Movie Data Base, infatti, Al Pacino rifiutò di presentarsi per dimostrare il proprio scontento per essere stato nominato "solo" come miglior attore non protagonista, facendo notare che il suo personaggio appariva sullo schermo per un tempo infinitamente maggiore rispetto a quello di Marlon Brando, che invece vinse la statuetta per il miglior attore protagonista.

Il padrino, la trama

Uscito in sala nel 1972, Il padrino è in realtà ambientato nel 1945, momento d'oro della famiglia Corleone che primeggia sulla vita criminale della città di New York. Un'egemonia raggiunta grazie alla strategia di Don Vito Corleone (Marlon Brando), che ha intessuto una rete di debiti. Elargendo favori l'uomo ha costretto molte persone a essere in debito con lui: ma allo stesso tempo facendo costantemente favori il boss mafioso si è anche assicurato la lealtà e l'amicizia di personaggi molto potenti. Ad aiutarlo nella crescita del suo impero ci sono i figli Sonny (James Caan), Fredo (John Cazale) e Tom Hagen (Robert Duvall). La situazione, però, comincia a precipitare dopo il matrimonio della figlia Connie (Talia Shire), quando Don Vito rifiuta di dare protezione e soldi a sostegno di un nuovo traffico di droga. La scelta dell'uomo porta ad una vera e propria guerriglia tra le strade di New York, portando anche a un ferimento di Don Vito. A questo punto Michael Corleone (Al Pacino), che fino a quel momento aveva scelto di rimanere fuori dagli affari loschi della famiglia, decide di tornare a casa per vendicarsi.

I collegamenti e i presunti accordi con la mafia

Tratto dal romanzo di Mario Puzo e con la colonna sonora curata da Nino Rota, Il padrino è il primo capitolo di una trilogia storica. La pellicola di Coppola è stata inoltre inserita dalla rivista di settore Empire al primo posto nella lista dei cinquecento migliori film di sempre. Quello che forse non tutti sanno è che la realizzazione del film e la sua produzione priva di incidenti sarebbe dovuta a un "accordo" tra un produttore e la mafia stessa. Come viene spiegato dal sito IMDB e come avrebbe raccontato il produttore Robert Evans nella sua autobiografica, il boss mafioso Colombo e la sua organizzazione - The italian-american Civil Rights League - iniziarono una campagna per impedire che il film venisse fatto. Secondo quanto si legge su IMDB, Colombo avrebbe telefonato a Evans per minacciare lui e la sua famiglia e spingere affinché venisse bloccata la produzione di quello che sarebbe poi diventato un capolavoro della settima arte. Secondo Repubblica, il primo giorno di riprese nel quartiere di Little Italy la produzione del film si trovò con un set che era stato depredato di tutte le apparecchiature.

La Paramount Pictures aveva già ricevuto delle lettere durante la pre-produzione de Il padrino, lettere che venivano soprattutto da italo-americani, compresi politici, che asserivano che Il padrino sarebbe stato un film anti-italiano. A quel punto un altro produttore della pellicola, Albert S. Ruddy, si sarebbe incontrato con il boss Colombo.Come viene spiegato anche dal The Guardian, Joe Colombo parlò con Ruddy, minacciandolo che se non si fosse fatto alla sua maniera, il film non avrebbe mai visto la luce Tale accordo chiedeva che all'interno del film non venissero mai usare le parole "mafia" e "Cosa Nostra". Ruddy, inoltre, avrebbe acconsentito anche a far leggere la sceneggiatura al mafioso e ad apportare le modifiche che riteneva opportune. Inoltre sarebbero stati assunti dei mafiosi che facevano parte dell'associazione di Colombo come comparse e, addirittura, come consiglieri del film. A quel punto le lettere e qualsiasi altra minaccia smise di arrivare alla produzione de Il padrino. Secondo il sito dell'Internet Movie Data Base il proprietario della Paramount Pictures, Charlie Bluhdorn, venne a sapere di questo accordo leggendo il New York Times. A quel punto, oltraggiato da un simile comportamento, licenziò Ruddy e cercò di annullare la produzione del film. Alla fine, tuttavia, venne convinto da Robert Evans a proseguire, soprattutto perché il presunto accordo con la mafia aveva portato solo aspetti positivi al film. Inoltre il coinvolgimento di Colombo nella produzione del film la si può ascoltare anche dalle parole di Gianni Russo, attore del film, che in un'intervista a Vice disse: "Ho girato un provino per Michael, Sonny e Carlo. L'ho presentato alla Paramount, e poi la Paramount mi ha semplicemente scritto una lettera in cui diceva: ‘Ci dispiace averti illuso, e sembra che tu abbia speso una grande quantità di quattrini per produrre questi provini, ma stiamo usando attori noti e, scusa, ma non verrai assunto.’ Per fortuna, la Lega anti diffamazione degli italoamericani era stata avviata da Joe Colombo a New York giusto l'anno precedente, e quando è uscito il libro [di Puzo] l'hanno usato per evidenziare la negatività con la quale venivano ritratti gli italoamericani in questo paese. Dicevano che eravamo tutti gangster. È assurdo, perché lui era un gangster, protestava, organizzava picchetti di fronte alla sede dell'FBI, che era una cosa veramente assurda. Ho sfruttato questa opportunità per diventare [l’uomo chiave] tra la Paramount, i Colombo e la Lega anti diffamazione degli italoamericani. Ho contrattato un accordo secondo cui avrebbero potuto girare il film a New York, io avrei interpretato Michael, Sonny o Carlo, e la Lega avrebbe controllato gli eventi per le anteprime in ogni città, raccogliendo un sacco di soldi. Praticamente, questo è il modo in cui ho ottenuto la parte."

Sempre Gianni Russo, in un'intervista video con Vlad Tv, spiega come ha fatto in modo che l'accordo tra Colombo e la Paramount funzionasse. Nel suo racconto dice: "Ed ecco arrivare i produttori Stanley Jaffe e Bobby Evans che si dovevano trasferire qui, perché qualcuno aveva fatto saltare i cancelli della sede della Paramount in California via dai cardini e quello era un avvertimento. Perciò venirono qui, con un tempismo perfetto per me. Mi sono avvicinato e ho detto: 'Signori, avete un problema a New York che penso di poter risolvere.' Loro dissero di non aver nessun problema, ma io dissi: 'Ho appena lasciato Joe Colombo e lui vuole un incontro'. Loro sono sbiancati e ho continuato: 'Sì, vuole che organizzi un incontro'. Non sapevo se avrebbero chiamato la polizia, ma poi questa ragazza di nome Naomi, la segretaria di Stanley Jaffe mi disse che Jaffee voleva vedermi. Arrivai in una stanza e dissi che Mr. Colombo voleva far funzionare le cose." Quando ci fu l'incontro, poi, vennero dettate le condizioni. Gianni Russo ricorda: "Dissi esattamente quello che volevano. Barry avrebbe letto la sceneggiatura e qualora l'avesse trovata offensiva loro sarebbero dovuti essere disposti a cambiarla. Poi facemmo un altro incontro, ci stringemmo le mani". Gianni Russo, come spiega sempre nella video intervista, utilizzò anche questi meeting per ottenere un ruolo all'interno del film. Ricorda.

"Al Ruddy, il produttore, disse a Joe: 'Oh, non c'è problema, gli daremo una parte nel film."

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