Cultura e Spettacoli

"Parto dalla musica per sentire l'anima di chi sto intervistando"

Nel nuovo programma su Rai 2 il giornalista fa rivivere la formula dell'intervista vecchio stile e a tutto campo

"Parto dalla musica per sentire l'anima di chi sto intervistando"

La battuta perfetta su di lui l'ha fatta Linus: «S'è inghiottito un pensionato». Pierluigi Diaco è uno di quei personaggi che odi o ami. Chi lo adora per la sua televisione fatta di emozioni, tempi lenti, cuoricini, chi non lo sopporta proprio perché fa quella televisione. In ogni caso, in tv ci sta da decenni. E anche la sua ultima creatura Ti sento, al martedì notte su Raidue, si è conquistata un posticino nell'attenzione degli spettatori. La formula è quella classica: l'intervista al personaggio famoso. La confezione è diversa: le domande partono da un brano musicale, un'immagine, un ricordo; le risposte anche scritte o disegnate. Insomma, un'evoluzione di quel Io e te andato in onda su Raiuno (nel primo pomeriggio e anche di sabato sera) che tante polemiche ha suscitato l'estate scorsa.

Dunque, Diaco, pare che sul secondo canale lei abbia trovato una dimensione giusta per il suo modo di fare tv.

«Veramente ce l'avevo anche su Raiuno, dove mi trovavo benissimo. Raidue, che sta sperimentando molto in seconda serata, invece è il posto ideale per un programma come Ti sento basato sulle suggestioni sonore».

In effetti nel suo show conta molto il packaging

«Ci ho messo l'esperienza di anni di radio. Nell'orgia di immagini di cui siamo inondati, invitare il pubblico all'ascolto è un'esperienza quasi nuova. Abbiamo puntato molto sulla confezione: lo studio circolare, i disegni con la tecnica di pittura sull'acqua di Gek Tessaro. E, poi, ovviamente, conta come poni le domande».

Il pubblico dei nottambuli apprezza

«Le prime quattro puntate hanno avuto una media del 4,6 per cento: 2,1 punti in più rispetto ai mesi precedenti in quella fascia oraria. Speriamo di fare altrettanto nei prossimi martedì. Gli ospiti saranno: Sabrina Salerno stasera, Massimo Lopez il 23, Cristina D'Avena nell'ultima puntata del 9 marzo».

Alla fine, trasferirsi sul secondo canale è stata una punizione o un risarcimento?

«Né l'una né l'altro. Ho proposto io al direttore di Raidue Ludovico Di Meo il nuovo programma. Tutta la narrazione che c'è stata su di me la scorsa estate non corrisponde a verità: è stata il frutto di una sorta di pigrizia di alcuni colleghi giornalisti, anche dei media tradizionali, che basano gli articoli su pochi tweet. Ma io non ho mai ceduto e non voglio cedere al ricatto degli odiatori dei social».

Però di lei si è detto di tutto: che litigava con gli ospiti, con i collaboratori, con Alberto Matano, pure con gli operai degli studi Rai

«Come ha puntualizzato in un'intervista Alberto, non c'è mai stato alcun problema con lui. E basta riguardare le puntate di Io e te per constatare che sono tutte falsità. Certo io sono una persona scrupolosa ed esigente, prima con me stesso e poi con la mia squadra».

E, allora, come spiega questo accanimento su di lei?

«Lavoro in radio e in tv da quando avevo 15 anni. È naturale essere destinatari di apprezzamenti, di giudizi o pregiudizi. Non rispondo mai a nessuno perché chi fa questo mestiere deve saper incassare le critiche. Però resta singolare che ci sia stata così tanta attenzione su un programma in onda alle due del pomeriggio».

C'è chi non sopporta la sua conduzione démodé.

«Sono felice di essere un giovane vecchio e di fare una tv dolce, distesa, dilatata. Mi metto in ascolto dell'altro. Non concordo mai le interviste, quando si accendono le telecamere parte la magia, se non ho una reale curiosità mi spengo».

In privato è così antico?

«Sono esattamente come appaio. A casa mia esiste solo il 33 giri, perché mi piace il suono della puntina. Penso che le emozioni appartengano allo stato d'animo dell'essere umano di tutti i tempi, anche di questi iper veloci».

Dal 2017 lei è unito civilmente con Alessio (Orsingher, giornalista de La7). Vivere apertamente la sessualità l' ha ostacolata?

«La sessualità non è patente di identità. Ho incontrato Alessio, non ho incontrato un genere sessuale, mi sono unito civilmente con la persona che amo. Non importa che fosse un uomo o una donna».

Grazie alla tv, ma soprattutto alla radio (ogni mattina su RTL 102.5 con NonStopNews) ha un contatto diretto con la sofferenza delle persone in questo periodo difficile. Molti raccontano depressione...

«E li capisco bene. Anche io ho sofferto di depressione quand'ero ventenne. Ero a Sky: vivevo la dicotomia tra la responsabilità del lavoro e le privazioni dei piaceri della gioventù, mi sono trovato in un cono d'ombra fatto di incertezze, insicurezza. Sono andato in analisi, sia individuale sia collettiva, e sono contento di averlo fatto: ne sono uscito naturalmente. Mi hanno salvato la passione per il lavoro e l'amore. Alle persone che soffrono mi sento di dire di accettare il proprio stato d'animo. Alle cose va dato un nome, non bisogna vergognarsi della propria fragilità, così si comincia ad aiutarsi».

Per la radio il prossimo Sanremo sarà un toccasana.

« Penso che sarà un Festival fantastico: grazie ad Amadeus per la prima volta ci sarà un cast super contemporaneo. Da Fulminacci a Colapesce a Madame. Senza dimenticare la tradizione. E con una conduzione radiofonica.

Per me il massimo».

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