nostro inviato a Parigi
In quel filo di voce c’è tutto, il dolore, il rispetto, l’angoscia: «È stato un dolore enorme, è stato immane». Qui, nel suo tour bus davanti al Palais de Bercy, Laura Pausini parla per la prima volta di quella notte d’inizio marzo a Reggio Calabria: un operaio morto mentre allestiva il suo palco, la tournèe interrotta, il silenzio. E poi le polemiche di chi spesso emette sentenze gratis, tanto per ferire. Ora che la macchina è ripartita, e il dolore ha trovato il suo inevitabile equilibrio, le parole riaffiorano di nuovo. Con un filo di voce.
Laura Pausini, qualcuno ha addirittura criticato che lei non ricordi la vittima durante i suoi show.
«Ho rispettato una richiesta di silenzio. Così faccio e così farò. Il rispetto per me è fondamentale. E ho comunque il mio modo di ricordare».
Quando si vive tanto tempo insieme, si diventa quasi una famiglia.
«Sì lui era parte della mia famiglia musicale. Ho avuto la notizia alle due di notte. Ancora adesso, mi sveglio improvvisamente a quell’ora con l’ansia che mi stiano chiamando».
Ma quanto c’entrano le dimensioni dei palchi? C’è chi incolpa i concerti «kolossal».
«Mah... Sono tutti progetti di grandi ingegneri testati e approvati. Nel mio caso, mi sono rivolta alla squadra che ha creato gli spettacoli di Rolling Stones e U2, ossia la garanzia di qualità più grande che si possa trovare nel nostro mondo dello spettacolo».
E i controlli?
«Sono ben contenta che ci siano e che anzi aumentino. Purché non servano solo a scatenare un inutile accanimento mediatico».
Dopo Reggio Calabria, tour interrotto. Ora recuperate gli show.
«... Parigi, poi Bruxelles e domani sono a Casalecchio di Reno. Vado e vengo per l’Europa».
Lo fa alla vecchia maniera: con i tour bus. Pullmann attrezzati con cucina e letti.
«Nel mio ci dormiamo in otto».
Rieccola, la Pausini. Ritrova l’entusiasmo. E, come una padrona di casa d’altri tempi, fa da guida all’ospite. «Qui nella dispensa ho messo in ordine io». «Là c’è la tv, oh qui tutto wireless eh!». Poi fa i sette minuscoli gradini che portano al piano di sopra: «Vedi sul mobile? Ci sono i santini di Don Luigi, non avrei potuto partire senza».
Sembra un quadretto troppo perfetto.
«Ma va, problemi e imprevisti ce ne sono tutti i giorni. Il bello è che questo tour muove duecento persone ma è come se fossimo una sola. Una famiglia appunto».
Diciamo un po’ allargata.
«Facciamo orari impossibili. Magari partiamo appena finito lo show ed è difficile avere già sonno, siamo tutti così pieni di adrenalina. Così guardiamo film. Giochiamo a carte. Io rispondo a email, faccio interviste. La vera novità del tour, forse, è proprio questa: siamo una famiglia in tour. E so che quando arrivo sul palco, il pubblico non applaude solo me ma anche la mia band».
Ma dopo la disgrazia, il concerto è cambiato?
«No, il palco è progettato «a fisarmonica» per potersi adattare con più sicurezza a tutti i palasport. E anche la scaletta rimane sempre divisa in quattro parti: rock, pop, dance e acustica. E ho in mente di realizzare un dvd».
Però i brani sono diversi.
«Sì, a seconda del paese dove mi trovo. A Parigi ho cantato anche On oublie jamais rien con Hélène Ségara, che era Esmeralda in Notre Dame de Paris. In Spagna farò altri brani, in Olanda e Portogallo idem. E poi non vedo l’ora di debuttare alla Royal Albert Hall di Londra. E ovunque parlo con il pubblico il più possibile nella sua lingua».
Le popstar straniere in Italia si limitano a un buonasera e poi tanti saluti.
«I miei fans si sforzano di imparare i testi delle mie canzoni in italiano e spesso provano anche a scrivermi in italiano. Quindi voglio ricambiare così il loro affetto: parlando nella loro lingua, che imparo attraverso le canzoni. La gente è molto buona con me».
Ma qualcuno esagera.
«Ho avuto degli stalker, sì. E anche stranieri. Uno è persino entrato in casa dei miei genitori mentre dormivano. Una paura pazzesca».
Ma quali minacce riceveva?
«Di far del male a me o alla mia famiglia se non avessi
Insomma, brutali.
«Però sono una gocciolina cattiva e persa in un mare, quello dei miei fans. Ma lo sa che hanno degli slanci d’affetto così sinceri che mi commuovo ogni volta?».
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