Cultura e Spettacoli

Pereira chiude alla grande con una "Tosca" stellare

Sabato è finito un ciclo. Ora il nuovo sovrintendente Meyer si prepara a gestire la «boutique» dell'opera lirica

Pereira chiude alla grande con una "Tosca" stellare

Prima cosa. Sciogliamo le riserve sul finale di Tosca, l'opera di Giacomo Puccini che sabato ha inaugurato la stagione del teatro alla Scala. La protagonista Floria Tosca fugge inseguita dagli sbirri, sale sull'ala angelica ma né si getta precipitando come vogliono il libretto e la legge della gravità né sale in cielo assolta per l'omicidio commesso. I fasci di luce ci sono, li abbiamo visti tutti, ma «servono per creare un senso di profondità e sospensione, un vuoto eterno» spiega Davide Livermore, regista dell'opera. Questa versione di Tosca - testata solo nel gennaio 1900 - ha un finale che dura quasi un minuto in più, «dovevamo mantenere la tensione per tutti quei secondi. Così ho voluto far vedere cosa può succedere a un'anima che ha sofferto a tal punto da uccidersi. Ho pensato a un volo dell'anima. La donna sospesa urla, quindi non c'è salvezza».

Di questo ed altro s'è parlato durante il quarto atto di Tosca: la cena dei 500 che per tradizione si tiene alla Società del Giardino, calato il sipario della Prima delle Prime. Al tavolo imperiale, il padrone di casa Alexander Pereira, sovrintendente uscente, quindi politici e qualche personalità. Al fianco, il tavolo degli artisti, quindi ospiti coinvolti a vario titolo - perlopiù finanziario - nelle questioni scaligere. Accanto al soprano Anna Netrebko (Tosca) siede la sorella Natalia, due gocce d'acqua, in sostituzione del marito-tenore Yusif Eyvazov. Che sta lavorando al Met di N.Y., ma sarà al fianco della moglie superstar nella Tosca in scena quest'estate a Salisburgo. La cantante è «felice e orgogliosa per il successo: non solo mio ma della squadra. Chailly ha insistito perché aderissimo fedelmente alla partitura di Puccini, abbiamo lavorato tanto e bene». Altro non aggiunge, indica il bicchiere di bollicine Bellavista, «quando si brinda, è meglio non rilasciare dichiarazioni». Taglia corto Netrebko che alle prove è una studentessa modello, fa e rifà senza battere ciglio: se ha fede nel direttore e regista, e questo è stato il caso. Lasciato il palcoscenico, è diva, attraversa le vie della moda di Milano con boa di piume di struzzo ancheggiando alla Marilyn Monroe, griffata da capo a piedi. Fa la liric-influencer con mezzo milione di follower su Instagram, numeri stellari per il mondo del melodramma.

Quella di sabato era l'ultima cena (di una prima scaligera) di Pereira. Il 16 parte per Firenze dove sarà sovrintendente del Maggio. Assieme a lui potrebbero migrare anche gli sponsor, a partire da Dolce&Gabbana. Stuzzicato sul tema, Domenico Dolce ha spiegato che «se Pereira ci proporrà progetti interessanti, lo seguiremo anche lì». Nel settembre 2014, arrivato a Milano, Pereira baciò il palcoscenico della Scala dove - disse - avrebbe voluto chiudere la carriera manageriale. Non è andata così per diverse ragioni, ha giocato a sfavore la propensione al rischio che non è nostra caratteristica nazionale, dunque è mal tollerata. Pereira è il manager che di Tosca ama anzitutto un momento: «Quando lei dice sì a Scarpia ma in realtà decide di ammazzarlo. È una donna che rischia tutto per guadagnare o perdere tutto».

Ha assistito alla prima anche Dominique Meyer, sovrintendente designato dal 16 dicembre e a tutti gli effetti da marzo. Sta chiudendo il mandato all'Opera di Vienna e nel frattempo studia la Scala. Ne esplora i meccanismi con la consapevolezza che «gli errori si fanno all'inizio» quindi non si sbilancia. Però ha una chiara idea in testa: la Scala deve essere il teatro di riferimento dell'opera italiana. A Vienna abbondano i titoli del grande repertorio, ma la Scala è altro: una boutique. Pensa infatti a produzioni come il primo Simon Boccanegra, a versioni francesi accostate a italiane, per i Vespri Siciliani e Don Carlos per esempio. Vorrebbe il barocco italiano, perché Händel lo puoi sentire ovunque (dice). «Con Alexander abbiamo fatto una transizione amichevole ed elegante», dunque evita di entrare nel merito di cosa non funziona alla Scala. Da Vienna si porta l'assistente fidato André Comploi, diploma musicale e laurea in musicologia, per cui plaude la squadra scaligera, ma ha già dato un chiaro segnale: sono gradite le competenze musicali certificate.

La relazione con il direttore musicale Riccardo Chailly è buona quindi non si esclude l'asse Meyer-Chailly.

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